New York – The Cradle. La Palestina si è seduta per la prima volta tra gli Stati membri dell’ONU, il 10 settembre, durante la prima sessione della 79ª Assemblea Generale a New York.
L’Osservatore permanente per la Palestina presso le Nazioni Unite, Riyad Mansour, si è seduto al tavolo “Stato della Palestina” tra lo Sri Lanka e il Sudan. L’assegnazione dei posti è stata approvata dal presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Philemon Yang.
“Non si tratta di una mera questione procedurale. È un momento storico per noi”, ha dichiarato l’ambasciatore egiziano all’ONU Osama Mahmoud Abdelkhalek Mahmoud.
Il rappresentante di Israele alle Nazioni Unite ha denunciato con forza l’inserimento della Palestina tra gli Stati membri dell’ONU.
“Qualsiasi decisione o azione che migliori lo status dei palestinesi, sia nell’Assemblea Generale dell’ONU che a livello bilaterale, è attualmente una ricompensa […] per il terrorismo in generale e per i terroristi di Hamas in particolare”, ha dichiarato Jonathan Miller, vice-ambasciatore di Israele all’ONU.
A maggio, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato a stragrande maggioranza a favore della riconsiderazione della piena adesione della Palestina. La risoluzione ha anche concesso alla Palestina ulteriori diritti di partecipazione. Israele aveva condannato il voto anche in quell’occasione.
Il 18 aprile gli Stati Uniti avevano posto il veto ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza sul riconoscimento della Palestina come Stato membro a pieno titolo dell’ONU, dopo che Ramallah aveva rilanciato la sua richiesta di adesione, in stallo dal 2011.
La risoluzione – presentata dall’Algeria – è stata ampiamente sostenuta, con 12 Stati membri che hanno votato a favore della risoluzione, tra cui Giappone, Francia, Corea del Sud, Slovenia, Russia e Cina. Svizzera e Regno Unito si sono astenuti.
La posizione di Washington è stata a lungo quella di appoggiare la creazione di uno Stato palestinese solo attraverso un accordo diretto tra Israele e i palestinesi, sostenendo la creazione di uno Stato palestinese come parte di una soluzione negoziata.
Tuttavia, la Knesset israeliana ha votato all’inizio del 18 luglio rifiutando completamente l’istituzione di uno Stato palestinese, anche come parte di un futuro accordo di pace.
Diversi Paesi, tra cui Spagna, Norvegia e Irlanda, hanno riconosciuto la Palestina come Stato alla fine di maggio, in seguito alle crescenti critiche alla campagna genocida di Israele a Gaza.
Ad agosto Israele ha revocato il permesso diplomatico a otto diplomatici norvegesi.
A giugno, Israele ha autorizzato cinque colonie nella Cisgiordania occupata e ha approvato sanzioni contro l’Autorità Palestinese (ANP), con il ministero delle Finanze israeliano che ha annunciato pubblicamente la mossa come punizione per il riconoscimento internazionale della Palestina come Stato.
“Il Gabinetto di Sicurezza ha autorizzato un avamposto per ogni Paese che ha riconosciuto unilateralmente la Palestina come Stato”, ha dichiarato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich.
Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha recentemente minacciato di “rompere e sciogliere” l’Autorità palestinese se questa procederà con misure diplomatiche all’ONU per porre fine all’occupazione illegale della Cisgiordania da parte di Israele e per istituire uno Stato palestinese.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.