Secondo l’Ambasciata, circa 2.500 palestinesi sono morti o dispersi in Siria

Ramallah-Ma’an. L’Ambasciatore palestinese in Siria ha dichiarato, nella giornata di giovedì, che circa 1.200-1.300 palestinesi sono morti durante la guerra civile e altrettanti risultano dispersi.

I dati rivelano l’impatto devastante del conflitto sulla vita dei Palestinesi in Siria, che era invece considerato uno dei paesi più ricettivi e con una migliore politica di integrazione per coloro che erano stati espulsi dalle terre passate sotto il controllo israeliano nel 1948.

L’Ambasciata palestinese in Siria ha aggiunto che 2.200 palestinesi sono detenuti nelle carceri del regime siriano, sebbene solo una piccolissima percentuale sia stata arrestata per ragioni legate alle proteste e al conflitto.

Ahmad Majdalani, a capo della delegazione dell’organizzazione per la liberazione della Palestina in Siria, ha dichiarato che non si conosce il numero esatto delle vittime dal 2011; secondo le stime più ottimistiche, sarebbero circa un migliaio, mentre quelle più pessimistiche, come il dato riferito dall’Ambasciata palestinese in Libano, parlano di 1.300 persone.

Se si aggiungono i dispersi, il cui numero eguaglia quello delle vittime, la cifra arriva a circa 2.500 persone.

Majdalani ha specificato che i Palestinesi in Siria non erano stati coinvolti direttamente nelle prime fasi della “crisi”. Il cambiamento di rotta si è avuto quando gruppi armati si sono diretti verso il campo profughi di Yarmouk a Damasco, ponendolo al centro del conflitto.

In seguito al loro arrivo, infatti, le forze filo-governative hanno letteralmente assediato il campo, e centinaia di persone sono morte, anche di fame.

Dopo mesi di assedio e blocco, il campo ha smesso di essere teatro di guerra e il numero delle vittime è sceso drasticamente dall’inizio dell’anno.

Ma questo va anche attribuito alla fuga di massa dei Palestinesi dalla Siria, che li ha posti ancora una volta nella posizione di rifugiati.

Majdalani ha dichiarato che l’OLP è riuscita a trasferire migliaia di Palestinesi in tre grandi centri di aggregazione in seguito alla distruzione dei campi profughi.

Il risvolto più drammatico, a suo parere, è costituito dal fatto che molte persone hanno scelto di lasciare la regione a bordo dei barconi, e sono rimaste uccise in incidenti mortali in mare.

Un’alta percentuale delle persone che sono morte tentando di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa, era costituita da Palestinesi che vivevano in Siria, che si sono aggiunti ai connazionali provenienti dagli Stati dell’Africa Sub-sahariana e da Gaza in questo esodo mortale.

Il conflitto in Siria, iniziato con le proteste pacifiche nel marzo del 2011 e sfociato in guerra civile, ha determinato sinora oltre 200.000 vittime e ha costretto milioni di persone ad abbandonare le loro case.

Prima del conflitto, oltre 600.000 Palestinesi erano rifugiati in Siria, ma secondo l’UNRWA (Agenzia ONU per i profughi palestinesi), più della metà è stata costretta ad abbandonare la propria terra a causa della violenza che imperversa nel paese.

Durante il conflitto del 1948, che condusse alla creazione dello Stato di Israele, 7-800.000 palestinesi furono cacciati dalle loro terre e oggi i loro discendenti, circa 5 milioni di persone, sono dispersi in varie parti del mondo.

Tra i rifugiati in Siria, circa 100.000 discendono dai Palestinesi fuggiti nel 1948, che sono stati costretti ad abbandonare di nuovo le loro case a seguito della pulizia etnica sulle Alture del Golan nel 1967.

Un numero più esiguo è fuggito in seguito all’invasione israeliana del Libano nel 1982 per stabilirsi in Siria.

Traduzione di Romana Rubeo