La Società per i prigionieri: l’alimentazione forzata è contraria all’etica

343584CBetlemme-Ma’an. Il presidente della Società per i Prigionieri Palestinesi ha affermato che le procedure mediche per mantenere in vita il prigioniero palestinese in sciopero della fame, Mohammad Allan, “non sono etiche” e faranno richiesta perché vengano fermate.

Qadura Fares ha dichiarato a Ma’an che i medici del Centro Medico Barzilai, nel sud di Israele, hanno deciso di prolungare la vita del prigioniero in sciopero della fame, sebbene non ritenga si tratti di una vera e propria alimentazione forzata.

“Stanno prendendo decisioni per lui”, ha affermato. “Non è etico”.

Allan, che è in sciopero della fame da oltre 62 giorni, era entrato in coma. Il Centro medico ha intubato lo “scioperante della fame” per la ventilazione artificiale, e gli hanno anche somministrato liquidi e sodio per via intravenosa.

Jawad Bolous, capo avvocato della Società per i Prigionieri Palestinesi, ha affermato che il centro medico sta trattando Allan secondo l’Israel’s Patients’ Rights Act. “Chiederemo loro di porre fine a ciò”, ha dichiarato.

Il Physicians for Human Rights – Israele (Medici per i Diritti Umani) hanno affermato che, dal momento in cui Allan ha perso la coscienza, “l’etica medica richiede che i suoi medici agiscano secondo il loro intendimento della volontà del paziente e secondo la loro discrezione”.

Un ex membro palestinese del parlamento israeliano, Talab al-Sane, ha affermato che nutrire Allan mentre è in coma corrisponde a una “manipolazione del suo libero arbitrio”. Il membro palestinese dello Knesset, insieme al Comitato per gli Affari dei Prigionieri dell’Autorità Palestinese, hanno invitato Israele a permettere ad un medico palestinese di visitare Allan.

Tuttavia, Fares ha confermato che Israele finora non ha permesso a nessun medico palestinese di visitare il paziente, e che non è al corrente di alcun piano perché tale visita sia effettuata.

Fares ha aggiunto di non aver alcuna nuova informazione sullo stato di salute di Allan.

Allan, avvocato del villaggio cisgiordano di Einabus, è entrato in sciopero della fame due mesi fa, in protesta contro la sua detenzione amministrativa – prigione senza nessun tipo di prova né accusa – con la quale viene mantenuto nelle prigioni israeliane da novembre.

Il suo caso ha scatenato il timore sul fatto che Israele andrà avanti con una nuova controversa legge che è passata allo Knesset il mese scorso, la quale autorizza a alimentare in maniera forzata i prigionieri in sciopero della fame.

Traduzione di F.H.L.