La Storia oscurata del Pale of Settlement. Alla scoperta di un’area cruciale per i destini del mondo

ComeDonChisciotte.org. Di Verdiana Siddi. Il ritorno a casa della comunità ebraica NeoGlobal è uno dei reali obiettivi, rispetto alla difesa militare dell’Ucraina dall’operazione speciale russa?

1. Il Pale of Settlement.

Le due mappe sottostanti [1], che prego il lettore osservare subito, riproducono il “Pale of Settlement”, l’area geografica nella quale gli Zar russi rinchiusero le comunità ebraiche dal 1791 al 1917, per 126 anni. L’area comprende le attuali Ucraina e Bielorussia, e parti delle attuali Polonia e Russia, con una estensione totale più o meno pari a quella della Francia. Nonostante l’estensione geografica e l’evidente importanza storica, nei programmi scolastici ed universitari occidentali il “Pale of Settlement” viene a stento menzionato, e le allegate mappe vengono sistematicamente ignorate – come se fossero solo “un dettaglio” della storia europea.

Allo scopo di porre fine o almeno limitare i continui scontri armati che per secoli si erano verificati tra i gruppi ebraici e le diverse popolazioni che abitavano la Russia – molte rurali e, attenzione, non solo cristiane ortodosse – tra i 4,5 ed i 5 milioni di Ebrei [2] vennero quindi rinchiusi in quella vasta area, in convivenza con la popolazione locale. In diverse città, come Varsavia, Minsk (attuale capitale della Bielorussia), Vilnius e tante altre, gli Ebrei del “Pale of Settlement” – che perlopiù parlavano lo Yiddish, lingua differente dall’Ebraico – rappresentavano una quota altissima della popolazione.

Dopo l’abdicazione dello Zar Nicola II, il Governo Provvisorio russo di Kerensky nel marzo 1917 abolì l’obbligo di residenza degli Ebrei nel “Pale of Settlement”, e contemporaneamente alcune migliaia di Ebrei, come Leon Trotsky, decisero di rientrare dall’esilio per unirsi ai Bolscevichi. Movimento, questo, politicamente rilevante ma numericamente insignificante rispetto a quello di ben 2 milioni di Ebrei che tra il 1880 ed il 1920 lasciarono la Russia [3], quasi tutti provenienti dall’area del “Pale of Settlement”, per gli USA o l’Europa occidentale. La Rivoluzione bolscevica, la guerra civile russa e la guerra russo-polacca esposero anche le comunità ebraiche a violenze di ogni genere: collettivizzazioni e sequestri da parte dei Bolscevichi, pogroms e assalti sia da parte dei Russi bianchi che dei nazionalisti Ucraini. Dopo la pace di Riga tra Russia e Polonia del 1921 e la fine della guerra civile russa, altre centinaia di migliaia di Ebrei decisero di optare per la residenza in Polonia che divenne, insieme alla Russia sovietica, lo Stato europeo con la più grande popolazione ebraica.

2. Le comunità ebraiche europee prima della Seconda Guerra Mondiale.
La consistenza numerica delle comunità ebraiche prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale è una tematica dibattuta ed anche delicata, perché è un elemento chiave della stima della consistenza numerica dell’Olocausto. Secondo il censimento polacco del 1931, effettuato per lingua e per religione, in Polonia risiedevano 2,7 milioni di Ebrei per lingua (Yiddish, 2,5 milioni; Ebraico, 243.000), ma 3,1 milioni per religione [4]. Calcolata l’emigrazione ebraica dalla Polonia negli anni ’30, verificatasi a causa del forte antisemitismo polacco e documentata anche e perfino verso la Germania nazista (!), nel 1939 il numero totale viene valutato come oscillante tra i 2,6 ed i 3 milioni. In Romania gli Ebrei erano circa 750.000, Germania (1939) circa 240.000, Ungheria circa 400.000, Cecoslovacchia circa 300.000, Gran Bretagna circa 300.000, Francia (1937) circa 300.000, Austria circa 185.000, Paesi Bassi circa 140.000, Grecia circa 71.000, Jugoslavia circa 70.000, Italia circa 45.000 [5].

Nella Russia europea, comprensiva dell’area del Pale: 2,6 – 3 milioni [6]. USA (1942): 4,8 milioni, pari al 3,6% della popolazione [7].

