
MEMO. Di Hossam Shaker. Il governo estremista di Benjamin Netanyahu ha ricevuto pieno sostegno e appoggio da Washington, dalle capitali europee ed occidentali. E, immediatamente, non ha esitato ad utilizzare a proprio favore queste loro prese di posizione direttamente sul campo, commettendo incessanti e orribili crimini di guerra nel cuore di aree residenziali palestinesi densamente popolate e mettendo a ferro e fuoco i campi profughi sovraffollati con continui bombardamenti. Eventi sconvolgenti si susseguono ora dopo ora, come si è visto nel massacro del mercato di Jabalia (lunedì 9 ottobre), e questo conferma che i leader schierati con Israele non lo hanno aiutato ad aprire gli occhi sui suoi irrimediabili errori che lo hanno trascinato nella situazione in cui si trova ora.
Questi paesi sanno bene che l’ampio favore dimostrato nei confronti della posizione israeliana viene usato dalla leadership di Benjamin Netanyahu (ed è già accaduto in precedenza tutte le volte) come copertura per commettere atrocità e orribili crimini di guerra contro la popolazione palestinese e le strutture civili nella Striscia di Gaza, col pretesto che “in questo momento, il mondo è al nostro fianco”. Queste posizioni sono continuate anche mentre gli aerei da guerra israeliani erano impegnati nel loro solito passatempo, praticato in ogni fase dell’escalation, e cioè bombardare le case dei palestinesi, facendole cadere sopra le teste dei loro abitanti e facendo crollare intere torri residenziali in diretta, davanti a tutti durante i notiziari. Hanno demolito i principali luoghi di culto nel mezzo delle città e dei campi profughi, e il numero di bambini e madri uccisi dai raid è andato via via aumentando. Solo nelle prime 48 ore, le forze israeliane hanno fatto 150 vittime, oltre a ferire centinaia di altri civili. Queste cifre sono poi salite rapidamente a causa dei massacri commessi dall’esercito israeliano con tonnellate di esplosivo lanciate sui campi profughi più affollati al mondo.
E’ significativo il fatto che le benevole posizioni di sostegno alla leadership estremista israeliana e al suo esercito, coinvolti in una serie di crimini di guerra già documentati, non hanno espresso alcuna riserva o presa di coscienza, mentre hanno sostenuto ciecamente lo stato di occupazione, l’insediamento e l’oppressione. Queste posizioni non hanno richiamato Israele alla necessità di aderire al diritto internazionale, ad esempio, o di considerare i principi umanitari e il diritto alla vita. Non c’è da stupirsi, quindi, che l’esercito israeliano continui nella sua campagna di guerra a tappeto contro la popolazione, annientando intere famiglie bombardando le loro case, nel cuore dei quartieri residenziali della striscia di Gaza, o prendendo di mira i convogli di ambulanze che trasportano feriti, come documentato dai filmati. Questo si aggiunge alle continue uccisioni di giovani palestinesi indifesi nei campi profughi della Cisgiordania, lontani dall’attenzione di tutto il mondo.
Israele, nonostante stia ancora vivendo sotto lo choc per il grande attacco che l’ha colpita la mattina del 7 ottobre, non ha mostrato alcun dubbio, nemmeno un secondo, sulla validità del suo approccio, nonostante sia stato messo in luce il suo totale fallimento nel tentativo di sottomettere il popolo palestinese. Anzi, ha iniziato a commettere omicidi di massa sconsiderati con maggiore crudeltà rispetto a qualsiasi altra volta precedente, utilizzando il suo enorme arsenale militare per abbattere le aree residenziali palestinesi. Ciò che ora preoccupa Israele è imporre nuovamente l’equazione di arroganza, oppressione e controllo totale che ha imposto a questa nazione per molti decenni, e che ancora spera di far durare all’infinito grazie alle garanzie di appoggio e sostegno di cui gode.
Gli incontenibili circoli della dirigenza israeliana, sia a livello politico che militare, mancano di qualsiasi razionalità che li aiuti ad affrontare le questioni fondamentali dettate dalla posizione che occupano e a cercare di liberarsi dei loro tradizionali errori basati sull’arroganza e sull’uso della forza. I messaggi di sostegno incondizionato giunti dalle capitali occidentali hanno agito come un sonnifero che non aiuta a stimolare le menti dei governanti israeliani per uscire dall’impasse e per cercare un percorso strategico diverso dal tradizionale spargimento di sangue palestinese, continuando a privarli dei loro diritti e soffocando le loro opportunità di una vita dignitosa.
Gli “amici” di Israele dovrebbero essere sinceri nei suoi confronti, anche se solo con un filo di voce, dicendogli che è stato lo stesso Israele a creare la grave situazione nella quale si trova oggi, perché si è illuso quando ha immaginato di poter continuare a perseguitare i palestinesi all’infinito e di controllare tutti gli ambiti della loro vita. Ha creduto di poter continuare ad assediare oltre due milioni di persone in una grande prigione chiamata striscia di Gaza senza che queste provassero alcuna rabbia, isolati dal mondo. Israele si è illuso di poter esercitare l’oppressione e il potere in Cisgiordania senza ricevere una forte protesta dalle persone che opprime, e di poter godere di un clima totalmente calmo mentre ruba terre e case palestinesi ogni giorno, e compie una lenta e continua pulizia etnica nei villaggi, nelle città e nei quartieri residenziali sotto gli occhi della comunità internazionale, senza che questo popolo insorga per chiedere i propri diritti e la propria dignità. Il governo più estremista e razzista, ancor più dei suoi predecessori, ha intensificato la politica degli assalti ai luoghi santi e degli insulti ai palestinesi di Gerusalemme che si recano a pregare alla Moschea di Al-Aqsa e alla Chiesa del Santo Sepolcro. Ha intensificato le procedure di umiliazione quotidiana presso i valichi, ha accentuato la brutalità contro migliaia di prigionieri palestinesi e ha scatenato le mani delle milizie armate dei coloni per bruciare i villaggi palestinesi, senza voler ascoltare il polso di questo popolo.
