La Marina israeliana spara sui pescatori palestinesi

Gaza-Ma’an. Nel tardo pomeriggio di lunedì 17 marzo, navi da guerra israeliane hanno fatto fuoco su pescatori palestinesi, al largo della costa meridionale della Striscia di Gaza.

I pescatori hanno dichiarato a Ma’an che forze israeliane hanno sparato su di loro a largo della costa di Khan Younis. Nessun ferimento è stato riportato, ma i pescatori hanno detto che sono stati forzati a rientrare in barca verso la costa.

Una portavoce israeliana ha affermato che l’imbarcazione ha ”deviato dalla sua zona di pesca designata”.
“La Marina israeliana ha contattato la barca affinché si fermasse, ma una volta che non è riuscita a far rispettare gli ordini, ha aperto il fuoco”.

L’incidente si presenta un giorno dopo che l’Esercito israeliano ha avuto uno scambio a fuoco con militanti palestinesi sulla costa meridionale di Gaza.
Spiegando l’incidente di domenica sera, la portavoce ha detto che la Marina israeliana ha “identificato un’imbarcazione palestinese che si dirigeva verso il territorio egiziano. Quando la nave è ritornata in acque palestinesi, le forze israeliane l’hanno invitata a fermarsi. E dal momento che non si è fermata, le forze israeliane hanno sparato dei colpi”.

La portavoce non ha specificato se gli spari hanno colpito la nave o un pescatore, ma soltanto che “il bersaglio è stato centrato”.

Secondo le dichiarazioni della portavoce israeliana, militanti palestinesi a riva hanno sparato contro la nave israeliana e questa avrebbe risposto al fuoco, senza riportare feriti o danni.

Negli Accordi di Oslo, Israele concordò su una zona di pesca di venti miglia nautiche a largo della costa di Gaza, ma ha imposto un limite di tre miglia da diversi anni, aprendo il fuoco sui pescatori che lo oltrepassano.

Israele controlla il mare di Gaza dalla sua occupazione dell’area, nel 1967, tenendo diverse navi da guerra stazionate al largo della costa dal 2008.

Ci sono circa 4000 pescatori a Gaza. Secondo il rapporto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), il 90 per cento di essi è povero – il 40 per cento in più dal 2008, a seguito dei limiti imposti da Israele all’industria ittica.

Traduzione di F.L.