3. La Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto.
Con l’invasione tedesca e russa del settembre 1939, la Polonia (secondo il citato censimento, divisa tra il 72% di Polacchi ed il restante 28% di Ebrei, Ucraini, Bielorussi e Tedeschi) fu letteralmente cancellata e spartita tra Germania, URSS ed il “Governatorato Generale”, entità istituzionale e giuridica anomala formalmente guidata dal Governatore nazista Hans Frank, ed ugualmente fu divisa la comunità ebraica ivi residente di circa 2,6–3 milioni, particolarmente popolosa nel territorio del “Governatorato Generale” coincidente, come visibile dalle citate mappe, con la porzione nord-occidentale dell’antecedente “Pale of Settlement” zarista.

L’Olocausto, attraverso la morte, industrializzata (camere a gas) e non (malattie e stenti), nei notori campi nell’Est europeo o nelle fucilazioni di massa dei quattro “Einsatzgruppen” nazisti operativi in particolare nell’area del “Pale of Settlement”, ha sterminato la stragrande maggioranza di quella che fino al 1939 era la comunità ebraica residente in Polonia, insieme a milioni di altre vittime deportate nei campi dagli altri territori occupati dai Nazisti o fucilate in massa, particolarmente nell’Est europeo e nell’URSS.

L’accanimento genocida dei Nazisti fu infatti sistematico in tutto l’Est europeo, nonostante la sopravvivenza (in condizioni disumane) fino all’estate del 1944 di diversi ghetti ebraici, tra quali quelli di Varsavia e di Lodz.

Nell’Europa Occidentale l’azione nazista fu comparativamente più selettiva, prioritariamente (ma non esclusivamente) mirata agli Ebrei stranieri affluiti dall’Est europeo e/o politicamente ostili.

In Francia, per esempio, le deportazioni verso i campi dell’Est Europa (con l’attiva cooperazione delle autorità francesi di Vichy, ma non delle autorità militari italiane nella loro area di occupazione) coinvolsero circa 80.000 Ebrei, a fronte di una comunità ebraica di circa 300.000 persone [8].

La quantificazione delle vittime complessive dell’Olocausto, secondo le organizzazioni ebraiche e la storiografia dominante, oscilla come noto tra i 5 ed i 6 milioni. Le ipotesi, minoritarie, sotto i 5 milioni di vittime – per lo più argomentate su un erroneo (o multiplo) conteggio delle vittime della comunità ebraica polacca, sterminate come residenti in Germania, nell’URSS o nel Governatorato Generale – vengono purtroppo ancora oggi equiparate al negazionismo antisemita, che è invece un fenomeno completamente diverso.

4. I campi profughi post Seconda Guerra Mondiale e l’ulteriore emigrazione ebraica.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, si verificò un fenomeno tuttora poco commentato nella storiografia dominante ed altrettanto raramente menzionato dai mass media: tra i 7 e gli 11 milioni di profughi (Tedeschi dell’Est, Ebrei scampati all’Olocausto, sfollati privi di alloggio a causa delle distruzioni e dei bombardamenti a tappeto sulle città europee) furono raccolti in tutta Europa in diversi campi, specialmente in Germania, Austria e Italia ([9] “Displaced persons camps in post WW2 Europe”).

Appare curioso che, ancora oggi, il numero totale di questi profughi sia tanto indeterminato: tra 7 ed 11 milioni, c’è una differenza di oltre il 50%, ossia di oltre 3 milioni e mezzo!! Il minimo che si possa dire è che la ricerca storica nel settore non ha fatto grossi progressi. Come ovvio, trattandosi di un genocidio di milioni di persone, l’Olocausto è stato molto più approfonditamente studiato, come indirettamente attestato anche dalla minore differenza (20%) tra 5 e 6 milioni di vittime.

Da questi campi – ove, come naturale, il tasso di natalità aumentò esponenzialmente – circa 3,2 milioni di profughi europei (450.000 all’anno), parte dei quali Ebrei, tra il 1945 ed il 1952 emigrarono in Israele (650.000), USA, America Latina e perfino Australia [10].

Analogo movimento, ma in scala molto minore, si verificò in Europa: la Francia, per esempio, accolse circa 38.000 profughi, seconda dietro il Regno Unito con circa 86.000 profughi [9].

5. Il “Pale of Settlement” è la maggiore, storica area di provenienza della comunità ebraica mondiale.
In sintesi, la somma dei movimenti migratori ebraici prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale rende inequivocabilmente il “Pale of Settlement “ la maggiore, storica area di provenienza dell’attuale comunità ebraica mondiale. Un’ampia quota degli Ebrei israeliani (e la stragrande maggioranza degli Ebrei israeliani Askhenazi) discende da genitori, nonni o bisnonni provenienti dall’area del “Pale of Settlement”, così come la maggior parte degli Ebrei statunitensi Askhenazi, che notoriamente rappresentano oltre il 90% della comunità ebraica USA [11].

