'La Palestina è sotto la tirannia di una falsa promessa': intervista con Atallah Hanna.

Pubblichiamo questa intervista, di qualche tempo fa, rilasciata da Atallah Hanna a Miftah.

"La Palestina è sotto la tirannia di una falsa promessa"
Intervista con l’Archimandrita Dott. Theodosius Atallah Hanna

Padre Atallah Hanna denuncia con forza l’oppressione e i ricatti di Israele, sferzando coloro che, nella Chiesa, scendono a compromessi e falliscono nel loro compito per pavidità
Padre Atallah, è ovvio che la campagna lanciata contro di lei da Israele è causata dal suo nazionalismo ed è la continuazione del tentativo israeliano di creare una frattura tra palestinesi musulmani e cristiani. Ci può raccontare qualcosa di questa campagna, e quali parti vi sono coinvolte?

Questa campagna è stata lanciata contro tutte le figure nazionalistiche che chiedono il diritto al ritorno dei palestinesi nella loro terra. Infatti, molte figure nazionalistiche e religiose, nel passato, sono state attaccate, come il Mufti di Gerusalemme, sheikh Ikrama Sabri, ad esempio.


La faccenda del mio arresto è un grave indicatore, anche perché è la prima volta che un leader religioso cristiano viene arrestato in maniera così disumana ed inaccettabile, senza alcuna notifica precedente, senza accuse reali e senza alcun barlume di etica umana. Pochi giorni prima del mio arresto, alcuni individui non identificati mi aggredirono per strada, mentre mi recavo ad un incontro allo Schmidt Girls’ College, nella città vecchia di Gerusalemme. Negli ultimi tre mesi, la campagna israeliana di diffamazione contro di me aveva raggiunto livelli insostenibili. Mi si accusava di supportare il terrorismo e di incitare agli attacchi kamikaze. Io sono convinto che l’aggressione e poi l’arresto siano anelli di una catena di accuse tesa a inviare un messaggio a me ed agli altri leaders palestinesi, cristiani e musulmani. Alla luce delle tragiche condizioni in cui si trova il nostro paese, con la continuazione dell’assedio israeliano e con la politica della chiusura, peggiorati dopo l’11 settembre, ed alla luce degli eventi globali, sembra che la campagna serva agli interessi israeliani.
Le autorità israeliane hanno lanciato questa campagna per mettere a tacere tutte le voci nazionalistiche di Gerusalemme. Credo che l’unica parte coinvolta in ciò sia il governo israeliano. Non posso escludere che vi siano elementi interni alla Chiesa, coloro cioè che non condividono la mia visione del conflitto in Palestina.

Le dimensioni di questa campagna sono molto serie e tutto ciò è deleterio per i diritti dei leaders religiosi, la cui missione non è ristretta alla Palestina, ma è rivolta a tanti paesi arabi, con cui abbiamo comunicazioni e rapporti importanti. Riguardo alla mia visita in Siria, dunque, che Israele considera un "paese nemico", io dico che non siamo sottoposti ai vincoli di Israele. In Siria vi sono oltre un milione di cristiani appartenenti alla Chiesa Ortodossa, ed in Libano ve ne sono oltre mezzo milione. Noi abbiamo con questi due paesi legami culturali, nazionalistici e spirituali e Israele non può impedirmi di visitarli solo perché li considera "nemici". In questi paesi noi incontriamo tutti i leaders politici e religiosi, senza eccezione. Israele non ha il diritto di dire che manteniamo relazioni con i gruppi "terroristici" solo perché considera tali tutti i nazionalisti arabi, tutti i combattenti per la libertà. Rifiutiamo di accettare i termini imposti da Israele. Ciò che Israele esalta o condanna non è in alcun modo ciò che noi esaltiamo o condanniamo.
Come arabi e palestinesi, noi condanniamo il terrorismo e la violenza perché ciò fa parte della nostra convinzione etica e religiosa di appartenere ad una nazione ricca di cultura e di civilta’.

