L’annessione della Valle del Giordano. Israele controlla cibo e bevande dei palestinesi

Cisgiordania – PIC. All’inizio, Israele avvertì l’importanza economica e politica della Valle del Giordano e il suo governo stabilì un progetto per la sua occupazione negli anni ‘50 e,  dopo l’aggressione del 1967, il piano Allon ne ridisegnò i confini per rubarne le risorse.

La valle del Giordano rimase il “cesto di pane” della Palestina, un territorio ambito, con acque fresche sotterranee, adatto all’agricoltura sia durante l’estate, che durante l’inverno: l’occupazione vi stabilì oltre 32 insediamenti,  trasformando l’area in una zona militare per impedire il futuro di uno Stato palestinese.

La trasformazione della Valle del Giordano sotto la piena sovranità israeliana si traduce in un nuovo e completo controllo anche della sicurezza alimentare di milioni di palestinesi nella Cisgiordania occupata e di altre aree dipendenti dall’agricoltura e dai prodotti alimentari di questa area.

L’aspetto più importante per la sovranità alimentare israeliana è il controllo graduale delle risorse idriche sotterranee e del bacino del fiume Giordano, fondamentale risorsa palestinese: senza l’approvazione di Israele, per i palestinesi non ci sarà acqua da bere né per irrigare i campi.

Le statistiche ufficiali indicano che Israele ha imposto piena sovranità sull’88% dell’area della Valle del Giordano, tramite l’esercito e la promozione di insediamenti, che hanno colpito gli abitanti di 27 villaggi palestinesi, soggetti prima all’occupazione dal 1967 e poi all’espulsione. 

Sovranità alimentare.

L’area della valle del Giordano è di 720 mila dunum e le valli si estendono geograficamente a sud dalla città di Bessan fino a Safed a nord, da ‘Ein Gedi al deserto del Negev a sud, e dal centro del fiume Giordano fino alle pendici orientali della Cisgiordania a ovest.

La superficie dei terreni agricoli è di 280 mila dunum, che rappresentano il 38,8% dell’estensione totale della Valle del Giordano, in cui vi sono 27 mila dunum di terreni agricoli controllati da coloni.

Il dottor Razan Zuaiter, coordinatore generale dell’Organizzazione araba per la protezione della natura e presidente della Rete araba per la sovranità alimentare, sostiene che la maggior parte dell’area della Valle del Giordano sia stata occupata e che il piano di annessione miri a spostare la popolazione di 50 mila palestinesi su altri territori, la maggior parte dei quali sotto la piena sovranità israeliana.

“Il piano di annessione mira a dominare le risorse naturali, in particolare il bacino orientale, che è la più grande fonte di acque sotterranee della Cisgiordania, per soffocare la sicurezza alimentare dell’intera area”. Zuaiter ha stimato che il profitto dei 35 insediamenti nella Valle del Giordano sarebbe di circa 10 miliardi di dollari e, con la Valle del Giordano annessa, si concede la completa separazione della Giordania dalla Palestina e la cancellazione di qualsiasi contatto in futuro.

La Valle del Giordano ha una popolazione di oltre 65.000 abitanti, di cui solo 10.000 attualmente sono sotto il parziale controllo israeliano: adesso, inoltre, la minaccia è di un pieno dominio dell’occupazione e il conseguente rischio di sfollamento.

Il ministro israeliano dell’Ambiente, infatti, ha recentemente confermato che l’annessione includerà oltre il 60% di Jenin e delle aree circostanti, e che la prima fase dell’annessione includerebbe il 30% della Cisgiordania. 

Cliente dell’occupazione.

La Valle del Giordano è il paniere alimentare della Palestina e produce il 100% del fabbisogno di datteri della Cisgiordania, di banane e il 60% delle verdure, oltre a molti altri prodotti alimentari; il piano di annessione renderà quindi i palestinesi clienti dell’occupazione.

“Il trasferimento della piena sovranità alimentare a Israele aumenta il peso del consumatore palestinese e il sua alimentazione diventa così alla mercé dell’occupazione”, ha continuato Zuaiter.

Dalla firma dell’Accordo economico di Parigi del 1994, l’Autorità palestinese non è riuscita a modificare successivamente i termini o a beneficiare dei suoi aspetti positivi, mentre la lobby sionista è riuscita a rafforzare il suo dominio economico, insistendo sulla propria sicurezza alimentare.

