L’Arabia Saudita rifiuta visto per pellegrinaggio a 200 abitanti di Gaza

Quds Press. Per i musulmani si avvicina l’appuntamento annuale che vede i credenti compiere il pellegrinaggio. Ad ogni paese viene riservato un numero limitato di visti da concedere ai cittadini che si iscrivono al sorteggio nazionale per effettuare il pellegrinaggio. Per tutti coloro che lo richiedono, viene eseguito un sorteggio e possono passare anni prima che il proprio nome venga selezionato.
Quest’anno però il meccanismo si è interrotto a causa dell’introduzione dello scanner per il controllo e la lettura dei codici del passaporti dei pellegrini.
Infatti questo nuovo meccanismo è stato testato sia sui pellegrini della Libia dell’Iraq che quelli della Striscia di Gaza. Il consolato saudita che dalla città di Alessandria in Egitto, concede i visti per i palestinesi, quest’anno ha introdotto per la prima volta l’uso dello scanner il quale leggendo il codice dei passaporti permette poi la concessione del visto per il pellegrinaggio.
Il consolato saudita ha rifiutato circa 400 richieste di visto ai soli residenti della Striscia di Gaza i cui nomi erano stati selezionati attraverso la lotteria. Solitamente dopo la prima selezione ne viene eseguita una seconda. In base alle testimonianze questa seconda operazione ha portato ad un ulteriore abbassamento del numero di nomi a cui dovevano essere concessi i visti. Il Ministero degli Awqaf (Ministero per gli affari islamici), il comitato di pellegrinaggio così come i proprietari delle aziende di pellegrinaggio e Umra, si sono rifiutati di commentare la questione nella speranza che venga risolta la crisi dei passaporti.
Mercoledì 9 settembre l’ultimo gruppo di pellegrini ha lasciato il Paese attraverso il valico di Rafah la cui apertura è stata concessa dalle autorità egiziane in via eccezionale per i pellegrini.
Il giornalista, scrittore ed analista Hisham Sakallah in un articolo pubblicato sul suo blog intitolato “Politica dei disordini”, ha criticato le metodologie usate dal ministero degli Affari islamici palestinese e dal Comitato di pellegrinaggio nell’affrontare la crisi dei visti, il loro silenzio e la loro accondiscendenza riguardo a ciò che l’ambasciata Saudita ha affermato oltre che all’introduzione dello scanner.
Il blogger ha parlato anche dell’esistenza di un giro di corruzione che vede i responsabili sfruttare questa situazione a loro vantaggio. I nomi che non hanno ottenuto il visto vengono sostituiti con altri nomi diversi da quelli registrati e stimati.
Per ciò che concerne l’uso dello scanner, il blogger nel suo articolo sostiene che questo è stato usato come una scusa, oltretutto non giustificabile in quanto i codici non letti dall’apparecchio possono essere inseriti manualmente. Il giornalista continua la sua analisi dei fatti definendo l’accaduto “un grande caos”, e che ha provocato non poco scompiglio a tutti coloro che da anni aspettano che i loro nomi vengano selezionati nella lotteria e che si erano già preparati per compiere il loro pellegrinaggio.
Hisham Sakalla ha sottolineato che quanto è accaduto è uno scandalo è i responsabili dovrebbero affrettarsi per trovare una giusta soluzione. Nel suo articolo il giornalista riporta la testimonianza di un cittadino palestinese il quale sostiene che più di 140  persone si sono ritrovati iscritti al posto di coloro a cui non sono stati concessi i visti. Le vittime di questa ingiustizia non hanno trovato nessun ufficio a cui potersi rivolgere per chiedere assistenza. Questo, mentre ad altri è stata promessa la possibilità di recarsi in pellegrinaggio malgrado non si fossero registrati per la selezione. I posti vacanti quindi vengono concessi ai ricchi, ciò in modo da non perdere i posti concessi agli abitanti della Striscia di Gaza. La domanda che il blogger si pone, riguarda gli amministratori. Questi si recano in Arabia Saudita un mese prima della data di inizio del pellegrinaggio. Quale è il loro effettivo ruolo per cui ricevono uno stipendio ed altre ricompense? Le vittime di questa truffa hanno espresso la loro rabbia riconoscendo nel ministero degli Affari islamici e nella Commissione per il pellegrinaggio gli unici responsabili di questo dramma.
Traduzione di Asmaa Aboulabil