La polizia di Israele arresta 60 Palestinesi senza documenti in territorio israeliano

Betlemme-Ma’an. Mercoledì scorso, secondo quanto riferito da alcuni media ebraici, la polizia israeliana ha arrestato almeno 60 lavoratori palestinesi che si trovavano in Israele senza i permessi necessari per poter lavorare.

Secondo questi media, le forze israeliane hanno arrestato 25 Palestinesi nel nord di Israele, 15 nella zona di Tel Aviv e 20 nel Negev.

La campagna di arresti fa seguito ad un’aggressione mortale avvenuta martedì nella città costiera israeliana di Jaffa, nella quale un Palestinese, secondo quanto riferito, che viveva lavorando illegalmente in Israele, ha accoltellato ed ucciso un turista americano e ha ferito almeno altre nove persone.

Il Palestinese, identificato come Bashar Masalha, 22 anni, è stato ucciso sul posto.

Oltre alla repressione contro i lavoratori che si trovano illegalmente in Israele, le forze israeliane hanno annunciato mercoledì che i permessi di lavoro saranno revocati ai Palestinesi residenti nella città di provenienza di Masalha, il villaggio di Hajja, nella Cisgiordania settentrionale occupata, distretto di Jenin.

Questa azione viene intrapresa per la seconda volta quest’anno dalle forze israeliane che hanno revocato i permessi di lavoro in intere zone a seguito di attacchi compiuti da singoli individui.

All’inizio del mese scorso, le autorità israeliane hanno annunciato che i permessi di lavoro erano stati revocati ai residenti di Qabatiya, una cittadina che si trova nella Cisgiordania settentrionale occupata, dopo un attacco mortale compiuto da tre adolescenti.

I Palestinesi che cercano lavoro in Israele hanno bisogno di un permesso di lavoro speciale concesso dall’Amministrazione Civile israeliana coordinata con il ministero israeliano del lavoro, ma tali permessi sono difficili da ottenere.

L’immigrazione di forza lavoro straniera in Israele è aumentata soprattutto sia durante la prima che la seconda intifada, dato che i lavoratori israeliani hanno dovuto rimpiazzare quelli palestinesi che non avevano possibilità di recarsi al lavoro a causa delle numerose restrizioni israeliane sui movimenti, secondo quanto affermato dalla Federazione Internazionale per i Diritti Umani.

Nonostante ciò, la Banca di Israele a marzo ha riferito che il numero di Palestinesi provenienti dalla Cisgiordania occupata che lavorano in Israele – legalmente o illegalmente – sono raddoppiati negli ultimi quattro anni.

Decine di migliaia di lavoratori palestinesi sono obbligati, per vivere, a lavorare in Israele dato che lo sviluppo di una economia palestinese indipendente in Cisgiordania è stato soffocato sotto l’attuale occupazione militare israeliana, secondo l’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi