La procura israeliana respinge la richiesta di Netanyahu di posticipare la sua testimonianza nei casi di corruzione

MEMO. Il procuratore di Stato israeliano ha respinto una richiesta del primo ministro Benjamin Netanyahu  di posticipare al marzo 2025 la sua testimonianza nell’accusa di corruzione.

Il mese scorso, gli avvocati di Netanyahu hanno chiesto al tribunale di posticipare la data in cui avrebbe dovuto rendere la sua testimonianza, sostenendo che aveva bisogno di più tempo per prepararla a causa della sua gestione della guerra in corso a Gaza.

Tuttavia, l’Ufficio del procuratore di Stato ha risposto al tribunale distrettuale di Gerusalemme e ha insistito perché la testimonianza di Netanyahu inizi non più tardi del 1° novembre, affermando che questo gli darebbe abbastanza tempo per prepararsi. Ha inoltre sostenuto che il rinvio significherebbe di fatto un congelamento del procedimento penale contro il premier per otto mesi.

“L’interesse pubblico prevalente in questo processo [legale] è il completamento del procedimento penale e una sentenza, oltre alla tutela dei diritti degli imputati e alle norme di procedura penale. Il ritardo nel completamento del processo provoca danni sostanziali alla popolazione”, ha affermato l’Ufficio della procura di Stato.

“Di sicuro non c’è spazio per un blocco di fatto del processo o per la sua sospensione”, ha aggiunto.

Domani (oggi) il Tribunale Distrettuale di Gerusalemme terrà un’udienza sulla richiesta di Netanyahu e poi deciderà se accoglierla.

Netanyahu è accusato di frode e abuso di fiducia nel caso 1000 e nel caso 2000, e di corruzione, frode e abuso di fiducia nel caso 4000. È stato incriminato quattro anni e mezzo fa, nel gennaio 2020, e il processo è iniziato nel maggio di quell’anno.

L’opposizione accusa Netanyahu di seguire politiche che servono ai suoi interessi personali, incluso il prolungamento della guerra nella Striscia di Gaza indefinitamente con l’obiettivo di evitare i casi di corruzione contro di lui e di rimanere al potere.

(Foto: manifestanti, con striscioni e foto di prigionieri, bloccano l’autostrada Ayalon per chiedere un accordo sullo scambio di ostaggi e la destituzione del governo guidato da Benjamin Netanyahu, a Tel Aviv, Israele, il 27 giugno 2024. [Matan Golan – Agenzia Anadolu]).

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli