La vera storia della morte di Abdul Rahman, che non aveva coltelli

12311231_10154416835900760_6976612191894763087_nDi Younes Arar. Questa è la vera storia della morte – esecuzione del giovane Abdul Rahman: era al telefono con la sua fidanzata, quando, improvvisamente, le dice: “I soldati mi stanno chiamando. Ti telefono dopo”. Dopo pochi minuti lei gli telefona, diverse volte, ma senza risposta.

Il 27enne Abdul Rahman Barhouthi, di Aboud, a ovest dit Ramallah, lavorava nel consiglio comunale della cittadina e viveva con sua sorella, mentre i genitori e fratelli abitano negli Usa.

Un testimone oculare ha raccontato: “Ho visto alcuni soldati sionisti chiamarlo e chiedergli la carta di identità. Lui ha fatto per prendere la carta nei suoi pantaloni, quando i soldati gli hanno sparato, uccidendolo sul colpo. Poi, è arrivato un altro soldato, e ha portato il commilitone che aveva ucciso Abdul Rahman dietro la mia casa, gli ha messo addosso qualcosa di rosso, soprattutto sul collo, e pochi minuti dopo è tornato e ho collocato un coltello vicino al cadavere di Abdul Rahman. L’ambulanza sionista è arrivata e lo ha preso”.

Hanno fatto tutta questa messinscena per giustificare l’esecuzione di Abdul Rahman, come succede nella maggior parte delle esecuzioni israeliane.

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