“La minaccia iraniana a Israele, costruita dalla lobby internazionale della guerra”

RT. L’Iran “non è abbastanza sconsiderato” per attaccare Israele che dispone di milizie avanzate; secondo l’analista geopolitico F. William Engdahl, intervistato dal canale satellitare Russia Today, tutta la vicenda legata alla minaccia giunta da Tehran sarebbe stata alimentata artificialmente dagli Stati Uniti e dallo stesso stato d’Israele.

Il primo ministro israeliano ha fatto visita agli Stati Uniti per esprimere la propria preoccupazione riguardo le possibili conseguenze di una decisiva conversazione telefonica tra il presidente dell’Iran Hassan Rouhani e quello americano Barack Obama.
In quella sede, Benjamin Netanyahu ha dichiarato che la sua visita a Washington era necessaria per “dire la verità in faccia all’uomo delle sviolinate e dei finti sorrisi” (così ha descritto il recente discorso del leader iraniano alle Nazioni Unite).
Retorica del primo ministro israeliano a parte, F. William Engdahl, autore di “Myths, Lies and Oil Wars”, crede che nel delicato rapporto America-Iran sia in questo momento in atto un reale reset.

RT: Pensa ci sia stato davvero un disgelo tra l’Iran e gli Stati Uniti, o è solo un modo per tenere sotto controllo la paura collettiva?

F. William Engdahl: Penso ci sia stata una sorta di trattativa nascosta tra Iran e Washington, e dell’amministrazione Obama per preparare lo stato. Dopo l’elezione del presidente iraniano Rouhani, con Ahmadinejad e la sua retorica populista fuori dai giochi, la via era pronta, per un dialogo genuino tra Washington e Tehran. Tutti i fatti apparentemente portano in questa direzione.

RT: Il presidente iraniano Rouhani ha segnalato anche che gli piacerebbe che i collegamenti aerei tra USA e Iran fossero ripresi. Non è troppo presto per accordi come questo?
FWE: Io penso che non sia affatto troppo presto per passi come questo. Penso che il punto sia rimuovere le sanzioni all’Iran il più velocemente possibile. Sono stato a Tehran lo scorso febbraio e le sanzioni stanno colpendo gli iraniani comuni. E questo è solo merito di una lobby dalla politica aggressiva all’interno del Congresso statunitense, che ha spinto per tutto ciò. E penso quindi che vada rimossa come primo passo verso per la negoziazione per la questione nucleare.

RT: Ci sono state molte ipotesi a proposito del difficile rapporto tra Obama e Netanyahu. È logoro a tal punto che gli Stati Uniti possano smettere di essere il sostenitore internazionale di Israele?
FWE: Penso non ci sia dubbio riguardo al fatto che l’amministrazione Obama – specie durante questo secondo mandato – si sia distanziata drammaticamente rispetto a un relazione Israele-America piuttosto stretta che è rimasta salda per decennu, sin dalla presidenza Carter (in carica dal 1977 al 1981) –  con la forte lobby israeliana, l’AIPAC, con i suoi gruppi dentro e attorno Washington. E per questa ragione Netanyahu ha svolto un ruolo mai avuto prima, come sostenitore del candidato repubblicano alla presidenza americana Mitt Romney (nelle elezioni del 2012), compreso un supporto finanziario attraverso Sheldon Adelson, il proprietario del casinò di Las Vegas, nonché suo buon amico, il tutto per supportare l’opposizione a Obama, perché sentiva che Obama si stava distogliendo dalla dinamica Davide-Golia in atto fino a quel momento tra Tel-Aviv e Washington. E questo è un fatto piuttosto importante.

RT: Abbiamo parlato con un giornalista israeliano che ci ha detto che la maggior parte degli israeliani vede l’Iran come una minaccia reale. Sono legittimati a pensarla in questo modo?
FWE: Non penso. L’Iran non intraprende una campagna militare aggressiva su alcuna nazione da più di un secolo e mezzo. Dunque non penso proprio che siano sconsiderati al punto di dichiarare guerra a Israele, armata fino ai denti con sottomarini nucleari e altri armamenti che non volgerebbero certo la situazione a favore dell’Iran. Io credo che questo sia il frutto di una fabbricazione da parte di una lobby internazionale della guerra, tra Washington, forse la Gran Bretagna e la Francia e certamente con lo zampino dell’industria difensiva israeliana e certi ambienti dell’intelligence israeliane legati a Netanyahu, che hanno interesse a che l’Iran rimanga lo spauracchio per giustificare il continuo supporto americano a Israele.

Traduzione di Anna Vanosi