La politica israeliana delle deportazioni militari.

La politica israeliana delle deportazioni militari

Gruppi palestinesi ed israeliani per i diritti umani si appellano per porre fine alle deportazioni militari d’Israele dalla Cisgiordania. 

Appello rilasciato da gruppi palestinesi ed israeliani per i diritti umani – giovedì 1° maggio 2010

Noi sottoscritti, esprimiamo la nostra opposizione alla politica israeliana dei trasferimenti e delle deportazioni illegali dalla Cisgiordania. In base all’Ordine sulla Prevenzione delle infiltrazioni (Emendamento n. 2) (O.M. n. 1650) queste misure sono state intensificate.

Effettivo dal 13 aprile 2010, l’ordine definisce “infiltrato” chiunque si trovi in Cisgiordania senza un permesso rilasciato da Israele. Chi non sia in possesso di tale permesso è soggetto a deportazione, trasferimento, accuse penali, multe e/o arresto con il carcere.

Questo rientra in una serie di misure adottate da Israele per allontanare i palestinesi dalla Cisgiordania, dichiarandoli presenze illegali, sebbene si trovino nelle proprie abitazioni.

Tuttavia si tratta di un ordine alquanto ambiguo dal momento che può applicarsi a chiunque. I gruppi ai quali l’ordine si rivolge sono:

· I possessori di documento d’identità palestinese la cui residenza risulti essere registrata nella Striscia di Gaza nei registri dei dati israeliani sulla popolazione palestinese;

· I soggetti senza uno status ufficiale (“senza status”) tra cui i coniugi dei residenti palestinesi, ai quali Israele rifiuta di approvare il documento d’identità ed altri che non sono stati inclusi tra i dati della popolazione oppure il cui status è stato abrogato o cancellato da Israele;

· i visitatori stranieri o chi lavora in Cisgiordania, tra cui tutti coloro ai quali Israele nega un rinnovo del visto;  

sin dal 2000, Israele ha gravemente posto un fermo su qualunque aggiornamento del registro sulla popolazione palestinese. Di conseguenza, sono migliaia i palestinesi i quali sono nati e/o vivono in Cisgiordania da decenni e che rischiano di essere sradicati dalla propria casa, famiglia, scuola e lavoro – tutto perché Israele ha decretato di dichiararli “illegali” sulla propria terra.

Ad oggi, alcuni palestinesi sono già limitati nella propria libertà di movimento, proprio per timore di essere arrestati o allontanati dalla propria abitazione. Mentre da un alto, Israele promette di “allentare” le restrizioni che interessano la Cisgiordania, l’ordine 1650 non fa altro che soffocare la popolazione civile. 

Il presente ordine e la politica delle deportazioni violano gli obblighi che Israele ha davanti la legge internazionale.

Sono un affronto al divieto – sancito dalla IV Convenzione di Ginevra – contro i trasferimenti coercitivi o le deportazioni dai territori occupati di persone protette.

Sono una violazione della Convenzione sui Diritti Civili e Politici che sancisce che, gli individui che si trovano legalmente nel proprio territorio, debbano godere della libertà di movimento e possono scegliere il luogo dove risiedere.

Violano poi gli obblighi che Israele si è assunto nell’ambito degli Accordi di Oslo, – e tra i diritti inclusi nel diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese – di riconoscere Cisgiordania e Gaza come un’unica entità territoriale in cui la libertà di movimento doveva essere promossa.

Ci appelliamo pertanto, al governo di Israele affinché rescinda dall’ordine 1650 e perché abbandoni la politica delle deportazioni e dei trasferimenti, di riconoscere il diritto dei  palestinesi e degli stranieri a vivere, a lavorare e a visitare la Cisgiordania in base alla legge internazionale e a tutti gli accordi internazionali ai quali Israele ha aderito.

Infine perché sia permesso alle persone protette di muoversi liberamente in Cisgiordania, di potervi fare ingresso come di uscire altrettanto in libertà.

Ci appelliamo alla comunità internazionale perché intraprenda provvedimenti concreti e immediati per proibire ad Israele di continuare con la politica delle deportazioni e dei  trasferimenti della popolazione civile, e chiediamo che la questione vegna inclusa nell’agenda dei vertici politici.

Lista dei firmatari  

·        Adalah – The Legal Center for Arab Minority Rights in Israel

·        Addameer Prisoner Support and Human Rights Association

·        Al Dameer Association for Human Rights

·        Al-Haq

·        Al Mezan Center for Human Rights – Gaza

·        Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights

·        B’tselem – The Israeli Information Center for Human Rights in the Occupied Territories

·        The Campaign for the Right to Enter

·        Defence for Children International – Palestine Section

·        Ensan Center for Human Rights and Democracy

·        Gaza Community Health Programme

·        Gisha – Legal Center for Freedom of Movement

·        Hamoked – Center for the Defence of the Individual

·        Haraka: the Palestinian Coalition for the right of mobility and choice of place of residence

·        Jerusalem Legal Aid Center

·        Mattin Group

·        Palestinian Centre for Human Rights

·        Physicians for Human Rights-Israel

·        Public Committee Against Torture in Israel

·        Ramallah Center for Human Rights Studies

·        Women’s Center for Legal Aid and Counselling

     .     Yesh Din – Volunteers for Human Rights

 (Traduzione per Infopal a cura di Elisa Gennaro)

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