La storia in immagini della solidarietà tra neri e palestinesi

MEE. Di Salam Awad. Dagli anni ’60 in poi, gruppi nazionalisti neri e attivisti palestinesi hanno  fatto causa comune nell’opporsi all’imperialismo e al razzismo. (Da InvictaPalestina.org).

La solidarietà nero-palestinese è stata una componente notevole del movimento Black Lives Matter (BLM) emerso nel 2014. L’intersezione tra attivismo nero e palestinese non è un fenomeno nuovo, ovviamente, ma piuttosto il riemergere di un’alleanza storica radicata nella lotta globale contro il razzismo e l’imperialismo.

Nella foto sopra, Malcolm X è ritratto con i leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) nel 1964. L’immagine è presente sulla copertina del libro di Alex Lubin “Geographies of Liberation: The Making of an Afro Arab Political Imaginary”, che esplora le intersezioni e le influenze delle lotte nere e palestinesi. Lubin afferma che il rapporto tra queste lotte non è limitato dalle identità nazionali e razziali. (Foto: UNC Press)

Malcolm X è stata una delle voci più importanti della lotta dei neri negli Stati Uniti ed è diventato uno dei suoi rivoluzionari più iconici. Il suo viaggio in Arabia Saudita per completare il pellegrinaggio è ben documentato, ma oltre a visitare la Mecca, in diverse occasioni Malcolm X si recò anche in Palestina.

Nel suo ultimo viaggio in Palestina nel 1964, il leader nazionalista nero visitò la Striscia di Gaza e fu accolto dal poeta palestinese Harun Hashim Rashid. Durante il suo viaggio in quell’area, Malcolm X visitò campi profughi e ospedali e testimoniò la difficile situazione dei palestinesi sfollati da Israele. Questo incontro lo portò a scrivere una lettera alla Egyptian Gazette intitolata “On Zionist Logic”, in cui dichiarava il suo fermo sostegno alla lotta palestinese e identificava il sionismo con il colonialismo, esortando i leader africani a sostenere la lotta per la libertà dei palestinesi.

Attraverso la sua difesa, Malcolm X collegò l’internazionalismo nero con la causa palestinese, e questo creò un’eredità di solidarietà che avrebbe influenzato i rivoluzionari nero-palestinesi a venire. (The Black Panther, 1969)

Nel 1967, lo Student Non-Violent Coordinating Committee (SNCC) pubblicò una newsletter intitolata “Third World Roundup – The Palestine Problem: Test Your Knowledge”, in cui elencava 32 affermazioni fattuali sulla storia del colonialismo in Palestina e l’impatto dell’aggressione israeliana contro i palestinesi durante la guerra arabo-israeliana del 1967.

Ethel Minor, che aveva lavorato con Malcolm X prima del suo assassinio nel 1965, scrisse l’editoriale per la SNCC , un pezzo che non solo offrì una contro prospettiva alla narrativa dei media mainstream su Israele-Palestina, ma servì come base per la  lotta condivisa che collegava l’attivismo nero negli Stati Uniti con la Palestina. (archivio SNCC)

Nel 1969, l’Algeria ospitò il primo Festival Culturale Panafricano. La nuova nazione nordafricana indipendente divenne un faro di libertà per la lotta rivoluzionaria e fu soprannominata la capitale del Terzo Mondo.

Al Festival Culturale Panafricano parteciparono centinaia di delegati provenienti da 31 paesi africani indipendenti, oltre a rappresentanti di vari movimenti di liberazione africani. Tra loro c’erano i palestinesi, anche loro invitati a partecipare all’evento in uno spirito di solidarietà antimperialista. Il festival  fu essenziale per forgiare le lotte dell’Africa e della Palestina in un movimento unito contro l’imperialismo a livello globale.

Una delle immagini più famose dell’evento è una fotografia di Eldridge Cleaver che ritrae i membri del Black Panther Party con i membri dell’OLP nella loro sede principale in Algeria. Durante il festival, Cleaver trascorse molto tempo con i delegati dell’OLP e fu citato dal New York Times per le sue parole: “Riconosciamo che il popolo ebraico ha sofferto, ma questa sofferenza non dovrebbe essere usata per giustificare ora la sofferenza degli arabi.”  La citazione appare in “Algeri, Third World Capital” di Elaine Mokhtefi e l’immagine è accreditata al Festival Culturale Panafricano)

