L’ambasciata israeliana ha usato falsi profili Facebook per spiare gli studenti

EI. Di Asa Winstanley e Ali Abunimah.

Un video pubblicato in esclusiva da The Electronic Intifada dimostra che un funzionario dell’ambasciata israeliana ha spiato gli studenti sostenitori dei diritti dei palestinesi.

Julia Reifkind ha scritto rapporti su attivisti del movimento Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds), che sono stati poi inviati alle agenzie di intelligence in Israele.

Il suo superiore all’ambasciata ha utilizzato un server riservato denominato ‘Cables’ al quale, sottolinea Reifkind, “non ho accesso perché sono americana”.

Il filmato, ripreso sotto copertura, suggerisce anche che Reifkind stava attuando un inganno quando ha suggerito che dietro a un incidente antisemita verificatosi al campus c’erano gli studenti palestinesi.

Il video è l’ultimo estratto trapelato dal film censurato di Al Jazeera ‘The Lobby – Usa’, che The Electronic Intifada ha visionato integralmente.

Nel gennaio 2015 vennero trovate delle svastiche dipinte sulla facciata di una confraternita studentesca ebraica dell’Università della California, a Davis. Reifkind era allora la presidente del gruppo studentesco Aggies for Israel, e doveva ancora venire assunta direttamente dall’ambasciata.

Contrariamente a quello che aveva detto ai giornalisti all’epoca, nel filmato di Al Jazeera Reifkind ammette che i graffiti razzisti quasi certamente non erano stati realizzati da studenti pro-Bds, ma probabilmente erano opera di suprematisti bianchi estranei al campus.

Diffamare i diritti dei palestinesi.

Il tentativo di incolpare falsamente gli attivisti solidali con i palestinesi nell’incidente del 2015 è particolarmente preoccupante alla luce del massacro di 11 fedeli ebrei alla sinagoga Tree of Life di Pittsburgh, avvenuto il 27 ottobre scorso.

La persona armata, arrestata dopo l’attentato di Pittsburgh, è Robert Bowers, un suprematista bianco con una storia di pubblicazioni cospirative e aggressivamente antisemite sui social media.

Tuttavia, dal giorno dell’attacco le figure di spicco della lobby israeliana hanno continuato a diffamare i sostenitori dei diritti palestinesi, come se fossero legati al massacro di Pittsburgh, e spingono affinché si attuino ulteriori repressioni contro di loro.

Nel frattempo, i membri del partito di governo israeliano, il Likud, si sono adoperati a scusare e a contenere i danni per l’estrema destra americana che alimenta il tipo di odio antiebraico espresso da Bowers.

Gli argomenti utilizzati dal Likud hanno richiamato alla mente la retorica antisemita di Bowers, e hanno incolpato per il massacro un “gruppo ebraico di sinistra che promuoveva l’immigrazione negli Stati Uniti e che ha lavorato contro Trump”.

Alcuni giorni prima dei fatti dei graffiti, a Davis, il senato studentesco aveva votato a favore del boicottaggio di Israele – una vittoria importante per il movimento Bds.

Reifkind aveva già accusato il movimento studentesco di antisemitismo e reagì alla questione graffiti attirando l’attenzione dei media.

Lei e altri attivisti filo-israeliani insinuarono fortemente, e senza prove, sui media locali, che dietro alle svastiche ci fossero studenti palestinesi e altri studenti favorevoli al movimento Bds.

“Suprematista bianco casuale”.

Reifkind si lamentava del fatto che gli amministratori universitari si fossero rifiutati di incolpare per le svastiche gli attivisti del campus solidali con la Palestina.

Il Jewish Journal riportò, al tempo, che Reifkind aveva “espresso disappunto per il fatto che i dirigenti scolastici non avessero tratto una connessione più diretta e pubblica tra Bds e antisemitismo”.

Anche AEPi, la confraternita ebraica sul cui edificio sono state trovate le svastiche, accusò per l’incidente gli attivisti solidali con la Palestina.

“Nei campus di tutto il Nord America e in Europa, i fratelli AEPi guidano la comunità ebraica e guidano il movimento studentesco nella difesa di Israele”, ha affermato il direttore esecutivo della confraternita. “Grazie a questa leadership, solo negli ultimi mesi, i nostri fratelli sono stati bersaglio di attacchi antisemiti in una dozzina di università”, tra cui – ha affermato – UC Davis.

