La pace secondo Olmert. Dal Manifesto.

Da www.ilmanifesto.it del 25 maggio.

La pace secondo Olmert
Il premier israeliano Olmert parla davanti al Congresso Usa: pronti a negoziare con Abu Mazen, se Hamas riconosce lo Stato ebraico. Ma a Ramallah i soldati occupanti compiono un sanguinoso raid: quattro palestinesi uccisi durante la cattura di un ricercato del Jihad islami. Faida a Gaza, attentato contro capo della sicurezza: ammazzato un leader di Fatah vicino al presidente dell’Anp.

Michele Giorgio
Gerusalemme
«Apro le braccia al presidente palestinese Abu Mazen in segno di pace – ha detto ieri il premier israeliano Ehud Olmert, parlando di fronte al Congresso Usa riunito in seduta plenaria – i palestinesi sono una inseparabile parte di questa terra, come lo siamo noi. Hanno diritto a libertà e aspirazioni nazionali. Noi non vogliamo opprimerli né governare su di loro, ma non possiamo aspettare i palestinesi per sempre». Geniale. Dopo aver incassato da George Bush il via libera al piano di «convergenza», il primo ministro israeliano si è proposto come l’alfiere della pace, l’apostolo del bene che tiene ai diritti dei palestinesi quanto a quelli della sua gente. Peccato che sul terreno le cose vadano in modo molto diverso. Ieri mentre Olmert incantava con la sua prosa pacifista (a scrivergli gran parte del discorso è stato il premio Nobel per la pace Elie Wiesel) i deputati americani – questi ultimi appena qualche ora prima gli avevano regalato l’approvazione di forti restrizioni ai finanziamenti per le Ong Usa che operano in Cisgiordania e Gaza -, un’improvvisa invasione di reparti israeliani scatenava scontri violentissimi a Ramallah, in Piazza Manara, a 300 metri dall’ufficio di Abu Mazen al quale il premier israeliano ha aperto il suo cuore.
Negli scontri sono rimasti uccisi quattro palestinesi e almeno altre 35 persone sono rimaste ferite. Tutto è cominciato quando un’unità di mistaraviim («arabizzati», soldati israeliani travestiti da palestinesi) è giunta nel centro di Ramallah a bordo di un’automobile con targa palestinese allo scopo di sorprendere cinque ricercati all’interno di un Internet Cafè: tra gli uomini nel mirino Mohammed Shobaki, descritto dai servizi segreti israeliani come il capo del Jihad Islami a Qalqilya. La gente però li ha individuati e quindi si sono asserragliati con i palestinesi arrestati all’interno di una palazzina della piazza, per ripararsi dalle sassaiole e dagli spari dei combattenti delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa sopraggiunti numerosi. L’esercito ha subito inviato in soccorso jeep, blindati ed due elicotteri. L’auto dei mistaraviim è stata data alle fiamme dai palestinesi, che hanno danneggiato due blindati israeliani. Lo scontro a fuoco è stato molto violento – un proiettile vagante ha anche colpito una delle finestre dell’ufficio locale della televisione araba Al-Jazeera che stava trasmettendo tutto in diretta – e sul terreno sono rimasti Milad Abu Al-Arayes, Jafar Ahmed, Ayman Al-Qassem (un agente di polizia) e Ghaleb Abdel Khader.
«Senza dubbio siamo soddisfatti, l’incontro tra il premier Olmert e il presidente Bush è stato molto produttivo per Israele». Con queste parole ieri Dov Weisglass, consigliere del primo ministro, ha spiegato alla radio dell’esercito la soddisfazione del governo israeliano per l’esito della prima visita di Olmert negli Stati Uniti. Un compiacimento comprensibile. Bush non ha approvato ufficialmente il «piano di convergenza», ma ha parlato in termini molto positivi del progetto unilaterale del premier israeliano. A ciò si aggiunge la posizione comune che Olmert e Bush hanno espresso in merito al programma atomico di Teheran. «Fra Israele e Stati Uniti c’è pieno accordo sulla questione del nucleare iraniano – ha detto Olmert – fra me e il presidente c’è una visione unica su come affrontare la questione (offensiva militare?)». Secondo Olmert le ambizioni nucleari iraniane si riassumono così: «Un Iran nucleare significa che uno stato terrorista potrà raggiungere la missione primaria per la quale i terroristi vivono e muoiono: la distruzione di massa di civili innocenti». E Bush ha affermato con tono perentorio che gli Stati Uniti «andranno in soccorso di Israele» in caso di un ipotetico attacco iraniano.
Per Olmert i partner palestinesi non esistono e ad Abu Mazen, che il premier israeliano ritiene «irrilevante», Tel Aviv e Washington non daranno alcuna possibilità di andare alle trattative. In Israele nessuno crede alla ripresa del negoziato e tutti sanno che all’inizio del prossimo anno, Olmert darà il via al suo piano unilaterale per Cisgiordania. Intanto a Gaza sono continuati gli scontri fra miliziani di Hamas e di Al-Fatah. Un attivista islamico è stato ucciso, altri quattro feriti in due diversi incidenti a Gaza City e più a sud a Khan Yunis. A Gaza, nel tardo pomeriggio, Nabil Hudhud, responsabile della sicurezza preventiva di Al-Fatah, è morto per l’esplosione di una mina che ha distrutto l’auto sulla quale viaggiava.

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