Questa origine, così importante, non è molto nota né acquisita come “common” or “mainstream knowledge” – salvo studi storici specifici sull’Ebraismo o sulla storia del popolo ebraico che la maggior parte degli Ebrei istruiti e/o attivi nelle varie associazioni ebraiche ha, come naturale ed ovvio, invece effettuato.

Quesito: perchè esiste questo “gap” di conoscenza, o questa forma di ignoranza? L’ignoranza non aiuta – mai.

6. Le comunità ebraiche dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il fulcro delle odierne comunità ebraiche mondiali è da oltre mezzo secolo articolato in due poli principali [12]: Israele (circa 6,9 milioni) e Stati Uniti (circa 5,7 milioni). Seguono comunità consistenti, ma comparativamente minori, in Francia (circa 450.000), Canada (circa 392.000), Regno Unito (circa 292.000), Argentina (circa 180.000), Russia (circa 165.000).

Nei primi decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale, la tragedia dell’Olocausto ha agito sostanzialmente come un notevole collante tra comunità profondamente diverse, come evidente dal profondo solco che separa i diversi gruppi ebraici religiosi ortodossi (ad esempio gli Hasidic) da altre fasce della popolazione e da varie “elites” intellettuali, laiche e spesso atee.

Il composito paradigma che unì componenti tanto eterogenee si articolò su tre linee strategiche largamente condivise: il sostegno alla nascita ed al consolidamento dello Stato Nazione di Israele, la lotta all’antisemitismo e la costante difesa e propagazione della memoria dell’Olocausto.

7. La rivoluzione politica e culturale degli Anni ’60.
A partire dalla rivoluzione politica e culturale degli anni ’60, l’unità tra componenti tanto eterogenee è andata progressivamente attenuandosi fino a quasi sparire, per essere sostituita da un crescente conflitto interno che investe non solo le comunità ebraiche, ma l’identità stessa dell’Occidente.

Quali sono le principali correnti o filoni culturali che si sono affermati come dominanti in Occidente a partire dalla rivoluzione degli anni ’60?

Oltre alla psicoanalisi fondata da Sigmund Freud ed alla “scuola” del relativismo antropologico culturale (post Jean Jacques Rousseau) di Franz Boas e seguaci (Margareth Mead, Levy Strauss, etc), un ruolo centrale va sicuramente attribuito alla notoria “scuola” di Francoforte di Herbert Marcuse, Theodor Wiesengrund Adorno e Max Horkheimer, più Erich Fromm, per inciso tutti Ebrei tedeschi emigrati dalla Germania nazista.

Il trio Marcuse, Adorno e Horkheimer, in diverse notissime opere, “liberarono” la tradizionale dottrina marxista-leninista dal superato e limitativo ancoraggio alla centralità della classe operaia o del proletariato industriale, affiancandole “nuove classi rivoluzionarie”, identificate in “lavoratori” intellettuali, studenti e disoccupati – con sommo orrore anche da parte dei vetero marxisti-leninisti. Al tempo stesso, con un notevole contributo da parte dello psicologo Erich Fromm, i citati sociologi “incrociarono” le teorie marxiste così rivedute e corrette con quelle freudiane e post freudiane, finendo per identificare – va detto: tanto grossolanamente – la lotta al cd “Stato borghese autoritario” con il rifiuto psicoanalizzato del cd “principio di autorita’” e della cd “personalità autoritaria” – mai abbastanza dileggiati – da “liberare” interiormente ed esternamente, attraverso psicoanalisi, nuova sessualità, diverse “esperienze” (droghe in primis) ed, ovviamente, contestazioni e rivolte: ed eccoci servito il 1968! Con il correlativo fiume di categorie derogatorie ed ingiurie assortite rivolte contro i sostenitori del cd “Stato borghese autoritario” (“mentalità piccolo-borghese”, “psicopatologia del represso”, “autoritario”, “reazionario”, fino al sempre polivalente “fascista”).

Confessione estemporanea: anche l’autore del presente saggio fu travolto da cotanto vortice ideologico; fino, da adolescente, a gettare nel cestino la sua collezione di francobolli (album, lenti e “patetiche” pinzette incluse), divenuta ormai lampante prova di una “gretta, meschina mentalità piccolo borghese”.