La leadership israeliana si è spinta molto in là nella sua nuova fase di aggressioni, con un’orribile violazione delle leggi internazionali, minacciando la popolazione della striscia di Gaza con la privazione di cibo, elettricità e carburante, perché ha ricevuto un sostegno totale e incondizionato dalle capitali occidentali e perché, ancora una volta, le è stata garantita l’immunità dalle proprie responsabilità. È stato così anche in passato, grazie all’appoggio americano ed europeo fornito durante ogni escalation.
Una delle particolarità di questa situazione è che la leadership israeliana assume, allo stesso tempo, il ruolo dell’Ucraina e quello della Russia, essendo sia la potenza occupante e cercando, allo stesso tempo, di ottenere il sostegno militare, politico ed economico occidentale come fa Kiev. Ciò che è ancor più strano è che vi sono state posizioni riprovevoli da parte di Volodymyr Zelensky. In particolare, egli sostiene il paese che occupa la terra del popolo palestinese, mentre appare personalmente come un leader della resistenza contro l’occupazione russa del suo paese. Tutto ciò inganna ulteriormente Israele, non favorendolo nel lungo termine. I sostenitori di Israele avrebbero dovuto aiutare i suoi governanti a svegliarsi dal torpore e a scoprire l’assurdità delle illusioni ormai croniche, e gli alleati di Israele avrebbero dovuto dire chiaramente che il progetto di occupazione si sta muovendo nella direzione opposta, contro la logica della storia e che è insostenibile.
La leadership israeliana estremista e il suo esercito, che stanno vivendo l’amarezza dell’esplosione di rabbia dei palestinesi assediati contro di essa, non vogliono affrontare le domande sulla verità della visione che Israele ha per il futuro del popolo palestinese. Questo popolo, che i governi israeliani non hanno ancora riconosciuto, nemmeno in termini verbali astratti, per loro è semplicemente “palestinese”. La leadership israeliana evita di rispondere a domande molto semplici come ad esempio quali sono i suoi piani per risolvere la questione palestinese. Anzi, ha iniziato ad ignorare completamente la questione arrivando al punto che i governi israeliani si rifiutano persino di sedersi con l’Autorità Palestinese, che aderisce al fantomatico percorso di pace e continua a fornirle diligenti servizi di sicurezza. Il problema di Israele è il popolo palestinese in generale, non solo Hamas.
La realtà è che i governi occidentali allineati con Israele hanno venduto al popolo palestinese una grande illusione, la promessa di uno Stato palestinese realizzato attraverso il “processo di pace”, e poi non hanno osato, negli ultimi trent’anni, essere franchi con loro a proposito del blocco irreversibile di questo percorso, perché non vogliono che i palestinesi prendano un’altra strada, anche se si tratta solo di chiedere un boicottaggio internazionale dell’occupazione o di ricorrere alla giustizia penale internazionale.
Le capitali ciecamente schierate a favore di Israele avrebbero dovuto rendersi conto del significato dell’esplosione della striscia di Gaza assediata di fronte all’occupazione, che è avvenuta esattamente trent’anni dopo la firma degli Accordi di Oslo, coi quali gli Stati Uniti, i paesi europei e la comunità internazionale hanno presentato al popolo palestinese la promessa di una risoluzione finale che garantisse l’istituzione di uno Stato palestinese reale, in cambio dell’abbandono della resistenza all’occupazione. Il triste risultato è stato invece il fallimento della promessa e il crollo della “soluzione dei due Stati”, sostituita invece dal prolungamento dell’occupazione, dall’espansione degli insediamenti e dalla scomparsa di qualsiasi speranza di istituire uno Stato palestinese attraverso i negoziati, oltre al controllo israeliano ai valichi e ai checkpoint, agli arresti quotidiani e alla privazione del diritto dei rifugiati palestinesi di tornare nelle loro terre e nelle loro case. Gli Stati Uniti e i paesi europei non hanno voluto essere sinceri con il popolo palestinese riguardo alla palese verità che il percorso politico era ormai terminato e che i governi israeliani che si sono succeduti non avevano alcun partner col quale dover raggiungere una soluzione pacifica, mentre l’ascesa del fascismo dei coloni aveva eliminato qualsiasi opportunità anche per la creazione di uno Stato palestinese frammentato e privo di sovranità.
Il popolo palestinese si trova di fronte alla scelta tra la schiavitù a vita sotto un’autorità di occupazione militare che lo confina in ghetti secondo il sistema dell’apartheid e di un’elaborata persecuzione, o la scelta di cercare di impadronirsi della propria libertà e dei propri diritti e di sollevarsi per riconquistare la propria dignità umana come fanno tutti gli altri cittadini del mondo.
(Foto: [Abed Zagout – Anadolu Agency]).
Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi