La veglia dei politici italiani a favore del Golia israeliano. Le leggi naturali sono ormai capovolte.

Una bella veglia di solidarietà non con un popolo oppresso da sessant’anni o con uno stato sovrano bombardato, ma con Israele, una delle maggiori potenze del mondo e responsabile di crimini contro l’umanità di cui dovrà rispondere di fronte alla Storia e di cui molti cittadini italiani sono ormai sempre più consapevoli – nonostante la penosa informazione dei media.
(…)
Per Israele una grande veglia bipartisan: con Veltroni e Fassino, Giovanardi e Pera, Bondi e Boato, Cesa e Castelli, Capezzone e D’Elia. E poi Ferrara, Colombo, Polito, Guzzanti, Rossella. Berlusconi, applauditissimo, ha inviato un messaggio, ma la vera ovazione è per Gianfranco Fini, il leader di An. «Dove sono adesso i pacifisti italiani? I paladini di tutti i popoli che soffrono, ma mai paladini del popolo d’Israele — esordisce il neo-eletto presidente degli ebrei italiani, Renzo Gattegna —. L’assenza stasera di alcuni ci amareggia…».
L’ambasciatore d’Israele, Ehud Gol, è ancora più duro: «Noi vogliamo solo una vita normale, università, cinema, autobus, supermercato. E invece dobbiamo fare i conti ogni giorno con i terroristi di Hamas e di Hezbollah. Bisogna distruggere le infrastrutture di questi terroristi. Dobbiamo farlo per noi, per il Libano, per tutti i popoli arabi. Il precedente governo italiano lottò per inserire Hamas nella lista dei terroristi internazionali. Ora ci aspettiamo che anche il nuovo governo (sono presenti i sottosegretari Vernetti e Levi, ndr) faccia lo stesso per Hezbollah». Fischi per Rutelli che, collegato al telefono, dice: «La reazione di Israele non è stata proporzionata».
Qualcuno nota pure l’assenza del neo-ministro degli Esteri D’Alema. Solo applausi, invece, per Fassino: «Mai l’Europa accetterà qualunque messa in discussione dell’esistenza dello Stato d’Israele». E battimani anche per Fini: «Uno Stato ha il diritto di difendersi quando è attaccato militarmente». La conclusione di Riccardo Pacifici, però, lascia a tutti l’amaro in bocca: «Noi siamo qui ad applaudire mentre i nostri fratelli laggiù sono nei bunker».
Fabrizio Caccia
18 luglio 2006

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