La resistenza palestinese ha spostato il conflitto nel cuore di Israele

Gaza-Quds Press. Non appena i media hanno diffuso la notizia dell’attentato che ha colpito Tel Aviv, mercoledì 21 novembre, un clima di gioia s’è diffuso tra gli abitanti della Striscia di Gaza, che hanno distribuito dei dolci e sparato dei colpi in aria per festeggiare l’evento. 

Martedì 20 novembre, gli abitanti di Gaza hanno vissuto una serata difficile a causa dell’escalation israeliana e mentre attendevano l’annuncio della tregua, è arrivata la risposta israeliana, che avrebbe rinviato il cessate il fuoco. Secondo i palestinesi, tale rinvio sarebbe stato un tentativo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, atto a guadagnare tempo per infliggere più perdite tra i palestinesi. 

Nella mattinata di mercoledì, mentre proseguivano i bombardamenti israeliani, che hanno fatto lievitare il triste bilancio delle vittime, portandolo a 145, è giunta la notizia dell’operazione di Tel Aviv per alleggerire la loro sofferenza, nonostante sapessero che la rappresaglia israeliana non si farà attendere. 

Secondo gli analisti strategici, la resistenza palestinese è stata in grado di spostare il conflitto dalla Striscia di Gaza al cuore dell’entità sionista, Tel Aviv. Il fatto di aver colpito un luogo così sensibile porta alla mente le operazioni messe a segno all’inizio di questo secolo, e che hanno provocato la morte di decine di israeliani, ancor prima che la resistenza palestinese si dotasse di missili. 

Akram Salama, studioso specializzato in afferi israeliani, vede un’evidente confusione all’interno dello Stato ebraico, e nota che la pubblica opinione di quest’ultimo attribuisce la responsabilità di questo attentato a Netanyahu. 

Le opzioni aperte. Salama ha dichiarato a Quds Press che l’opinione pubblica israeliana si chiede: “Da dove è arrivato l’autore dell’operazione? Da dove proveniva la bomba che aveva con sé? E come ha fatto ad arrivare al cuore di Tel Aviv?”

Egli ha spiegato che la risposta sta nel fatto che la pressione esercitata su Gaza ha provocato l’esplosione di Tel Aviv. 

Lo studioso palestinese ha considerato l’apparizione di Mohammed Deif, comandante generale di al-Qassam, ala militare di Hamas, e il suo discorso pubblico, “un messaggio dei toni forti rivolto a Netanyahu, che tuttavia non l’ha compreso”, sottolineando che “Deif possiede ancora molte carte importanti da giocare”. 

Egli ha anche evidenziato il discorso di Khaled Mesha’al, capo dell’ufficio politico di Hamas, nel quale ha affermato che “tutte le opzioni saranno sul tavolo, se Israele dovesse respingere la tregua”.

Lo studioso ritiene che Hamas ha ancora a disposizione molte carte da giocare, mentre Israele ha già esaurito tutte le sue strategie e non ha più obiettivi da colpire, la bilancia ora pende a favore di Hamas, e ciò ha fatto sì che essa non accetti più le condizioni proposte in precedenza da Israele. 

La resistenza si congratula. Sia Hamas che il movimento del Jihad islamico si sono congratulati per l’attentato di Tel Aviv, considerandolo “una vittoria che vendica il sangue delle vittime di Gaza, e una reazione naturale alla continua aggressione israeliana su Gaza, e i suoi massacri commessi deliberatamente contro i civili”. 

Fawzi Barhoum, portavoce di Hamas, considera il governo israeliano pienamente responsabile per l’escalation nella Striscia di Gaza e le aree meridionali dei territori palestinesi del 1948. 

Egli ha dichiarato: “Il governo israeliano ci ha portato a questo punto, ed esso ha la piena responsabilità di questi risultati”. E ha aggiunto: “Se i massacri e l’aggressione contro Gaza dovessero continuare, la resistenza proseguirà, e con tutte le sue forze e opzioni disponibili, nella sua lotta”.