Questi tre filoni dominanti della cultura occidentale – psicologico, antropologico-culturale e politico – più la rivoluzione femminista, sono quelli che hanno formato in particolare la generazione nata a cavallo tra gli anni ’50 e gli anni ’70, quella dei famosi “Baby Boomers” (la prima in Occidente a non aver vissuto direttamente lo shock e le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale).

8. Il movimento e l’ideologia NeoGlobal.
Nel corso degli ultimi due decenni, particolarmente negli Stati Uniti, questi filoni culturali si sono agglutinati molto scompostamente in quella che ormai noi tutti – e siamo già fuori tempo – dovremmo chiamare a chiare lettere e riconoscere come l’ideologia politica “NeoGlobal”.

Secondo questa ideologia, sorta insieme ad Internet, non del tutto chiara ed in corso di formazione, quindi pronta ad accogliere ogni nuovo “fermento”, il nemico nr uno da abbattere è evidentemente lo Stato Nazione – divenuto a pieno titolo l’erede dell’ex “Stato borghese autoritario” della “scuola” di Francoforte – e specialmente il suo archetipo originario e più ostinatamente resistente: lo Stato Nazione europeo.

Gli strumenti di questa guerra del movimento NeoGlobal sono sostanzialmente tre:

il primo è l’immigrazione incontrollata negli USA e in Europa, mirante a sfibrare e distruggere le identità e società nazionali, con l’ulteriore, molto concreto, obiettivo di medio termine (non ancora apertamente dichiarato) di concedere il voto politico anche ai meri residenti (con effetti politico-elettorali catastrofici per i difensori dello Stato Nazione, alias i “sovranisti”);

il secondo è il contemporaneo sostegno alla cronica espansione dei poteri neo-imperiali della Commissione dell’Unione Europea, attraverso la progressiva riduzione dei poteri sovrani degli Stati Europei, sempre più sottoposti ad un pesante regime autorizzativo – con l’evidente, crescente esautoramento della relazione democratica primaria tra popoli e Governi eletti dal popolo, a vantaggio diretto del ruolo di burocrati eletti… da nessuno;

il terzo è l’uso feroce e sistematico dei media, ed in particolare dei nuovi media internet (Facebook, Tweeter, Netflix, etc), censura inclusa, per promuovere, direttamente ed indirettamente, un nuovo “hard core” di valori universali ed incontestabili, pena le accuse di razzismo, maschilismo, autoritarismo, nazionalismo e, come sempre, “fascismo” – guarda che caso, più o meno le stesse accuse che le generazioni ribelli degli anni ’60 e ’70 rivolgevano ai sostenitori del cd “Stato borghese autoritario” ed alla cd “personalità autoritaria” (che oggi non accetta il matrimonio omosessuale, la Gender Theory, ecc.).

La micidiale “Critical Race Theory” – catastrofica applicazione della dottrina marxista-leninista della “lotta di classe” ai rapporti tra Bianchi e Neri – oggi insegnata come dottrina dominante nelle scuole e università statunitensi (eh sì, anche negli USA si sono letti Antonio Gramsci), si fonda sui paradigmi della cd “scuola” di Francoforte: dopo “lavoratori” intellettuali, studenti e disoccupati, ai “soggetti rivoluzionari” è stata aggiunta semplicemente… l’intera popolazione Nera nordamericana.

Le conseguenze le abbiamo sotto gli occhi: il movimento violento “Black Lives Matter”, che sorvola sia sul fatto che più del 70% dei bimbi Neri USA [13] nasce da oltre un decennio senza padre convivente (fatto bollato come un “disastro” dallo stesso Presidente Bill Clinton – [14]), sia sul fatto che i Neri, pur essendo il 12% della popolazione, rappresentano purtroppo circa il 50% dei reati più gravi (omicidio, stupro, rapina) e della popolazione carceraria [15].

9. La sub-ideologia NeoGlobal dell’Unione Europea.
Tra le altre sub-ideologie che compongono il movimento NeoGlobal (Cancel Culture, Gender Theory, Global Warming) e che ci vengono somministrate quotidianamente in modo diretto, indiretto o subliminale, una delle più FALSE sotto il profilo storico-politico è quella che è alla base dell’Unione Europea, nel frattempo divenuta, attraverso l’espansione continua dei poteri neoimperiali della Commissione, il bastione della distruzione dello Stato Nazione europeo, erede – vale la pena ripeterlo – dell’ex “Stato borghese autoritario” della “scuola” di Francoforte.

