La storia d’amore tra Biden e Israele riprenderà da dove è stata interrotta

E.I. Di Ali Abunimah. I messaggi di congratulazione da parte dei leader stranieri per il neoeletto presidente Biden sono sotto gli occhi di tutti, dal momento che Donald Trump, ancora oggi, si oppone ai risultati delle elezioni statunitensi annunciati sabato, che lo vedono uscirne sconfitto.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha preso tempo, in attesa che altri leader mondiali riconoscessero la vittoria di Joe Biden e di Kamala Harris.

Ma alla fine, domenica, si è unito agli altri. “Joe, abbiamo avuto una lunga e sincera relazione personale per circa 40 anni e ti conosco come un grande amico di Israele,” ha scritto Netanyahu in un tweet rivolto al presidente eletto Biden e alla vicepresidente Harris.

“Non vedo l’ora di lavorare con entrambi per rafforzare ulteriormente la speciale alleanza tra Stati Uniti e Israele”.

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Si è trattato, senza alcun dubbio, di un momento imbarazzante per Netanyahu data la stretta identificazione con l’ultranazionalista e populista suprematista bianco, Donald Trump, le cui politiche sono state un segno distintivo anche di Netanyahu.

Tuttavia, il primo ministro israeliano può dormire sonni tranquilli, potendo contare sull’impegno incondizionato di Biden nei confronti di Israele.

Infatti, nel 1986 Biden affermò, di fronte al Senato, che Israele è “il miglior investimento da 3 miliardi di dollari che abbiamo mai fatto”. “Se non ci fosse un’Israele, gli Stati Uniti d’America dovrebbero inventarne uno, per proteggere i nostri interessi nella regione”.

Ed è un argomento su cui ritorna più e più volte. “Israele è l’unica grande forza che l’America ha in medio oriente”, disse Biden in un’intervista nel 2007. “Quando era un giovane senatore dicevo, ‘Se fossi un ebreo sarei un sionista’”, aggiungeva nella stessa intervista. “Sono un sionista, non c’è bisogno di essere ebrei per essere sionisti”.

Litigi tra amanti.

L’amore di Biden per Israele è sopravvissuto a tutto, inclusa una pubblica umiliazione portata avanti dal governo di Netanyahu nel 2010, quando il neoeletto presidente era vicepresidente dell’amministrazione Obama.

Con lo scopo di mettere in imbarazzo Biden, Israele avrebbe calcolato il momento esatto in cui dare l’annuncio della creazione di una nuova colonia nella Gerusalemme Est occupata, facendo combaciare la dichiarazione con la visita di Biden ad Israele, al tempo in missione speciale per tentare di far avanzare gli accordi di “pace” promossi dall’amministrazione Obama.

Eppure, fu tutto presto dimenticato.

Israele ha continuato indisturbato a costruire insediamenti nei Territori palestinesi occupati, durante il mandato di Obama, così come aveva fatto durante l’amministrazione George W. Bush.

Non solo, ma poiché Israele aveva ucciso in media 11 bambini palestinesi durante gli attacchi a Gaza nell’estate 2014, l’amministrazione Obama-Biden lo ha rifornito di munizioni.

Il vero amico non lascia che l’altro finisca i missili quando sta bombardando una popolazione rifugiata, impoverita ed indifesa, che vive rinchiusa in un ghetto.

Durante i 51 giorni di attacco, Israele ha ucciso più di 2200 palestinesi.

L’amministrazione Obama-Biden è inoltre intervenuta per impedire ai palestinesi di ottenere giustizia per i crimini di guerra israeliani, alla Corte penale internazionale.

Quindi, riassumendo, chiunque speri in qualcosa di diverso, dovrebbe prepararsi ad una grossa delusione.

Biden condivide le politiche di Trump.

Biden ha già approvato alcune delle politiche filo-israeliane firmate da Trump. Ha accolto con favore gli accordi di normalizzazione che l’amministrazione Trump ha mediato tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrain. Biden si è inoltre impegnato a non spostare l’ambasciata americana da Gerusalemme a Tel Aviv.

