La scrittrice Alae al-Said porta il dolore e le speranze palestinesi a Roma

Rome – PIC. Un abbraccio non necessita sempre di braccia. Lo si può fare con una parola, con un libro, con un romanzo o con lettere oneste. L’amore non è solo per le persone. Può essere per la madrepatria quando si è vicini o lontani.

L’abbraccio che la giovane palestinese Alae al-Said ha mandato alla sua terra è un romanzo di 272 pagine che raccontano le storie e le memorie di un popolo che vive sotto un’occupazione feroce.

Nel suo romanzo “Sabun” (Sapone), Alae ha scritto in italiano storie d’amore, di ambizione, di sofferenza, di pazienza e oppressione ispirate dai racconti dell’infanzia del padre nella città di Nablus in Cisgiordania prima di emigrare a Milano.

“Ho iniziato a pensare di scrivere questo romanzo nel 2014. Gli eventi raccontati si svolgono nella città di Nablus, dove mio padre è nato e cresciuto, iniziando nel 1987 quando scoppia la prima Intifada e finisce nel 2014”, dice Alae che studia Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università di Milano.

Attraverso il personaggio della giovane palestinese Asia e suo padre, proprietario di una fabbrica di saponi a Nablus, Alae ritrae l’immagine dell’occupazione israeliana che ruba senza sosta i sogni dei palestinesi e ostacola le loro ambizioni.

“Ogni palestinese nella diaspora ha la responsabilità di raccontare la storia palestinese”, sottolinea Alae.

In un momento storico in cui la propaganda israeliana (Hasbara) si sta diffondendo in Europa per promuovere la versione israeliana e influenzare l’opinione pubblica internazionale, la preoccupazione di Alae è quella di toccare il maggior numero di cuori possibile e diffondere la consapevolezza tra gli italiani, in particolare sulla vita dei palestinesi che soffrono l’oppressione e il dislocamento.

Traduzione per InfoPal di Chiara Parisi