Secondo tale sub-ideologia, la ragione principale delle due guerre mondiali sarebbe stata infatti il nazionalismo, in particolare dei popoli europei, quale riassunto e simbolizzato negativamente in particolare da fascismo e nazismo: donde la necessità, il “dovere morale, prima ancora che politico” di sconfiggerlo definitivamente, attraverso, appunto, l’Unione Europea.

Che peccato che da diverse analisi approfondite delle due guerre mondiali, emerga sempre più chiaramente che la ragione principale di entrambe le guerre non è stata il mero nazionalismo, ma l’Imperialismo, ossia la volontà di dominare nazioni e/o popoli diversi ed estranei: l’Impero Austro-Ungarico, l’Impero Russo zarista, l’Impero Ottomano, gli Imperi coloniali di Francia e Gran Bretagna, l’imperialismo sovietico-marxista; i nuovi ed aggressivi imperialismi dell’Italia fascista e della Germania nazista (a diverso titolo, vittime dei trattati di Versailles) e del Giappone.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, abbiamo dovuto assistere all’imperialismo francese in Algeria, alla perpetuazione dell’imperialismo sovietico-marxista (l’Ungheria del 1956 e la Cecoslovacchia del 1968), ed ovviamente all’affermazione planetaria dell’imperialismo americano. E cosa sta diventando, oggi, l’Unione Europea? Una nuova entità imperiale, chiaramente mirante alla sottomissione degli Stati membri e all’espansione nell’Est Europeo (il nuovo “Drang nach Osten!”).

C’è francamente di che essere molto, molto preoccupati.

10. Lo scontro tra movimento NeoGlobal e Stato Nazione ed il ruolo centrale dei mass media.
Lo scontro tra movimento NeoGlobal e Stato Nazione è visibile ovunque, nel movimento ebraico internazionale ed in Occidente.

Da una parte Israele, lo Stato Nazione per antonomasia in quanto “Stato del Popolo Ebraico” (nonostante l’esistenza di milioni di Palestinesi), per definizione ostile all’immigrazione incontrollata, più una minoranza della comunità ebraica USA (specialmente le ali conservatrici e religiose-ortodosse), leader politici quali Donald Trump e Viktor Orban, e noti partiti politici sovranisti, minoritari in Italia, Francia, Spagna, Germania, Austria, etc.

Dall’altra, gli USA del Partito Democratico e della Presidenza Biden, l’80-85% della comunità ebraica USA, George Soros, la Commissione ed i circoli UE, ed attualmente – a diversi gradi – la maggior parte dei Governi europei.

Soprattutto, il movimento NeoGlobal vanta uno schiacciante dominio sia dei media tradizionali, negli USA (WSJ, NYT, Washington Post, CNN, ecc.) ed in Europa, sia soprattutto dei nuovi media internet (Facebook, Google, Tweeter, Netflix, ecc.) che raggiungono – come, attenzione, MAI accaduto nella storia – ogni casa, computer, tv e cellulare. I nuovi media Internet sembrano rappresentare per il movimento NeoGlobal quello che la radio rappresentò per fascismo e nazismo.

Ma non solo: i nuovi media, infatti, registrano tutti i dati degli “utenti”!

I dati personali (emails, accessi, siti consultati, acquisti, ecc.) degli “utenti” di USA e UE sono infatti “custoditi” nei server USA per l’UE, grazie al recentissimo annuncio (25 marzo 2022) del nuovo accordo sul trasferimento dei dati USA-UE, passato sotto il silenzio più totale dei media europei, nonostante i due precedenti accordi in materia siano stati impugnati e dichiarati illegittimi per ben due volte dalla Corte di Giustizia europea, per manifesta assenza di garanzie sulla “privacy” degli “utenti”. Secondo diversi osservatori USA, anche questo accordo (il terzo!) finirà cassato dalla CIG, ma nessun problema! Si sa, solo la Commissione UE può andare contro le sentenze della CIG! Quando si azzardano a farlo Stati sovrani (Polonia, Ungheria), scatta immediatamente il linciaggio politico e mediatico!

Quesito. Siamo cittadini di Paesi democratici, prima ancora che “utenti di Internet”: perchè tutti i dati internet di NOI Europei sono custoditi negli USA? Insorge infatti il fondatissimo sospetto di uno spionaggio elettronico di massa! Qualche giorno fa l’FBI USA ha riconosciuto recenti “interventi di controllo” su circa 3,5 milioni di “utenze”!