Anche la Harris ha una lunga storia di sostegno a Israele.

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Eppure, c’è un lieve cambio di toni.

In un’intervista pre-elezioni, Kamala Harris ha promesso che l’amministrazione Biden avrebbe ripristinato gli aiuti umanitari per i palestinesi, tagliati da Trump, e avrebbe riaperto il consolato americano nella Gerusalemme Est.

Il ripristino degli aiuti agli ospedali della Gerusalemme Est o per l’agenzia dei rifugiati, UNRWA, sarebbe davvero utile – poiché sarebbero entrambi di sostegno ai palestinesi che più ne hanno bisogno.

Purtroppo, anche nella migliore delle ipotesi, si tratterebbe comunque di un ritorno allo status quo, in cui i palestinesi vengono tenuti in vita con gli aiuti, mentre Israele continua a rubare loro la terra, violando i loro diritti e senza mai essere punito.

“Io e Joe crediamo fermamente nell’importanza di ogni palestinese e di ogni israeliano e lavoreremo duramente per assicurarci che i palestinesi e gli israeliani vivano in eguale libertà, sicurezza, prosperità e democrazia”, ha detto la Harris.

“Siamo impegnati in una soluzione a due stati per Israele e la Palestina e ci opporremo a qualsiasi avanzamento unilaterale che minacci tale obbiettivo. Inoltre, ci opporremo alle annessioni e agli insediamenti espansivi”, ha aggiunto Kamala.

Anche non considerando l’appoggio alla soluzione a due stati, che ormai non ha ragion d’essere, non c’è motivo per prendere sul serio queste dichiarazioni.

I Democratici hanno sempre affermato di opporsi alle politiche israeliane di insediamento e di sostenere una soluzione a due stati, ma otto anni di amministrazione Obama-Biden hanno dimostrato che quanto dicono non si traduce mai in azioni concrete.

Nella sua autobiografia pubblicata nel 2018, Ben Rhodes, il vice-consigliere per la sicurezza nazionale sotto l’amministrazione Obama-Biden, ha fedelmente difeso il suo capo contro le accuse che lo definivano troppo preoccupato degli interessi dei palestinesi.

Rhodes scrive che i critici che hanno accusato Obama di essere non sufficientemente filo-israeliano “ignorano il fatto che [Obama] non abbia fatto nulla di tangibile per i palestinesi”.

Record di aiuti.

In effetti, uno degli atti finali dell’amministrazione Obama-Biden è stato quello di premiare la follia degli insediamenti e i massacri di Israele con il più grande pacchetto di aiuti militari della storia – con un minimo di 38 miliardi di dollari in 10 anni. Ora, secondo The Jerusalem Post, “Israele intende contattare la nuova amministrazione di Joe Biden nei prossimi mesi per discutere di un nuovo piano di aiuti militari a lungo termine”.

“Discuteremo di un nuovo pacchetto e di un nuovo programma”, ha detto al giornale un alto funzionario israeliano. “Il nuovo piano dovrà tenere in conto le nuove e mutevoli minacce e le sfide che dobbiamo affrontare nel medio oriente”. In altre parole, Israele prevede di aumentare le richieste ai contribuenti statunitensi.

https://twitter.com/Jerusalem_Post/status/1325399781804486656?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1325399781804486656%7Ctwgr%5Eshare_3&ref_url=https%3A%2F%2Felectronicintifada.net%2Fblogs%2Fali-abunimah%2Fjoe-bidens-love-affair-israel-will-pick-where-it-left

Ogni volta che entra in campo una nuova amministrazione, ci sono una sequenza di speculazioni e ottimismo fuori luogo su chi nominerà e cosa farà per rilanciare il “processo di pace”.

Nessuno dovrebbe essere distratto da questi giochi di società.

Le parole di benvenuto di Netanyahu per Biden sono sincere, perché sa che il presidente americano entrante farà tutto il possibile per Israele, proprio come ogni Democratico e ogni Repubblicano prima di lui.

Traduzione per InfoPal di Sara Origgio