Questo poster che loda il movimento Fatah e l’unità afro-palestinese è stato realizzato in arabo, francese e inglese dal fotografo francese Guy Le Querrec e fa parte di una serie che promuove il festival culturale panafricano. (Guy Le Querrec)

Nel 1969, il Black Panther Newsletter pubblicò il discorso tenuto dalla delegazione dell’OLP durante il Festival Culturale Panafricano. L’OLP dichiarò coraggiosamente che l’Africa non era semplicemente un continente ma una causa, sostenendo appassionatamente che l’Africa era il centro di tutte le forze del mondo che si  opponevano al colonialismo, al razzismo e all’imperialismo. Rivolgendosi alla folla, l’OLP dichiarò che, sebbene in quanto palestinesi non provenissero dall’Africa, le loro lotte e la ricerca della libertà li rendevano appartenenti alla causa africana. (The Black Panther)

La solidarietà nero-palestinese ha continuato a svilupparsi negli anni ’70 e ’80 ed è stata ben documentata attraverso il Black Panther Intercommunal News Service. Dal 1969 al 1980, la newsletter sarebbe servita come piattaforma per i palestinesi e documentava regolarmente la situazione in Palestina. In questo articolo, il Black Panther Party rende omaggio alle “eroiche donne palestinesi” per il loro contributo alla loro lotta rivoluzionaria. (The Black Panther , 1977)

Il Black Panther Intercommunal News Service pubblicava rapporti molto estesi sulla situazione in Palestina. Il servizio sopra, pubblicato nel 1977, parla della repressione che i palestinesi affrontavano in Cisgiordania. I rapporti del BPP sulla Palestina fecero luce sulla difficile situazione palestinese e collegavano la lotta palestinese alla lotta dei neri per la libertà negli Stati Uniti. (The Black Panther, 1977)

Dagli anni ’60 in poi rivoluzionari palestinesi e africani si collegarono in molti modi . La letteratura e la poesia di quel periodo illustrano forti sentimenti di solidarietà.

Una figura importante è Samih al-Qasim (nella foto sopra nel 2017), un famoso poeta e rivoluzionario palestinese. Il suo attivismo lo portò nelle carceri israeliane in diverse occasioni e molte delle sue opere sono state scritte mentre era in prigione. La sua poesia è intrisa di sfumature nazionaliste e messaggi antimperialisti, ed è vocale sulla questione della solidarietà con tutti coloro che lottavano contro l’imperialismo. Nella sua poesia ”Patrice Lumumba”, Qasim parla della tragedia del leader congolese, una leale forza antimperialista assassinato con l’aiuto della CIA. Per Qasim, Lumumba è “l’aquila dell’Africa”.

Il palestinese  scrisse anche “The Unknown Continent”,  nel quale esprime solidarietà con gli afroamericani che combattevano il razzismo sistemico negli Stati Uniti. Il poeta era popolare tra i compagni rivoluzionari e una copia della poesia di Qasim fu trovata nella biblioteca della cella di prigione del famoso leader delle Pantere Nere, George Jackson. (Creative Commons)

Il più grande pugile del mondo e campione della lotta nera, Muhammad Ali , tese una mano di solidarietà verso i palestinesi.  In questa foto del 1974, Ali visita un campo profughi palestinese nel sud del Libano. Il pugile, che si convertì all’Islam nel 1964, è stato un esplicito critico dell’imperialismo statunitense ed ha espresso una forte solidarietà con il popolo palestinese e la sua ricerca della liberazione. (Creative Commons)

La Black Panther Newsletter ha pubblicato la foto sopra sulla copertina del suo numero di luglio 1980. Mostra il co-fondatore di Black Panther, Huey P Newton, che in quell’anno incontra Yasser Arafat, presidente dell’OLP, in Libano. Il BPP e l’OLP avevano stabilito reti di contatto e solidarietà dal 1969. (The Black Panther, 1980)

Nel 2016, la città sudafricana di Johannesburg ha donato una statua di 20 piedi di Nelson Mandela alla città palestinese occupata di Ramallah. Il primo presidente del Sudafrica post-apartheid è stato anche uno dei più accesi sostenitori della liberazione palestinese nella politica internazionale. Questo poster disegnatodall’artista palestinese Hafez Omar nel 2016,  dimostra come Mandela sia venerato  tra i palestinesi e come la sua statua funga da simbolo della solidarietà africana e palestinese. (Hafez Omar).

(Immagine di copertina: Muhammad Ali durante la sua visita in Libano nel 1974).

Traduzione per Invictapalestina.org di Grazia Parolari.