Risposta: perchè i Governi europei e l’UE si sono per due decenni fermamente opposti, insieme agli USA, alle richieste di Cina, Russia e buona parte dei PVS a favore di un riconoscimento almeno parziale del “principio di territorialità” di Internet. In termini molto semplici, invece che vari Google, Facebook, Tweeter ecc., almeno sotto-articolati Paese per Paese, con responsabilità giuridica e soggetti alle leggi sovrane di ogni Paese (come, attenzione, accade per i media tradizionali), abbiamo un solo Google, un solo Facebook, un solo Tweeter, con sede giuridica negli USA, regolati insindacabilmente dagli USA, e tutti saldamente sotto il controllo della lobby NeoGlobal.

E come noto, tali nuovi media USA si permettono di censurare – “motu proprio”, come le scomuniche papali – non solo un ex Presidente USA – Donald Trump, recentemente votato da poco meno della metà degli elettori USA – ma anche centinaia di siti, media e soggetti all’estero, incluso nel nostro Paese. Così anche la censura dei nuovi media USA è diventata addirittura extraterritoriale!

11. L’indegna ritirata dell’Unione Europea.
Il quesito è inevitabile: a chi dobbiamo, in Europa, tale indegna ritirata dalla tutela degli interessi europei, e tale vergognoso appiattimento sulle posizioni USA? Come si è permesso, ad esempio, che Google and company massacrassero l’editoria, la stampa ed il mercato pubblicitario europeo?

Risposta: principalmente alla Commissione UE!

Innanzitutto, va precisato che ultimi 20 anni la Commissione Europea ha dedicato al settore “Internet e media” risorse di fondi e personale infinitamente superiori a quelle dedicate dai separati Paesi membri. Si tratta di un settore:

a) di notevole e crescente complessità, che coinvolge ampie competenze ingegneristiche (elettronica, computer, software), giuridiche (diritto d’autore, diritto di cronaca, diritto alla privacy), sociologiche, economiche (contrasto delle posizioni dominanti o monopolistiche), ecc;

b) con altissimo tasso e velocità d’innovazione, che impone un costante e sofisticato aggiornamento tecnico intersettoriale;

c) che pertanto richiede personale multisettoriale ad altissima qualificazione e specializzazione.

Come stranoto a chiunque abbia avuto una qualche familiarità con i diversi negoziati in ambito UE a Bruxelles, il personale di molti Stati membri, specie i più piccoli, o non è letteralmente in grado di comprendere la complessità di diverse materie e questioni tecniche, o molto spesso non è comunque in grado di reggere un dibattito approfondito con il personale specializzato della Commissione UE, che inoltre ha potere d’iniziativa legislativa e si presenta quindi sempre già molto preparato sulle sue proposte.

Con la continua compressione dei bilanci governativi, ed il contemporaneo perenne aumento del bilancio comunitario, questo GAP, già pesantissimo, è destinato ad aumentare!

Altrettanto stranoto a chiunque abbia seguito gli affari comunitari è che negli ultimi 30 anni, quasi tutte le soluzioni o “armonizzazioni” proposte dalla Commissione UE di fronte alle diverse “crisi” europee (immigrazione, sanità, etc) hanno SEMPRE comportato un’espansione dei poteri della Commissione ed una correlativa riduzione dei poteri sovrani dei Paesi membri!

È ormai chiarissimo che la domanda primaria che si pongono i burocrati della Commissione UE non è tanto “come possiamo risolvere questa crisi?” ma bensì “come possiamo utilizzare questa crisi per aumentare i nostri poteri?”.

Venendo al perchè la Commissione UE si è così indegnamente ritirata dalla tutela degli interessi europei nel settore “Internet e media”, appiattendosi totalmente sulle posizioni USA, la risposta è purtroppo molto semplice: i nuovi media USA e la Commissione UE condividono pienamente l’ideologia NeoGlobal.

12. L’importanza epocale del mondo e della lobby dei mass media.
Con la nascita di Internet, il mondo – e la lobby – dei mass media è diventato esponenzialmente sempre più importante – in diretta competizione con la sfera politico-istituzionale, specie da quando ha potuto rivendicare un ruolo notevole, se non decisivo, in tante vicende politicamente diverse ma importanti, quali le dimissioni di Berlusconi nel 2011, la fuga negli USA del Principe Harry, la contestata sconfitta di Trump nelle recenti elezioni statunitensi, e diverse altre.

