L’anniversario dell’Operazione Piombo Fuso e la nascita del debunking

InfoPal. Di Lorenzo Poli. Il 27 dicembre 2008 iniziò l’Operazione Piombo Fuso, durante la quale l’esercito israeliano scatenò una serie di interventi militari contro Gaza con la scusa di “colpire duramente l’amministrazione di Hamas al fine di generare una situazione di migliore sicurezza intorno alla Striscia di Gaza, nel tempo, attraverso un rafforzamento della calma e una diminuzione dei lanci dei razzi, nella misura del possibile”.

Questa operazione militare e colonialista venne letta dai movimenti antimperialisti come un’invasione, una strage, una violazione dei diritti umani soprattutto per l’impiego di bombe al fosforo bianco. Moltissime organizzazioni per i diritti umani si mobilitarono, mentre altre, legate ad Israele, ne ovviarono il problema.

Il 22 gennaio 2009, Informazione Corretta, sito di debunking dichiaratamente sionista volto a “smontare le bufale su Israele” (in tempi ancora non sospetti), pubblicò una rassegna stampa dal titolo “Bufale al fosforo” (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=27720 ) in cui si confrontavano tre articoli della stampa, all’epoca alternativa, definiti “tre esempi di informazione scorretta per le accuse a Israele di aver utilizzato armi al fosforo durante l’operazione Piombo Fuso”.

Quelli presi di mira erano l’articolo di Sara Volandri dal titolo “Israele vuole impunità per le stragi a Gaza: censurati i nomi dei comandanti militari” pubblicato su Liberazione, periodico di Rifondazione Comunista; l’articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo “Le armi sporche usate a Gaza. Israele apre un’inchiesta”, pubblicato da L’Unità; e l’articolo de Il Manifesto dal titolo “Io, artigliere, ho usato il fosforo bianco”, che riportava le dichiarazioni dell’ufficiale israeliano Simcha Leventhal. Contro quest’ultimo articolo, Informazione Corretta scrisse: “Non veniva fornita nessuna indicazione circa la competenza del soldato a giudicare da una fotografia se è stata utilizzata un’arma al fosforo. Tanto meno viene messa in questione la veridicità delle fotografie in questione. Il quotidiano comunista beatamente ignora i molti falsi che durante il conflitto sono stati prodotti dalla propaganda antisraeliana, e che dovrebbero mettere sull’avviso, stimolando un maggiore senso critico”.

Chi faceva contro-informazione e dava uno sguardo altro su quello che stava avvenendo, era visto come un “comunista”, un “pacifista”, quasi come se fosse un insulto. Le loro posizioni erano delegittimate in partenza in quanto considerate notizie “per pacifisti” e “per comunisti”. A far luce sull’Operazione Piombo Fuso fu proprio Vittorio Arrigoni, giornalista che mandava i suoi reportage direttamente dalla Striscia di Gaza alla redazione de Il Manifesto. Nonostante la stampa nazionale, che inizialmente proponeva notizie dalle veline prodotte negli alberghi del giornalismo embedded, divenne molto difficile contraddire il lavoro di verità fatto da Vik sul territorio palestinese in quegli anni. Si accertò, infatti, che l’Operazione Piombo Fuso fu una grandissima violazione dei diritti umani in un territorio occupato in cui si usarono bombe al fosforo bianco contro i civili, mentre coloro che fecero disinformazione furono proprio quelli che si occupavano di stanare le bufale. Nell’anniversario dell’inizio dell’Operazione Piombo fuso è giusto che al debunking di Stato si attivino azioni di contro-debunking.

Il 27 dicembre 2008, l’occupazione israeliana condusse un’aggressione militare di tre settimane sulla Striscia di Gaza, uccidendo quasi 1.400 palestinesi, prevalentemente civili, e ferendone altre migliaia: un numero che non poteva essere ignorato.