Pubblichiamo questa intervista, di qualche tempo fa, rilasciata da Atallah Hanna a Miftah. "La Palestina è sotto la tirannia di una falsa promessa" |
Padre Atallah Hanna denuncia con forza l’oppressione e i ricatti di Israele, sferzando coloro che, nella Chiesa, scendono a compromessi e falliscono nel loro compito per pavidità |
Le dimensioni di questa campagna sono molto serie e tutto ciò è deleterio per i diritti dei leaders religiosi, la cui missione non è ristretta alla Palestina, ma è rivolta a tanti paesi arabi, con cui abbiamo comunicazioni e rapporti importanti. Riguardo alla mia visita in Siria, dunque, che Israele considera un "paese nemico", io dico che non siamo sottoposti ai vincoli di Israele. In Siria vi sono oltre un milione di cristiani appartenenti alla Chiesa Ortodossa, ed in Libano ve ne sono oltre mezzo milione. Noi abbiamo con questi due paesi legami culturali, nazionalistici e spirituali e Israele non può impedirmi di visitarli solo perché li considera "nemici". In questi paesi noi incontriamo tutti i leaders politici e religiosi, senza eccezione. Israele non ha il diritto di dire che manteniamo relazioni con i gruppi "terroristici" solo perché considera tali tutti i nazionalisti arabi, tutti i combattenti per la libertà. Rifiutiamo di accettare i termini imposti da Israele. Ciò che Israele esalta o condanna non è in alcun modo ciò che noi esaltiamo o condanniamo. Israele continua ad intervenire direttamente negli affari della Chiesa Ortodossa ed è riuscita a rimuovere lei dal suo incarico di portavoce della Chiesa stessa. Quali sono i suoi sentimenti riguardo queste ingerenze e cosa significa l’arresto di un Archimandrita nella sua posizione? I tentativi delle autorità israeliane di occupazione di mettere il naso negli affari della Chiesa Greco-Ortodossa risalgono al 1967, allorché Israele occupò Gerusalemme. La Chiesa ha resistito a lungo a questi tentativi. Quando il Patriarca Irinio fu eletto un anno fa iniziarono le pressioni di Israele affiché fossero fatte concessioni ad Israele in cambio del suo riconoscimnento ufficiale come Patriarca. L’Autorità palestinese e la Giordania lo riconobbero immediatamente dopo la sua elezione. Israele rifiuta di riconoscerlo. Alcuni mesi fa, il Patriarca Irinio mi ha confidato che le pressioni di Israele continuano. Queste si possono riassumere in tre punti: primo, che la Chiesa adotti una posizione neutrale in caso di negoziati su Gerusalemme; secondo, che siano messe a tecere tutte le voci nazionalistiche all’interno della Chiesa; terzo, che la Chiesa Ortodossa ceda ad Israele tutte le terre di sua proprietà. Credo che la mia estromissione sia legata proprio a queste pressioni. Il Patriarca mi disse più volte che Israele voleva vedermi esonerato dal mio incarico. Israele desidera cancellare la dimensione cristiana dalla questione palestinese, perché vuole presentare il conflitto come un conflitto religioso tra ebrei e musulmani. Cerca dunque di neutralizzare la posizione dei cristiani, imitato, in ciò, da alcune nuove voci che si insinuano nella Chiesa. Noi abbiamo sempre asserito che la Chiesa di Palestina deve servire tutti i palestinesi, perché è una chiesa per il popolo. E’ una chiesa profondamente radicata in questa terra e nei sentimenti di tutti i palestinesi, cristiani e musulmani, che vi abitano. Noi rivendichiamo la nostra resistenza contro le pressioni israeliane.
Vi sono gruppi che si proclamano cristiani, ma che, in realtà, sono sionisti che supportano l’occupazione israeliana e sono strumenti al servizio del sionismo mondiale. Sono praticamente padroni degli Stati Uniti e si stanno infiltrando nella Cristianità di molti altri paesi allo scopo di avvilirne l’essenza umana e la fede. Noi non riconosciamo questi gruppi. La Chiesa Ortodossa, quella Cattolica e quella Anglicana di Palestina rifiutano questi infiltrati e li giudicano severamente. |
traduzione a cura di www.arabcomint.com
intervista tratta da "Miftah"