La testimonianza di un padre palestinese: la testa di mio figlio usata come tiro a segno

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Gaza – Infopal. Un padre palestinese sconvolto dal dolore descrive la scena dell’assassinio del suo bambino per mano dell’esercito israeliano durante l’ultima aggressione contro la Striscia di Gaza.

Kamal Awaja racconta al corrispondente di Infopal.it come suo figlio Ibrahim sia stato colpito dal fuoco dell’occupazione mentre lui, il padre, si trovava a tavola dentro casa, nella zona al-Atatrah, a nord della Striscia di Gaza. “Quando io e sua mamma siamo usciti per soccorrerlo, hanno sparato contro di noi e una pallottola lo ha raggiunto, uccidendolo tra le mie braccia”. Awaja, sulla quarantina, prosegue: “Siamo caduti a terra fingendo di essere morti e sperando che ci lasciassero lì, ma i soldati sono venuti e hanno strappato Ibrahim dalle mie braccia”. Dopo pochi attimi, il fatto più agghiacciante: “I soldati hanno messo il mio bambino su un cumulo di macerie di una casa vicina, poi hanno preso la sua testa come tiro a segno, ridendo e pronunciando alcune frasi in ebraico”.

 

Questo è uno delle centinaia di racconti simili sulle uccisioni avvenute durante l’aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza. Diverse associazioni per la difesa dei diritti dell’uomo stanno tentando di far processare i capi israeliani per crimini di guerra.

“Dal giorno in cui è stato ucciso Ibrahim – conclude Awaja – non mi sembra più di vivere in un mondo di umani. Per tutta la vita abbiamo visto uccidere, ma loro hanno ammazzato mio figlio, poi lo hanno ammazzato di nuovo altre dieci volte”.

La vittima, Ibrahim, aveva otto anni, come ha riferito il padre affranto. La famiglia, composta di sette persone, dopo quattro giorni di sopravvivenza tra le case distrutte dai bombardamenti israeliani, ha abbandonato il luogo a bordo di un carro trainato da un asino.

 

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