Zuaiter ritiene che le aree della Valle del Giordano debbano essere sviluppate e che alcune soffrano di emarginazione agricola, di incendi dolosi  e di ripetuti attacchi ai già fragili raccolti agricoli. Le aziende nella Valle del Giordano, e in Palestina in generale, devono sostenere la commercializzazione dei propri prodotti e rivitalizzare la struttura agricola in terreni più fertili.

Aref Daraghmeh, un noto attivista per i diritti umani nella Valle del Giordano, afferma che la prospettiva del piano di annessione, in realtà, non si riflette in un modo nuovo sugli sviluppi della vita quotidiana dei palestinesi, e riassume in tre parole i principali obiettivi dell’occupazione nella Valle del Giordano: terra, acqua e confini. Secondo l’attivista, l’occupazione israeliana è sempre stata accompagnata da un’ampia e graduale diffusione dei coloni, che ha comportato la desertificazione delle terre palestinesi, secondo la  politica di demarcazione dei confini delle istituzioni israeliane. “Ciò che oggi sta accadendo qui ha in realtà delle radici molto antiche, gli insediamenti sono saliti a 36 e avamposti e i campi di addestramento dell’esercito stanno aumentando con il passare del tempo: l’accordo del secolo è quello di mettere gli ultimi ritocchi alla Valle del Giordano e imprigionarla dietro le porte israeliane. Per due anni, hanno istituito 4 nuovi insediamenti, ognuno dei quali contiene 400-500 mucche, minacciando i precedenti proprietari di bestiame, mentre gli l’esercito bruciava migliaia di acri e sradicava la nostra pastorizia”. 

Controllo economico e politico.

Gli accordi di Oslo avevano diviso in aree la Valle del Giordano, ma secondo le statistiche attuali, il 7,4% (85 km) è sotto l’Autorità palestinese, il 4,3% (50 km) rientra in un’area comune e l’88,3% (1.155 km) sotto il pieno controllo israeliano, ovvero la stragrande maggioranza della Valle.

Il trattato di Wadi Araba non ha reso giustizia alla Giordania né alla Valle del Giordano, concedendole un parte delle corso del fiume Giordano al completo controllo israeliano: un caso di sbilanciamento politico per eccellenza. Zuaiter sostiene pertanto che Israele abbia continuato a rubare le risorse dei bacini d’acqua del fiume, che le forze di occupazione, impediscano il possesso e il rinnovo di nuovi pozzi d’acqua ai palestinesi nella Valle del Giordano, e che i finanziatori stranieri emarginino e non sostengano gli agricoltori palestinesi.

Negli ultimi anni l’occupazione ha trasferito le esercitazioni dell’esercito dal Negev alla Valle del Giordano con l’obiettivo di terrorizzare la popolazione, sabotare le loro terre, tagliare le linee dell’acqua e distruggere la pastorizia e il bestiame quotidianamente.

Israele, inoltre, controlla oltre 400 mila dune con il pretesto di usare aree militari chiuse, ovvero il 55% della superficie totale della Valle del Giordano, in cui ha stabilito 90 siti militari dall’occupazione del 1967.

Ahmed al-Hailah, un ricercatore palestinese, afferma che l’inclusione della Valle del Giordano riveste una grande dimensione politica per qualsiasi futuro stato palestinese che voglia godere di risorse economiche a sostegno della propria popolazione e che qualsiasi progetto statale sarà di dimensioni ridotte, e quindi densamente meno popolato.

Lo stratagemma politico fa luce sull’importanza del Mar Morto come punto di riferimento turistico e risorsa economica per gli investimenti: si tratta di una presunta futura fonte di entrate che è stata trasferita al tesoro dell’occupazione, mentre si pone fine al più grande bacino idrico palestinese.

Al-Hailah ha dichiarato inoltre: “è impossibile per uno stato palestinese emergere senza la Valle del Giordano, perché perderebbe una risorse importante, la continuità geografica e priverebbe i palestinese dei loro vicini arabi storici, cioè i giordani. Ogni cosa sarebbe quindi soggetta al permesso di Israele, sotto lo scacco di un onere economico, politico e psicologico”.

Traduzione per InfoPal di Alice Bondì