La scoperta del gas egiziano può sconvolgere i progetti energetici di Israele

La scoperta del gas egiziano può sconvolgere i progetti energetici di Israele

La necessità di rimpiazzare l’Iran e di esportare gas all’Egitto era il motivo che il governo ha addotto per portare avanti il suo controverso progetto per il gas naturale di Israele. Ora questa ragione potrebbe non sussistere più.

Di Avi Bar-Eli. Haaretz. Il gigante energetico italiano ENI ha annunciato domenica la scoperta di quello che potrebbe essere il più grande giacimento di gas naturale del Mediterraneo, al largo delle coste settentrionali dell’Egitto. Benché la quantità esatta di gas non sia ancora nota, questa scoperta sicuramente cambierà drasticamente il mercato del gas naturale nell’area mediterranea, soprattutto per Israele e per i suoi partner commerciali.

Innanzitutto la potenziale scoperta potrebbe compromettere tempestivamente le possibilità di sfruttamento del giacimento israeliano Leviathan, poiché si pensava fondata sul fatto che l’Egitto sarebbe stato il maggior cliente di questo gas. Quindi si supponeva che avrebbe pagato per lo sfruttamento del giacimento. I partner di Leviathan speravano di firmare un accordo di 15 anni per l’esportazione del gas verso l’impianto di British Gaz nel nord dell’Egitto, che, mancando di gas locale, è rimasto chiuso per molto tempo.

Anche i soci di un altro giacimento israeliano in mare, Tamar, speravano di esportare circa un quarto del loro gas verso un altro impianto di gas naturale egiziano, gestito da Fenosa Gas, di cui ENI è socio al 40%.

Per chiudere l’ultimo accordo, per un valore stimato di 15 miliardi di dollari, il governo ha approvato un controverso pacchetto di benefit, compreso un  permesso anticipato di esportare il gas, che era un punto chiave dell’accordo di compromesso tra il governo ed i soci del giacimento,  Delek Group e Noble Energy.

Il governo ha affermato che l’approvazione del piano dovesse essere accelerata per ragioni economiche e geopolitiche – soprattutto la necessità di esportare il gas in Egitto. Ora, tuttavia, questa ragione potrebbe non sussistere più. Il gabinetto di sicurezza aveva approvato la proposta basata sulla decisione del ministero degli Esteri che Israele avesse la necessità di esportare il gas in Egitto per salvaguardare i propri interessi nell’area.

Come riportato da TheMarker [supplemento economico del quotidiano israeliano Haaretz], il ministero degli Esteri ha affermato che l’Iran ha manifestato la volontà di colmare lo spazio vuoto lasciato dall’Egitto nel settore energetico e diventare il fornitore di gas per la Giordania, così come dell’Egitto a lungo termine. Il ministero degli Esteri ha fatto questa dichiarazione nonostante le scarse possibilità che l’Iran volesse esportare gas nella regione e in contrasto con le previsioni secondo cui l’Egitto stesso sarebbe ridiventato un esportatore di gas naturale nei prossimi anni.

Supergigante

L’ENI ha dichiarato domenica che quello che ha trovato potrebbe essere uno dei più grandi giacimenti di gas naturale del mondo. La scoperta è stata fatta nel giacimento Zhon in mare aperto, più o meno alla stessa profondità del giacimento israeliano Leviathan – 1.450 metri.

Secondo l’ENI l’enorme giacimento, che si estende per 100 km2, potrebbe contenere oltre 850 miliardi di metri cubi di gas, cioé il 40% più grande rispetto a Leviathan.

Sorprendentemente il progetto del governo egiziano per lo sfruttamento del suo gas naturale e il suo successo nel convincere gli investitori stranieri a tornare in Egitto non è comparso nella relazione preparata dal ministero degli Esteri, presentata dal neo-eletto direttore generale del ministero (e molto vicino al primo ministro Benjamin Netanyahu), il dottor Dore Gold.

Il fatto che questo aspetto non sia stato proposto è anche sorprendente perché l’ENI ha operato in Egitto fin dal 1954 e recentemente si è unito al progetto di investimenti del governo egiziano nello sfruttamento del gas naturale e del petrolio, con la firma di un accordo in linea di principio per un investimento di 2 miliardi di dollari.

Il Consiglio per la Sicurezza Nazionale di Israele, che dipende anch’esso dal primo ministro, è andato anche oltre, sostenendo – attraverso il suo presidente Yossi Cohen – che l’Egitto non sarebbe stato in grado di fornire gas naturale ai suoi impianti chiusi del nord. In seguito a ciò, non ci sarebbero stati rischi con Tamar e Leviathan [due giacimenti israeliani. N.d.tr.] per i contratti di esportazione. Egli ha anche insistito sull’urgente necessità di approvare i contratti di esportazione di Israele.

“La scoperta in Egitto ha fatto mancare il terreno sotto i piedi alla già debole ragione per invocare la clausola 52 della legge antitrust per ragioni diplomatiche e di sicurezza – soprattutto perché l’alleanza strategica con l’Egitto richiede urgenti esportazioni del gas israeliano in Egitto,” ha detto domenica Shelly Yacimovich (partito Laburista).

Ed ha aggiunto: “Risulta che l’Egitto non ha bisogno del nostro gas e il governo deve ora progettare un ragionevole ed assennato piano senza creare panico e immaginarie ragioni di sicurezza.”

Yacimovich ha affermato che se la scoperta egiziana fosse reale, “è probabile che i prezzi del gas crolleranno a causa della concorrenza regionale. Chiaramente è assolutamente sbagliato che Israele si rinchiuda da solo per un intero decennio in contratti draconiani a prezzi altissimi.”

Tuttavia il ministro dell’Energia Yuval Steinitz [del Likud. N.d.tr.] domenica ha insistito nella sua posizione secondo cui Israele deve approvare il progetto per il gas, perché “la scoperta del giacimento in Egitto é un doloroso promemoria del fatto che, mentre Israele stava ‘dormendo in piedi’, ritardava l’approvazione finale del progetto del gas naturale e rimandava l’ulteriore sfruttamento, il mondo cambiava sotto i nostri occhi, comprese le conseguenze per le possibilità di esportazione.”

 

(traduzione di Amedeo Rossi)