Questa crescita esponenziale (o ipertrofica, se non metastatica) del ruolo dei media, tradizionali e non, va anche a diretto discapito del mondo politico-istituzionale, la cui “immagine pubblica” è sempre più dipendente dai media: non leggiamo più i discorsi dei leader politici, ma ciò che ne pensano, o le “versioni” dei giornalisti di turno! Basta una “gaffe” o un aggettivo fuori posto, e scattano le campagne mediatiche, spesso del tutto infondate alla luce dell’intero, genuino messaggio del politico di turno.

Tale ruolo ipertrofico ci viene presentato come una grande “conquista” dal movimento NeoGlobal: in chiave post marxista, modello “scuola” di Francoforte, come se fosse innanzitutto e principalmente uno “strumento di liberazione” dalle “teorie” che il potere politico, espressione delle “classi dominanti”, cercherebbe sempre di diffondere nel “popolo bove”.

Peccato che mentre, almeno in Occidente e negli altri Paesi democratici, il popolo scelga i governanti dello Stato Nazione attraverso le elezioni, lo stesso popolo NON scelga né Murdoch, né Zucker, né Bezos, né Zuckerberg, né un direttore di un quotidiano o l’aggressivo corrispondente ideologizzato della CNN o della RAI TV italiana – come non sceglie i burocrati UE.

Dovremmo forse tenerci molto più cari i nostri governanti nazionali: in fondo, sono gli unici che in qualche modo scegliamo!

Quesito: se i media difendessero il popolo dalle “teorie” e dalle “ideologie” del potere politico, chi difenderebbe il popolo dalle “teorie” e dalle “ideologie” dominanti dei mass media?

Lo stesso “pluralismo mediatico” – è la risposta ovvia.

Già, ma quanto “pluralismo mediatico” è rimasto? I media, tradizionali e non, del mondo occidentale, sono sotto lo schiacciante dominio del movimento NeoGlobal.

13. Lo scontro con la Russia.
Il movimento NeoGlobal è oggi compattamente orientato in quasi tutte le sue diverse componenti verso il confronto geo-strategico, politico e mediatico con la Russia, che come noto ha ritenuto di dover intervenire militarmente nella confinante Ucraina, all’asserito (e disputato) fine di eliminare le aggressive componenti ostili e russofobiche attive in quel Paese, e di ottenerne con la forza la neutralità internazionale, a fronte di una espansione trentennale della Nato percepita come “aggressiva” o “minacciosa”.

Dal lato occidentale, gli unici “distinguo” nel confronto geostrategico, politico e mediatico in corso provengono quasi esclusivamente da governanti (Israele in primis, ma anche Ungheria e Serbia) o politici (Marine Le Pen) ispirati ai principi dello Stato Nazione.

14. Ritorno nel “Pale of Settlement”?
E qui, finalmente, torniamo al “Pale of Settlement”, l’area (corrispondente alle odierne Ucraina e Bielorussia, più parti di Polonia e Russia) dalla quale proviene la maggior parte della comunità ebraica mondiale.

Quesito: siamo proprio sicuri che l’obiettivo della componente ebraica del movimento NeoGlobal sia solo la mera difesa dell’Ucraina? E se fosse, invece, anche l’agognato ritorno nel territorio originario di buona parte della comunità ebraica mondiale? In fondo, si tratta della terra d’origine dei loro padri, nonni o bisnonni!

Sappiamo tutti che l’attuale Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, è Ebreo, e non essendo antisemiti tendiamo correttamente a considerare tale fatto come sostanzialmente ininfluente o neutrale.

Ma quanti sanno che una ampia e qualificata parte dei protagonisti di tale confronto geostrategico, politico e mediatico, sono NeoGlobal e, in particolare, Ebrei Askhenazi i cui genitori, nonni o bisnonni emigrarono proprio dal “Pale of Settlement”?

Eppure l’elenco nella Presidenza Biden è lungo e molto qualificato: Ron Klain (Capo di Gabinetto della Casa Bianca), Jacob Jeremiah Sullivan (Cons. Sicurezza), Anthony Blinken e Victoria Nuland, inoltre moglie del lobbysta guerrafondaio Neocon Robert Kagan (Dipartimento di Stato), Merrick Garland (Dipartimento della Giustizia), Janet Yellen (Tesoro), fino a Alejandro Mayorkas (Homeland Security), unico Ebreo dei citati non Askhenazi ma Sefardita, di origine cubana.

