L’adesione alla ICC: “Una giornata storica per i Palestinesi”

320533_345x230Ramallah-Ma’an“Una giornata storica per i Palestinesi”, così Saeb Erekat, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione di Liberazione della Palestina (OLP), ha commentato l’ammissione ufficiale della Palestina alla ICC, avvenuta mercoledì, e l’adesione allo Statuto di Roma.

Erekat ha aggiunto che questa mossa rappresenta un “cambiamento qualitativo nella strategia della resistenza palestinese che mira alla legittimità internazionale per conquistare i diritti del nostro popolo, proteggerlo e ottenere giustizia umanitaria”.

I Palestinesi sperano che l’adesione alla ICC apra la strada a un eventuale procedimento penale contro gli ufficiali israeliani accusati di crimini di guerra, in parte in risposta a un sistema giudiziario militare israeliano che supporta l’impunità dei militanti delle proprie forze piuttosto che far rispettare efficacemente la legge.

L’adesione di mercoledì è stata celebrata con una cerimonia a porte chiuse nella sede della ICC all’Aja, esattamente novanta giorni dopo la firma dello Statuto di Roma.

La Palestina ha invitato Israele a diventare membro della corte internazionale, istituita nel 2002 per giudicare i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e i genocidi.

Esasperata dopo decenni di negoziazioni fallite con Israele e senza alcuna prospettiva di essere riconosciuta come Stato, la Palestina ha avviato una campagna per ottenere il riconoscimento da parte degli organismi internazionali, inclusa la ICC.

“La Palestina cerca giustizia, non vendetta” ha affermato il ministro degli Esteri Riad Malki dopo aver ricevuto, durante la cerimonia, una copia simbolica dello Statuto di Roma.

“Israele dovrebbe fare come noi e aderire alla Corte penale internazionale”, sostiene Malki.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu “non deve preoccuparsi… se Israele vuole sporgere denuncia (contro di noi) deve diventare membro dell’ICC e quindi presentare il caso”.

Il procuratore capo della ICC, Fatou Bensouda, ha avviato in gennaio un’indagine preliminare per appurare eventuali crimini di guerra commessi durante il conflitto di Gaza dello scorso anno.

I Palestinesi hanno già fornito alla corte i documenti che autorizzano il procuratore a indagare sui presunti crimini commessi nei territori palestinesi a partire da giugno 2014.

Le indagini preliminari

Oltre 2.200 Palestinesi, la maggior parte civili, e 73 Israeliani, tra i quali 66 soldati, sono rimasti uccisi durante i cinquanta giorni di conflitto in luglio e agosto.

Le indagini sui presunti crimini commessi da Israele a Gaza includerebbero anche il lancio di razzi e mortai, da parte dei militanti palestinesi, su aree israeliane abitate da civili.

Israele potrebbe essere perseguito dal tribunale per i crimini commessi nei Territori palestinesi occupati pur non avendo aderito a quella che è l’unica corte mondiale permanente con competenza sui crimini più gravi.

Un eventuale arresto di sospettati israeliani potrebbe mettere in difficoltà la ICC che non dispone di una propria forza di polizia e dipende dalla cooperazione degli stati membri.

In teoria, i leader palestinesi ora potrebbero riportare alla corte un caso specifico come la costruzione di insediamenti riservati agli Ebrei nei territori palestinesi occupati della Cisgiordania.

Tuttavia, Malki sostiene che la Palestina dovrebbe attendere l’esito delle indagini preliminari di Bensouda.

“Non è nostra intenzione minacciare. Intendiamo aspettare e dare alla corte il tempo necessario concludere le indagini preliminari”, ha affermato.

Netanyahu ha accusato il nuovo governo di unità nazionale palestinese di “manipolare” la corte.

Alla firma del Trattato di Roma da parte della Palestina è seguita la rappresaglia di Israele che ha congelato il trasferimento delle tasse palestinesi che ammontano a milioni di dollari e che raccoglie mensilmente per conto dell’Autorità palestinese a Ramallah.

Netanyahu, rieletto Primo Ministro lo scorso mese, ha promesso, nel corso della sua campagna elettorale, che non ci sarà nessuno stato palestinese finché sarà in carica.

Il trasferimento dei fondi, che rappresentano i due terzi del reddito dell’Autorità palestinese, esclusi gli aiuti dall’estero, è stato poi sbloccato.

La ritorsione di Israele

Martedì, 26 cittadini americani, alcuni dei quali in possesso anche di passaporto israeliano, hanno presentato denuncia al ministro della Giustizia degli Stati Uniti contro i leader di Hamas per “crimini di guerra” chiedendo che vengano perseguiti per il lancio di razzi sull’aeroporto israeliano Ben Gurion nei pressi di Tel Aviv durante il conflitto del 2014.

In febbraio, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina e l’Autorità palestinese sono state dichiarate colpevoli dei sei attacchi che hanno causato la morte di decine di persone e sono state condannate al pagamento di oltre 650 dollari americani a risarcimento delle famiglie delle vittime.

Human Rights Watch ha accolto positivamente l’adesione alla corte del 123esimo membro e ha criticato duramente Israele e gli Stati Uniti per le ritorsioni sulla Palestina.

“I Governi che cercano di punire la Palestina per aver aderito alla ICC devono porre fine immediatamente alle pressioni”, ha dichiarato Balkees Jarrah, consulente internazionale di giustizia di Human Rights Watch.

“Deplorevole è il tentativo di minare la giustizia internazionale, non la decisione della Palestina di aderire a un trattato sottoscritto da oltre 100 nazioni in tutto il mondo.

Nel 2012, la Palestina è diventata “Stato osservatore” all’ONU e, stando all’Autorità palestinese, sono circa 135 le nazioni che a oggi la riconoscono come Stato.

AFP ha contribuito a questo articolo.

(Nella foto: una famiglia palestinese visita le tombe dei parenti rimasti uccisi in un attacco militare israeliano, su una spiaggia della città di Gaza, nel 2014, durante il conflitto dei cinquanta giorni tra i militanti di Israele e di Hamas. AFP/Mahmud Hams)

Traduzione di Silvia Durisotti