Israele continua ad intervenire direttamente negli affari della Chiesa Ortodossa ed è riuscita a rimuovere lei dal suo incarico di portavoce della Chiesa stessa. Quali sono i suoi sentimenti riguardo queste ingerenze e cosa significa l’arresto di un Archimandrita nella sua posizione?

I tentativi delle autorità israeliane di occupazione di mettere il naso negli affari della Chiesa Greco-Ortodossa risalgono al 1967, allorché Israele occupò Gerusalemme. La Chiesa ha resistito a lungo a questi tentativi. Quando il Patriarca Irinio fu eletto un anno fa iniziarono le pressioni di Israele affiché fossero fatte concessioni ad Israele in cambio del suo riconoscimnento ufficiale come Patriarca. L’Autorità palestinese e la Giordania lo riconobbero immediatamente dopo la sua elezione. Israele rifiuta di riconoscerlo. Alcuni mesi fa, il Patriarca Irinio mi ha confidato che le pressioni di Israele continuano. Queste si possono riassumere in tre punti: primo, che la Chiesa adotti una posizione neutrale in caso di negoziati su Gerusalemme; secondo, che siano messe a tecere tutte le voci nazionalistiche all’interno della Chiesa; terzo, che la Chiesa Ortodossa ceda ad Israele tutte le terre di sua proprietà. Credo che la mia estromissione sia legata proprio a queste pressioni. Il Patriarca mi disse più volte che Israele voleva vedermi esonerato dal mio incarico. Israele desidera cancellare la dimensione cristiana dalla questione palestinese, perché vuole presentare il conflitto come un conflitto religioso tra ebrei e musulmani. Cerca dunque di neutralizzare la posizione dei cristiani, imitato, in ciò, da alcune nuove voci che si insinuano nella Chiesa. Noi abbiamo sempre asserito che la Chiesa di Palestina deve servire tutti i palestinesi, perché è una chiesa per il popolo.

E’ una chiesa profondamente radicata in questa terra e nei sentimenti di tutti i palestinesi, cristiani e musulmani, che vi abitano. Noi rivendichiamo la nostra resistenza contro le pressioni israeliane.

Lei è un uomo di Dio ed un teologo: come spiega il fatto che alcune Chiese occidentali supportino l’occupazione della Palestina sulla base del Vecchio Testamento, che considera gli israeliani "il popolo eletto"?

Israele ha occupato questa terra non con la promessa di Dio, ma con la promessa di Balfour, e vi è grande discrepanza tra la promessa di Dio e quella di Balfour. Dio, quello che conosciamo noi, non può ammettere l’occupazione, l’oppressione, l’umiliazione, l’asservimento e l’espoliazione di un intero popolo.


L’interpretazione sionista della Bibbia è fallimentare e manipola la verità, ed è un vero tradimento dell’essenza, della realtà e della spiritualità del testo sacro.
Il sionismo, che è un movimento politico, non religioso, prende dalla Bibbia i versi che vuole, li interpreta secondo i suoi scopi e giustifica, in questo modo, la tirannia, l’aggressione e l’occupazione di una terra che non gli appartiene. Non bisogna credere che tutt
i coloro che si professano cristiani siano veri cristiani, e, difatti non possiamo imputare alla Cristianità, tutto il male commesso dall’occidente nei secoli. Non tutto l’occidente è cristiano e, spesso, vi è una totale discrepanza tra il cosiddetto "cristianesimo occidentale" ed il cristianesimo in sé.

Vi sono gruppi che si proclamano cristiani, ma che, in realtà, sono sionisti che supportano l’occupazione israeliana e sono strumenti al servizio del sionismo mondiale. Sono praticamente padroni degli Stati Uniti e si stanno infiltrando nella Cristianità di molti altri paesi allo scopo di avvilirne l’essenza umana e la fede. Noi non riconosciamo questi gruppi. La Chiesa Ortodossa, quella Cattolica e quella Anglicana di Palestina rifiutano questi infiltrati e li giudicano severamente.

traduzione a cura di www.arabcomint.com
intervista tratta da "Miftah"

 

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