Sulla sua pagina Facebook, il gruppo di Reifkind, Aggies for Israel, ha pubblicato una foto dei graffiti. Il gruppo ha dichiarato che “AEPi era chiaramente preso di mira” per la sua “solida esperienza nel sostenere le cause pro-Israele”, compresa la campagna contro il voto per il disinvestimento alla UC Davis.

Aggies for Israel ha contattato i media, tra cui BuzzFeed, taggandoli nei commenti.

Ma nel filmato Reifkind ammette, davanti al reporter di Al Jazeera in incognito “Tony”, che “nemmeno sappiamo” chi ha fatto i graffiti.

“Pensiamo sia stato un suprematista bianco a caso, che è arrivato, ha fatto i graffiti e se ne è andato. Non pensiamo fossero studenti”, ha affermato.

Marcelle Obeid era allora presidente del gruppo universitario Studenti per la giustizia in Palestina a UC Davis.

Nel film di Al Jazeera – anche se non negli estratti trapelati – lei spiega che le false accuse di Reifkind sono state “estremamente dannose” per il gruppo, nel momento preciso in cui si era verificata una vittoria per il Bds.

Obeid commenta le affermazioni di Reifkind che ammette essere i graffiti probabile opera di un “suprematista bianco casuale” dicendo: “Questo è molto sorprendente, perché il loro comportamento nei nostri confronti e il loro atteggiamento verso di noi indicavano chiaramente che secondo loro avevamo fatto un crimine odioso e meritavamo di pagarlo”.

Islamofobia.

La reazione mossa da Reifkind e altri attivisti anti-palestinesi fa parte di un’atmosfera generale di copertura mediatica islamofobica sulla  questione del disinvestimento.

Fox News, ad esempio, ha affermato che gli studenti pro-Israele erano stati messi a tacere ed erano stati “infastiditi” durante il voto al senato studentesco.

L’attenzione dei media nazionali al campus della California ha raggiunto il culmine con il tweet della ex star televisiva Roseanne Barr: “Spero che tutti gli ebrei lascino l’UC Davis” e “poi vi si butti una bomba atomica”.

In realtà, come dimostra il video di quella serata, a Reifkind è stato dato un ampio spazio al dibattito, nel corso del quale ha arringato gli studenti come facenti parte di un “campus tormentato dall’antisemitismo”.

Non è stata infastidita né interrotta, nemmeno quando ha denunciato il movimento Bds come “antisemita e di incitamento all’odio”. Lei e il suo gruppo hanno poi organizzato uno sciopero per attirare l’attenzione della stampa, poiché si aspettavano una pesante sconfitta al voto.

All’epoca, nel gennaio 2015, Reifkind era una studentessa e un’attivista pro-Israele non ancora impiegata dall’ambasciata israeliana a Washington.

Ma nella clip, parlando con “Tony”, il giornalista sotto copertura di Al Jazeera,  lei ammette di essere stata in contatto con il consolato israeliano di San Francisco in quanto presidente di Aggies for Israel.

Subito dopo la sua laurea, nel 2016, il suo lavoro nel campus per Israele ha dato i suoi frutti, e le è stato offerto un posto presso l’ambasciata israeliana a Washington. Poco dopo, nel settembre dello stesso anno, lei ha parlato con “Tony”.

Il suo titolo ufficiale, visto in un biglietto da visita nella clip, era “direttore degli affari della comunità”. Ma come spiega a “Tony” nel filmato, il suo ruolo consisteva principalmente nel “monitorare i fatti del Bds e riportarli” alle agenzie in Israele.

“Rapporto consegnato”. A Israele.

Né Reifkind né l’ambasciata israeliana a Washington hanno risposto alla richiesta di commenti di Al Jazeera, e lei ha cessato il suo ruolo all’ambasciata nell’ottobre 2017.

Nella clip, Reifkind descrive il suo ruolo come “raccogliere principalmente informazioni, da comunicare a Israele. Questo è molto di quello che faccio. Riferire al Ministero degli Affari Esteri e al Ministero degli Affari Strategici”.