“Jake” Sullivan è uno dei registi del falso scandalo della presunta alleanza Trump-Putin, mai provata. Victoria Nuland è l’artefice del pieno e decisivo sostegno USA al colpo di stato in Ucraina del 2014, all’origine della guerra in corso. Alejandro Mayorkas ha gestito la riapertura delle frontiere USA a milioni di immigrati, mentre Merrick Garland è arrivato a chiedere la sorveglianza dell’FBI sulle decine di migliaia di genitori che hanno rumorosamente protestato contro l’insegnamento della “Gender Theory” nelle scuole.

Se osserviamo i media statunitensi, sia tradizionali (WSJ, NYT, Washington Post, CNN, etc) che Internet , l’elenco si allunga ancora di più, come peraltro oggi chiunque può verificare, digitando i cognomi su Google o, per i molteplici casi illustri (Jeff Zucker, Wolf Blitzer, Mark Zuckerberg, ecc.), leggendo le relative biografie su Wikipedia in inglese.

Quesiti finali.
Lo scrivente non è né antisemita né “cospirazionista”, ma è afflitto come tanti da pesanti dubbi, all’origine dei seguenti quesiti.

Primo quesito: il ritorno nel “Pale of Settlement” è o non è una motivazione ed un obiettivo ulteriore, rispetto alla “difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa” da parte della comunità ebraica NeoGlobal? I Russi argomentano che l’espansione trentennale della Nato ed il sostegno occidentale (NeoGlobal) all’Ucraina rivelano la volontà reale di sottomettere il loro Paese al “Nuovo Ordine Mondiale”.

Secondo quesito: l’evidente accanimento dell’intero movimento NeoGlobal contro lo Stato Nazione ed il sovranismo, a quale presunto “Nuovo Ordine Mondiale” dovrebbe portare?

Terzo quesito: il presunto “Nuovo Ordine Mondiale” evocato dal movimento NeoGlobal, è o non è disposto a convivere pacificamente con sistemi politico-istituzionali e/o ideologici diversi dal nostro “modello occidentale”, quale quelli di Russia, Cina, Iran e tanti altri Paesi?

Siamo in tanti ad attendere risposte chiare. Pregasi astenersi dalle favole. Grazie per l’attenzione.

Di Belisario per ComeDonChisciotte.org

NOTE

[1] “The Pale of Settlement”, www.jewishvirtuallibrary.org;
[2] Secondo il censimento del 1897, nel Pale risiedevano 4,899,300 Ebrei, pari al 94% della popolazione ebraica russa – cfr “The Pale of Settlement”, www.jewishvirtuallibrary.org .
[3] “History of the Jews in Russia”, Wikipedia
[4] “Polish census of 1931”, Wikipedia; Mendelsohn Ezra (1987) “The Jews of East Central Europe between the World Wars”, Indiana University Press, pag 30-31
[5] “Jewish losses during the Holocaust by country”, USA Holocaust Memorial Museum, www.encyclopedia.ushmm.org ;
[6] Secondo il censimento del 1926, nell’URSS risiedevano 2,6 milioni di Ebrei, cfr “Soviet Census, 1926”,Wikipedia ; secondo il USA Holocaust Memorial Museum, nell’URSS nel 1939 risiedevano invece circa 3 milioni di Ebrei.
[7] “History of the Jews in the USA”, Wikipedia
[8] “Jewish losses during the Holocaust by country”, USA Holocaust Memorial Museum, www.encyclopedia.ushmm.org ;
[9] “Displaced persons camps in post WW2 Europe”, Wikipedia
[10] “Overseas migration from Europe since WW2”, Dudley Kirk e Earl Huyck, American Sociological Review, Vol. 19, Nr 4, pag 447-456, 1954, American Sociological Association.
[11] “American Jews”, Wikipedia
[12] “Jewish population by country”- Country rankings, www.worldpopulationreview.com
[13] “African – American Family Structure”,Wikipedia : nel 2011 il 72% dei bambini Neri era nato da madri non sposate; nel 2015, il 77,3%.
[14] “Clinton assails out-of-wedlocks births”, Los Angeles Times, 10 settembre 1994
[15] “Why race matters”, Michael Levin (1997), pag 289-290, Library of Congress, New Century Foundation, Oaktown, Virginia, USA, comprensivo di decine di dettagliate citazioni e statistiche. Per ulteriori approfondimenti, “A troublesome inheritance – Genes, Race and Human History”, Nicholas Wade (2015), Penguin Books, New York 10014 USA, e “Human diversity: the Biology of Gender, Race and Class”, Charles Murray (2020), Twelve, Hachette Book Group, New York 10104 USA.