La lobby israeliana ha davvero perso il suo appeal?

2013-3-20-obama-netanyahuEI. Di Josh Ruebner. Il governo israeliano e il Comitato per gli affari pubblici israelo-americani (Aipac) non sono riusciti a schierare, al Congresso, un’opposizione all’accordo nucleare con l’Iran voluto dal presidente Obama.
Ma l’insuccesso ha scatenato pettegolezzi diffusi sul danno irreparabile nei legami tra Usa e Israele, e sulla caduta dell’Aipac dal suo ruolo di lobby virtualmente onnipotente.
Nonostante i milioni di dollari investiti in campagne televisive e sul web, gli sforzi dell’Aipac per influenzare i membri del Congresso non hanno ottenuto i risultati sperati.
Ma questo significa che l’Aipac ha perso il suo appeal, e che le smargiassate del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu possono tranquillamente essere ignorate dall’amministrazione Obama? Improbabile.
Questo fallimento di Israele e della sua lobby era completamente prevedibile e prestabilito dopo la scelta di Netanyahu di cospirare con John Boehner, il presidente della camera dei rappresentanti, per pronunciare un discorso controverso al Congresso, lo scorso marzo, in opposizione ai negoziati con l’Iran.
La mancanza di rispetto dimostrata da Netanyahu aggirando il presidente ha fatto scatenare circa 60 membri del Congresso – un quarto del gruppo multi-partisan – che hanno pubblicamente boicottato il discorso, causando uno sfondamento di parte mai verificatosi prima.
Dopo la trovata di Netanyahu al Congresso era chiaro che nessun membro democratico, tranne i più estremi sionisti come il senatore Charles Schumer di New York, e Ben Cardin del Maryland, avrebbe votato per vanificare il risultato in politica estera dell’amministrazione Obama.

Il Premio
Netanyahu non è uno stupido, né lo sono i membri dell’Aipac. E allora perché hanno deciso di perdere un così grosso capitale politico ed economico per una causa persa?
Semplice: più strillano che l’accordo nucleare con l’Iran è un pericolo per la sicurezza di Israele e lo presentano come una minaccia reale, maggiore – per Israele e la sua lobby – saranno le concessioni dagli Stati Uniti in termini di aiuti militari.
Probabilmente Israele sarà ricompensato in due modi, per l’accordo con l’Iran.
Il primo consiste nella concessione del Congresso al trasferimento in Israele di armi avanzate come bombe anti bunker. Cory Booker, il senatore democratico del New Jersey che ha rotto con il suo ex mentore, Rabbi Shmuley Boteach, per aver supportato l’accordo, ha affermato che «gli Usa dovrebbero rifornire Israele di Massive Ordnance Penetrator (bombe tele-guidate, ndt) a scopo dissuasivo anti-iraniano».
Obama sembra propenso ad aumentare la qualità degli armamenti forniti dagli Usa a Israele. In una lettera a un parlamentare democratico per New York, Jerrold Nadler, Obama ha dichiarato l’impegno affinché «il nostro appoggio a Israele sia anche un elemento deterrente importante nella produzione dell’Iran di armi nucleari».
E’ quindi probabile che Israele riceverà dagli Usa le armi necessarie a minacciare, o anche ad attaccare l’Iran, che l’accordo sul nucleare potenzialmente vieta agli Stati Uniti di inviare.
Inoltre, Israele probabilmente raccoglierà una promessa enorme dagli Usa con i negoziati per i prossimi 10 anni di aiuti militari. Durante l’amministrazione George W. Bush gli Usa hanno firmato un accordo di rifornimenti militari a Israele per 30 miliardi di dollari dal 2009 al 2018.
Da quando ha visitato Gerusalemme, nel marzo 2013, Obama ha ripetutamente spiegato di voler aumentare gli aiuti militari a Israele.
Nonostante il coincidere dell’accordo sul nucleare con l’Iran e della scadenza imminente dell’accordo con Israele, Netanyahu sta scaltramente macchinando per ottenere i massimi vantaggi con gli Usa e strappare il maggior numero di privilegi possibile.
Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, Obama ha contattato personalmente due volte Netanyahu dall’aprile scorso, supplicandolo di iniziare a discutere su come gli Stati Uniti possano rinforzare gli arsenali israeliani, trovando il fermo rifiuto del primo ministro israeliano.

Incolumi
Ora, ad accordo concluso con l’Iran, queste discussioni sono in atto – e i media fanno sapere che Israele cercherà di ottenere 45 milioni di dollari in aiuti militari dagli Stati Uniti entro il 2028. In altre parole, Obama potrebbe ora firmare un accordo per aumentare del 50% l’impegno preso a suo tempo da Bush.
Sebbene improbabile che Israele intenda usare queste armi per attaccare unilateralmente l’Iran, esse saranno senza dubbio usate per consolidare l’occupazione militare e la colonizzazione di territorio palestinese, rendendo gli Usa ancor maggiormente complici delle atrocità condotte da Israele.
Questo nuovo accordo sarà, tristemente, il durevole lascito di Obama sulla questione israelo-palestinese, mentre la fine del suo mandato si avvicina.
La sconfitta per Netanyahu e per l’Aipac sull’Iran dimostra chiaramente che Israele e i suoi alleati non dettano termini e condizioni degli obiettivi della vasta politica estera statunitense. Ma da questa battaglia emerge palesemente che il loro potere nel conservare lo status quo nella politica Usa verso Israele e i palestinesi rimane invariato.
Netanyahu andrà a Washington a baciare Obama e a riconciliarsi con lui sull’Iran a novembre – e a ritirare il suo assegno. Senza una massiccia protesta della società civile, i cittadini americani verranno tassati per un altro decennio per assicurare l’oppressione israeliana dei palestinesi.
Il vice presidente Joe Biden ha recentemente ammesso che i cittadini statunitensi finanziano, con le loro tasse, il 20% dell’intero budget militare di Israele.
Quando è troppo è troppo. Per fortuna, sempre più americani la pensano così. Decine di migliaia di cittadini hanno già abbracciato la campagna che chiede a Obama di non fornire più armi a Israele.