Gaza – Speciale Infopal. Mentre la centrale elettrica di Gaza si ferma di nuovo per mancanza di carburante, i commercianti palestinesi locali affermano oggi di non essere più in grado di acquistare il combustibile introdotto dai tunnel al confine con l’Egitto, per via del suo rincaro.
Ahmed Abu ‘Amarein, ingegnere locale, ha riferito al nostro corrispondente da Gaza che “la media di otto ore di interruzione diventa oggi di 12 ore”.
“I generatori di cui disponiamo non riescono più a supplire alla carenza di carburante”, dice ‘Amarein.
Le stazioni si riforniscono grazie al contrabbando. L’ingegnere ci ha spiegato che la Striscia di Gaza dipende dal rifornimento di carburante giornaliero dai tunnel con l’Egitto e che la quantità di cui si dispone oggi è sufficiente appena per qualche giorno.
“Per poter funzionare, la stazione di Gaza ha bisogno di 600litri di carburante al giorno, fino a venerdì scorso, dall’Egitto sono arrivati appena 340mila litri”.
“Potenzialmente, la stazione elettrica di Gaza potrebbe immagazzinare una quantità di carburante superiore, ma la struttura si trova in uno stato pietoso a causa dei frequenti attacchi israeliani”.
“Gaza dispone di tre fonti di energia elettrica – ci spiega l’esperto -, tuttavia, soffriamo di carenza di produzione interna. Per essere più precisi, 120 MW arrivano da Israele, 17MW dall’Egitto, mentre la centrale locale ne produce appena 80, pari alla metà della sua capacità produttiva. I bombardamenti israeliani, soprattutto quelli seguiti alla cattura di Gil’ad Shalit, sono stati particolarmente aggressivi e devastanti”.
Secondo l’opinione dello specialista ‘Amaren, “la causa principale è l’assedio israeliano, ma sono anche altri fattori politici ad aver portato allo stallo nella produzione, come è stata la lunga divisione politica. A questo si deve aggiungere il rifiuto egiziano a introdurre nuovi generatori”.
Le continue interruzioni danneggiano i macchinari. E’ frequente che gli elettrodomestici vadano in corto circuito per via della distribuzione irregolare, e non mancano gli incidenti domestici. Il governo di Gaza non ha potuto fare altro che trattenere un quota dei salari dei propri dipendenti per far fronte all’acquisto del carburante.
La soluzione sta “nelle mani dell’Egitto”. Kana’an ‘Obeid, presidente dell’Autorità per l’Energia, ha rivolto un appello alle parti politiche, a Mahmoud ‘Abbas e a Khaled Mesha’al, impegnati nella riconciliazione nazionale. Egli ha chiesto loro di fare pressioni sul governo egiziano per poter assorbire il territorio di Gaza nel programma egiziano di rifornimento di energia.
Il nostro corrispondente ha raggiunto anche ‘Obeid per un’intervista. Per il responsabile palestinese, “l’ostacolo principale all’immediata crisi resta l’Egitto, sebbene sia pure la politica del premier dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Salam Fayyad, che applica a Gaza trattenute fiscali”.
Gli ospedali di Gaza sono a rischio. L’Egitto e L’Anp di stanza a Ramallah sono per ‘Obeid, quindi, i principali responsabili dello stallo, poiché le loro scelte politiche contribuiscono a proiettare la crisi nel settore ospedaliero.
I palestinesi di Gaza sono stanchi delle promesse e chiedono una risoluzione sostenibile al loro problema quotidiano.
Intanto, ieri, ‘Amarein ha annunciato ai media: “La stazione elettrica della Striscia di Gaza è stata fermata del tutto. Aspettiamo un intervento immediato da parte egiziana”.