MEMO. Di Amira Abo el-Fetouh. Non criticherò ulteriormente Hamas o la nostra gente nella Striscia di Gaza. Hanno sopportato ciò che nessun altro umano avrebbe potuto sopportare, tra cui tre guerre in dieci anni condotte da Israele e un assedio economico soffocante imposto dal nemico israeliano e dai loro fratelli in Egitto che controllano l’attraversamento di Rafah impedendo che gli aiuti forniti da paesi di tutto il mondo entrassero. Hanno subito scarsità di medicinali, di cibo e di materiali da costruzione, mentre l’ANP traditrice – guidata da Mahmoud Abbas – ha tagliato gli stipendi dei dipendenti e non ha pagato le bollette elettriche all’occupazione, tagliando così l’elettricità nella Striscia di Gaza. Ciò ha indotto gli abitanti di Gaza a vivere nell’oscurità, mentre le apparecchiature negli ospedali e nelle istituzioni vitali non sono state alimentate.
Gli abitanti di Gaza vivono una vita difficile, ma, nonostante questo, hanno sostenuto il loro governo, Hamas, che hanno eletto, anche se tutto il mondo vi si è opposto e l’ha accusato di terrorismo. Questa è stata la carta giocata dal governo golpista in Egitto per degradare Hamas e costringerlo ad aderire alle sue condizioni per la riconciliazione con Fatah, vale a dire dimettersi permettendo all’ANP di governare la Striscia di Gaza.
È un fatto ben noto che Al-Sisi odia la Fratellanza Musulmana e che considera Hamas parte della Fratellanza, questo spiega la sua ostilità verso il movimento e i suoi sforzi per intensificare l’assedio imposto a Gaza. Lo ha fatto per spingere i Gazawi alla rivolta contro Hamas e a rovesciarla, ma quando ciò non è accaduto, ha fatto ricorso alla riconciliazione tra Fatah e Hamas e tenendo nuove elezioni attraverso cui Hamas può essere sconfitto.
E’ ricorso a questo malgrado gli sforzi passati per conciliare i due partiti, compresi i tentativi a Jeddah durante il governo del defunto re Abdullah, noto come accordo di Jeddah e gli altri tentativi al Cairo e nel Qatar, entrambi conclusi nel fallimento.
Cos’è cambiato ora che potrebbe portare al successo della riconciliazione, che è senza dubbio necessaria e desiderata da tutti? In primo luogo, l’ambiente internazionale è completamente cambiato. Inoltre, il successo delle controrivoluzioni e la posizione di Hamas sulla rivoluzione siriana e il suo rifiuto della guerra contro il suo popolo hanno influenzato le relazioni con l’Iran, il sostenitore principale della rivoluzione. Questo ha lasciato Hamas da solo ad affrontare le trame del mondo.
Inoltre, il cambiamento nella leadership, l’assunzione di Ismail Haniyah dell’ufficio politico e di Yahya Sinwar a capo del movimento nella Striscia di Gaza ha causato un cambiamento nelle politiche del movimento. Hamas ha anche giocato sul conflitto tra Mahmoud Abbas e Muhammad Dahlan. Ha svolto un ruolo importante nella realizzazione di questa riconciliazione, attuata con l’arrivo del primo ministro Rami Hamdallah nella Striscia di Gaza e la sua presa del potere dopo che Hamas ha sciolto il comitato amministrativo attraverso il quale ha governato la Striscia di Gaza. Naturalmente, il controllo dei valichi sarà consegnato dall’Egitto a Israele, che è un desiderio dell’Egitto più che degli israeliani.
A mio parere, il punto più importante che la riconciliazione non ha affrontato è la forza militare di Hamas, cioè le brigate Qassam, l’ala militare di Hamas. Naturalmente il governo egiziano e l’ANP vogliono smantellare le Brigate di Qassam e disarmarle: ciò è anche la richiesta israeliana e americana, in quanto gli Stati Uniti e Israele non appoggeranno gli sforzi di riconciliazione senza una promessa da parte di Al-Sisi e Abbas di raggiungere questo importante obiettivo. Non sono rimasti delusi, poiché appena il primo ministro palestinese è arrivato a Gaza, Mahmoud Abbas ha immediatamente pubblicato una dichiarazione affermando che non permetterà l’esistenza delle armi al di fuori dell’autorità dello Stato.
Qui risiede il pericolo della riconciliazione e solleva dubbi sul fatto che il vero scopo sia quello di eliminare Hamas in quanto movimento di resistenza e disarmarlo. Questo è ciò che temo.
Sarà così semplice l’eliminazione delle brigate Qassam, quando l’esercito e l’equipaggiamento di Israele non saranno in grado di sconfiggerle, spingendo così Israele a consegnare il compito ai palestinesi in modo che si possano combattere a vicenda, causando una guerra palestinese-palestinese, simile a quelle in Siria, Iraq, Yemen e Libia? È questo il nuovo piano per sbarazzarsi dell’ultima forma di resistenza della nazione contro l’occupazione israeliana? Hamas distruggerà se stessa con questa riconciliazione? Queste domande e altre ancora riceveranno risposta nei prossimi giorni. Non diremo ancora addio a Hamas, ma arrivederci a presto.
Traduzione di Bushra Al Said