L’ambasciatore britannico: Israele ha perso il sostegno internazionale

Gerusalemme  – The Guardian, 3 agosto.

Di Harriet Sherwood.

Secondo Matthew Gould, lo Stato ebraico sta perdendo un sostegno politico essenziale perché non procede verso la pace e per la sua espansione in Cisgiordania.

L’ambasciatore della Gran Bretagna in Israele ha dichiarato che il sostegno internazionale allo stato ebraico, tra i più importanti sul piano politico, si sta erodendo, a causa dell’espansione coloniale in Cisgiordania e delle restrizioni imposte a Gaza.

C’è una “crescente preoccupazione” nel Regno Unito a causa dei mancati progressi verso la pace con i palestinesi, e oggi Israele è visto come Golia contro il David palestinese, ha dichiarato Matthew Gould.

Durante un’intervista al canale 10 di Israele, Gould ha dichiarato di aver individuato uno spostamento dei parlamentari britannici di centro verso una visione più critica nei confronti di Israele.

“Gli israeliani potrebbero svegliarsi fra dieci anni e scoprire che il livello di comprensione all’interno della comunità internazionale è improvvisamente cambiato, e che la pazienza per il mantenimento dello status quo si è ridotta”, ha affermato.

“Il supporto a Israele comincia a erodersi e non tra gli estremisti che gridano a gran voce al boicottaggio e a tutto il resto. La categoria in questione è quella dei membri centristi del Parlamento: è in questo gruppo che vedo un cambiamento”.

Ma, ha aggiunto, la Gran Bretagna è “lungi dall’essere l’unica” ad essere preoccupata per la mancanza di progressi verso la pace. “Chi è interessato alla posizione di Israele nel mondo deve preoccuparsi per l’erosione al sostegno popolare”.

“Questo cambiamento è il risultato della politica del governo israeliano -, ha detto Gould -, che non poteva essere corretta o occultata dalla hasbara (termine ebraico che evoca gli sforzi del governo israeliano e dei suoi sostenitori per promuovere la pianificazione pro-Israele e contrastare quella che considerano una copertura mediatica negativa, ndr)”.

“Il centro, la maggioranza, il popolo inglese possono non essere degli esperti, ma non sono stupidi e vedono una marea di comunicazioni relative a nuove costruzioni negli insediamenti; leggono i resoconti di ciò che accade in Cisgiordania, così come delle restrizioni a Gaza”, ha aggiunto Gould.

E ha concluso: “Israele è percepito come Golia e i palestinesi come David”. Nella storia biblica di Davide e Golia, il futuro giovane re di Israele vince sul potente guerriero filisteo avendo come unica arma, una fionda e delle pietre.

Yigal Palmor, portavoce del ministero degli Esteri israeliano, ha affermato: “I sentimenti di amicizia degli israeliani nei confronti della Gran Bretagna e degli inglesi sono forti come lo sono sempre stati. Siamo rattristati nel sentire il loro ambasciatore parlare di una crescente asimmetria. Ma i diplomatici fanno commenti, trasmettono messaggi. Ne abbiamo preso atto”.

Dermot Kehoe, direttore generale di Bicom, organizzazione che difende Israele nel Regno Unito, ha dichiarato: “Il rapporto Gran Bretagna/Israele non è mai stato più forte in termini di commercio, di tecnologia e di cooperazione in materia di sicurezza. I nostri sondaggi mostrano che il rapporto non è eroso”.

“L’ambasciatore ha ragione nel sottolineare l’importanza del processo di pace per il popolo inglese. Tuttavia, Israele non è Golia. Questo è un piccolo paese circondato da minacce, da Hezbollah a Hamas. I palestinesi, inoltre, condividono la responsabilità per il ritorno al tavolo dei negoziati alla ricerca di una pace duratura”.

Un funzionario israeliano ha respinto il riferimento a Davide e Golia, dicendo che “non descrive niente che si avvicini alla verità. E’ un tentativo disonesto di prendere un mito biblico e rigirarlo per far sì che Israele sembri il cattivo nella terminologia ebraica”. Negli ultimi 30 anni, ha aggiunto, ci sono stati altri tentativi, in particolare dai palestinesi, “per espropriare gli ebrei della loro storia”.

L’Ambasciata britannica a Tel Aviv ha rifiutato di commentare questa intervista.

A 40 anni, Gould è stato il primo ebreo a diventare ambasciatore inglese in Israele. Nel 2010, al suo arrivo in Israele, ha dichiarato in un’intervista che l’essere ebreo gli dava modo di “comprendere in modo viscerale perché Israele avesse una tale fissazione per la propria sicurezza, perché la sicurezza e la pace significassero tanto per Israele, perché fosse un paese che sente profondamente di vivere sull’orlo del precipizio”.

In precedenza aveva ricoperto incarichi a Teheran, Washington e Downing Street.

Il mese scorso, un altro importante diplomatico inglese ha dichiarato che le prospettive di pace tra Israele e i palestinesi sono ridotte. In un articolo per la rivista Prospect, Tom Phillips, il predecessore di Gould all’ambasciata in Israele, ha scritto che “le due parti e la comunità internazionale sono responsabili delle possibili soluzioni a questo lungo conflitto (sempre più) buio”.

Philips, che è  recentemente andato in pensione dopo essere stato ambasciatore in Arabia Saudita, scrive: “Questo è il conflitto più complesso che conosca. E forse è già troppo tardi per arrivare alla soluzione dei due stati, anche se sarebbe stata quella giusta, e l’unica possibile”.