Il Ministero degli Affari Strategici è l’agenzia semi-clandestina di Israele dedicata a sferrare una guerra globale al movimento Bds, spesso utilizzando “black-ops” (operazioni segrete, ndt).

Tale ministero è gestito da un alto funzionario dell’intelligence militare, Sima Vaknin-Gil, ed è composto per lo più dalle file delle varie agenzie di spionaggio israeliane. I nomi dei suoi agenti sono per lo più riservati.

Nella clip, Reifkind descrive a “Tony” come lei monitora le attività di Students for Justice in Palestine, usando diversi account falsi di Facebook.

“Seguo tutti gli account di Students for Justice in Palestine”, spiega. “Ho alcuni nomi falsi. Mi chiamo Jay Bernard o qualcosa del genere. Sembra solo il nome di un vecchio bianco, questo era il piano. Mi unisco a tutti questi gruppi”.

Le “informazioni” ottenute da tali attività sono state quindi inserite nel server “Cables” dal suo capo presso l’ambasciata.

La sorveglianza sembra essere stata efficace.

Marcelle Obeid, presidente del SJP, spiega in un’altra parte del filmato che “a ogni singolo evento che ho organizzato si presentavano questi gruppi pro-Israele a fare riprese video, ancora prima che arrivassero i nostri ospiti”.

Quel metodo “dietro le quinte”

In quanto presidente di Aggies per Israele, Reifkind nel 2015 ha ricevuto assistenza dal consolato israeliano. Allo stesso modo, lei, nel suo ruolo all’ambasciata di Washington, ha fornito a gruppi filo-israeliani in tutti gli Stati Uniti “il nostro sostegno, in quel modo, dietro le quinte”.

Questo approccio a distanza tramite organizzazioni di facciata è il metodo-chiave in cui Israele opera in Occidente.

Nel 2016, l’ambasciata israeliana a Londra ha avvertito che il Ministero degli Affari Strategici stava “operando” con organizzazioni ebraiche britanniche alle spalle dell’ambasciata, in possibile violazione della legge del Regno Unito.

Più tardi è emerso – da un film-inchiesta di Al Jazeera sulla lobby israeliana nel Regno Unito, trasmesso lo scorso anno – che l’ambasciata stava tentando di “distruggere”, professionalmente, un ministro britannico ritenuto critico nei confronti di Israele.

L’agente dell’ambasciata, Shai Masot, stava anche lavorando, tramite delegati, per creare una falsa organizzazione giovanile pro-Israele all’interno del principale partito laburista dell’opposizione.

Negli Stati Uniti, mentre si trovava al campus, Reifkind era attiva anche con il potente gruppo di pressione Aipac. In un’altra parte del film censurato lei spiega a “Tony” che: “Quando stai facendo pressioni per conto dell’Aipac, non dici mai di essere Aipac; devi dire: ‘Io sono uno studente pro-israeliano della Uc Davis’”.

Il filmato di Reifkind che spiega le sue attività dimostra come Israele – con totale impunità – spii e faccia ostruzionismo nei confronti di cittadini statunitensi coinvolti nel legittimo sostegno della Palestina.

Come rivela The Electronic Intifada nel suo reportage su una clip precedentemente diffusa di The Lobby – Usa, una delle principali organizzazioni israeliane di spionaggio degli studenti statunitensi è l’Israel on Campus Coalition. 

Il video indica che la coalizione Israel on Campus è collegata al sito anonimo di proscrizione The Canary Mission, per conto del finanziatore miliardario filo-israeliano, condannato per evasione fiscale, Adam Millstein.

In un filmato trapelato, ancora da divulgare, la coalizione Israel on Campus ammette di coordinare le sue campagne segrete di spionaggio e sabotaggio con il Ministero degli Affari Strategici di Israele. Come altri gruppi descritti nel video, la coalizione non ha risposto alle richieste di commenti presentate da Al Jazeera.

Il video di Al Jazeera solleva interrogativi sulla natura della rete israeliana di organizzazioni di facciata negli Stati Uniti, e su quanto possano violare la legge in quanto agenti non dichiarati in stato straniero.

Come riassume Reifkind a “Tony” nella clip: “Non posso dire nulla di negativo su Bibi (il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu) o sul governo perché lavoro decisamente per loro. Non direttamente: sono solo una normale americana”.

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice