La prosecuzione della politica repressiva israeliana si accompagna alla violazione dell’accordo sullo scambio di prigionieri

PressTv. Un attivista per i diritti umani ha affermato che il regime israeliano, nello sforzo teso alla prosecuzione della repressione ai danni dei Palestinesi, compie una violazione del trattato per lo scambio di prigionieri del 2011.

Joe Carten, attivista americano nella Striscia di Gaza, ha affermato che il ri-arresto di cinque ex detenuti palestinesi rappresenta una violazione dell’accordo sullo scambio di prigionieri ed un chiaro segno dello sforzo del regime israeliano finalizzato alla repressione della resistenza palestinese nei confronti dell’occupazione, dell’Apartheid nonché dello stato d’assedio della Striscia.

Il regime di Tel Aviv, nelle ultime settimane, ha nuovamente arrestato 5 ex detenuti palestinesi, che erano stati liberati nei mesi di ottobre e dicembre scorsi.

Sulla base del resoconto esposto dall’operatore, i cinque detenuti erano stati liberati in conformità al trattato sottoscritto da Hamas, con la mediazione dell’Egitto, per la liberazione di 1027 Palestinesi in cambio del rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit.

Tra coloro che sono stati nuovamente arrestati c’è la signora Hana al-Shalabi. Si dice che dal momento della sua cattura sia in sciopero della fame.

Jaber Ouishah, vice-presidente del Centro palestinese per i Diritti umani, ha dichiarato che “questo provvedimento israeliano è una violazione dell’accordo per lo scambio di detenuti e dal mio punto di vista bisognerebbe che il problema fosse posto al centro dell’attenzione internazionale e che Israele partecipasse attivamente alla ricerca di un accordo”.

L’Ufficio centrale di Statistica palestinese ha affermato che “prima della liberazione dei 1027 prigionieri, circa 6000 Palestinesi si trovavano nelle carceri israeliane”.

Un’autorità di Hamas, Eslam Abdu, ha fatto appello all’Egitto affinché faccia pressione su Israele in modo che quest’ultimo s’impegni alla liberazione dei prigionieri ri-arrestati nonché al miglioramento delle condizioni dei restanti detenuti palestinesi.