L’analisi: “Nella sua visita in Medio Oriente, Obama frantuma le speranze degli  Arabi”

Il Cairo – Reuters. Il presidente Barack Obama venne salutato con “ti amiamo” quando visitò il Cairo nel suo primo mandato, chiedendo di voltare la pagina con l’era di Bush, in un discorso che poneva l’inizio di nuovi rapporti fra gli Stati Uniti ed il mondo musulmano.

Trascorsi quattro anni, gli egiziani che erano presenti al discorso tenuto all’Università del Cairo si sentono delusi, un’impressione che si è rafforzata quando Obama, che ha avuto rapporti alterni con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyau, gli ha mostrato solidarietà durante la sua visita e ha sottolineato la profondità dei legami Usa-Israele.

“Se oggi vedessi Obama io direi: ‘cosa è successo’”, ha dichiarato Ahmed Samih, 34 anni, una delle tante persone che avevano gridato il loro sostegno ad Obama durante il suo discorso che puntava a modificare la percezione degli Stati Uniti così come si era venuta formando a causa delle guerre in Iraq e Afghanistan lanciate dal suo predecessore George W. Bush.

Obama era entrato in sintonia con molti dei suoi ascoltatori di allora, citando il Corano e chiedendo la fine di “un ciclo di sospetti e discordie” con il mondo musulmano.

Alcuni si erano convinti di essere stati testimoni della storia. Essi citavano la sua dura posizione rispetto agli insediamenti israeliani come un esempio del cambiamento avvenuto.

Il primo mandato di Obama aveva portato ad alcuni cambiamenti: le truppe americane avevano lasciato l’Iraq alla fine del 2011. Ma ha rappresentato anche una grande delusione per quelli che speravano in una revisione della politica degli Usa in Medio Oriente da loro vista a lungo squilibrata a favore di Israele.

Con la guerra civile che infuria in Siria, ed il mondo arabo completamente modificato dalle rivolte popolari sin dal 2009, molti degli ex sostenitori di Obama non hanno conservato la speranza di un cambiamento durante il secondo mandato. Il disordine generale ha “fatto sì che rendesse più profondi i rapporti strategici con Israele”, ha affermato Ezzat Ibrahim, un giornalista che aveva presenziato al discorso del 2009.

“Nuova intesa”

La delusione aumentò quando Obama, giunto in Israele, ricevette una calda accoglienza da parte di Netanyahu.”Si era stabilita una nuova intesa fra di loro”, ha detto Ibrahim. “Le persone erano molto deluse per questi calorosi rapporti”.

Questo sentire ha reso furiosi i palestinesi che hanno biasimato il collassare dei negoziati di pace sostenuti dagli Usa sul punto riguardante l’espansione delle colonie sui Territori Palestinesi occupati portata avanti dal dirigente israeliano.

Obama ha ricevuto, con scene che riportavano alla mente il Cairo, un’accoglienza entusiastica da parte degli studenti israeliani quando ha rivolto loro un discorso a Gerusalemme nella giornata di giovedì 21 marzo.

Egli ha invocato la pace, ma senza offrire alcuna idea su come far uscire i negoziati dal punto morto dove si trovano adesso.

E, nonostante la sua richiesta di uno sforzo concertato che assicuri uno Stato palestinese, i funzionari palestinesi non hanno notato alcun segno che mostrasse come Obama fosse pronto ad adottare una linea dura con Israele, un cambio di direzione rispetto al discorso del Cairo con il quale egli era stato visto fare pressioni ad Israele sugli insediamenti.

“Gli Stati Uniti non accettano di legittimare la continuazione dell’opera di colonizzazione da parte di Israele”, disse quel giorno. “E’ tempo che essi vengano  bloccati”, aggiunse.

“Io non vedo un grande presidente”

La dichiarazione incoraggiò la dirigenza palestinese a chiedere un blocco totale della costruzione di insediamenti, prima che ci fosse alcuna ripresa dei colloqui. Alcuni mesi dopo, gli Stati Uniti fecero pressione sui palestinesi perché iniziassero colloqui senza che ci fosse un congelamento delle colonie.

Riflettendo il tono più morbido, Obama ha affermato che questa continua opera di colonizzazione è “controproducente” per  la pace.

Egli si è anche attirato le critiche degli arabi per aver detto che è giunta l’ora, per il mondo arabo, di fare dei passi verso la normalizzazione dei rapporti con Israele, una concessione che gli arabi collegano ai progressi nei colloqui di pace.

Hassan Nafaa, un dottore in scienze politiche dell’Università del Cairo ha spiegato che “venire in Medio Oriente all’inizio del nuovo mandato potrebbe essere un buon segno, ma ascoltando il suo discorso, io non vedo un grande presidente o uno capace di fare grandi cose”.

Riponendo grandi speranze in Obama, Nafaa tornò in Egitto nel 2009 per assistere al suo discorso”. Le aspettative erano alle stelle – ha affermato -, questo era il genere di discorso che non eravamo abituati ad ascoltare da un presidente degli Stati Uniti”.

Ma quella percezione presto cambiò poiché Obama fu visto retrocedere fino ad arrivare ad una situazione di stallo con Netanyahu riguardo la costruzione degli insediamenti. “Obama ha  affrontato una prova difficile e ha fallito, e per me gli insediamenti sono la vera questione”, ha aggiunto Nafaa.

La politica verso Israele non è stato il solo campo dove Obama ha deluso la platea del Cairo. Avendo parlato del “governo del popolo e dal popolo”, Obama è stato criticato dai rivoluzionari egiziani per essere stato lento nel lasciar cadere il sostegno degli Usa al vecchio autocrate Hosni Mubarak durante la rivolta del 2011.

Ragia el-Halfy, 23 anni, ricorda come le persone fossero scoppiate in lacrime durante il discorso di Obama. “Sentivo che c’era la speranza in un reale cambiamento specialmente perché Obama veniva dopo l’era di Bush. Ma tutto è svanito così in fretta”, ha detto. “Non ha imposto ad Israele di bloccare gli insediamenti, non è passato all’azione”.

Traduzione per InfoPal a cura di Tito Cimarelli