La storia di ‘Al-Muhandis’: perché un ingegnere gazawi vende mais per strada

Gaza – Palestine Chronicle. Hamdi Lubbad, 28 anni, potrebbe sembrare un tipico venditore di Gaza. La sua specialità sono le pannocchie ed il caffè, una strana combinazione, non solo a Gaza ma ovunque.

Ma come molti altri in questo campo, giovani e vecchi palestinesi che cercano semplicemente di sopravvivere, Lubbad ha una laurea in ingegneria informatica e diversi diplomi. Con la disoccupazione a Gaza, che arriva a quasi il 50%, grazie all’embargo, alle guerre di Israele e alla pandemia di COVID-19, Lubbad ha dovuto ricorrere alla strada.

Una volta, Lubbad aveva un negozio di computer di successo nella città di Gaza. Era così bravo nel suo lavoro, riparando e vendendo computer, che i suoi clienti lo avevano soprannominato “Al-Muhandis – l’ingegnere”. Lubbad è così orgoglioso di questo titolo che ha chiamato il suo commercio di pannocchia di “al-Muhandis”.

Gaza è sotto un’assedio israeliano da 14 anni, interrotto solo da grandi guerre e bombardamenti di routine. Di conseguenza, Gaza è rimasta senza un’economia.

Per Lubbad, un’intera giornata di lavoro genera solo dieci shekel, circa 3 dollari. Questo misero reddito dovrebbe aiutare a provvedere a una famiglia di dieci persone, il cui destino dipende interamente dal fatto che al-Muhandis riesca a vendere abbastanza mais ogni giorno.

“Dopo la guerra israeliana del 2014, sono stato costretto a chiudere il mio negozio e sono rimasto a casa”, ha dichiarato Lubbad al The Palestine Chronicle. Disperato per la mancanza di alternative, Lubbad ha aperto una piccola bancarella di mais vicino a casa sua.

“Il comune (di Gaza) ha iniziato a darmi la caccia, ordinandomi di rimuovere le mie bancarelle di mais da un angolo all’altro. Alla fine, ho deciso di procurarmi un carrello e viaggiare con le mie pannocchie per evitare le molestie dei funzionari comunali”, ha aggiunto.

Sul motivo per cui ha scelto in particolare il mais, Lubbad ha una sua logica unica. “Vendo mais per due motivi principali. Primo, perché vendevo mais da bambino prima di diventare ingegnere, e secondo, perché il mais è bello e mi permette di trasformare il mio carretto in un’opera d’arte. È piacevole per gli occhi”.

“Come palestinesi laureati che non hanno un lavoro, a causa della prolungata stagnazione dell’economia, siamo costretti a trovare qualunque mezzo di sopravvivenza per provvedere alle nostre famiglie”, ha affermato Lubbad, aggiungendo: “Faremmo qualsiasi cosa per non cercare carità, perché la dignità ed il rispetto verso se stessi contano più di ogni altra cosa in questa vita”.

Lubbad ha dichiarato che la chiave del successo negli affari è offrire sempre qualcosa di nuovo ai clienti. Nel suo caso, crea le sue spezie, che aggiunge al mais per dargli un sapore in più.

Per quanto riguarda il suo delizioso caffè arabo, che il corrispondente di The Palestine Chronicle ha provato, Lubbad ha detto che è offerto gratuitamente, non per commercializzare il suo mais, ma per “guadagnarsi l’amore della gente”.

“Mi piace essere ospitale. Do acqua fredda e caffè gratis ai miei clienti e parlo con loro. Aiuta. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere in questa vita difficile”.