Larudee: Israele sta perdendo consenso negli Usa

Assisi. Di Angela Lano.

Paul Larudee, fondatore del movimento per rompere l’assedio di Gaza via mare, tra gli organizzatori della Global March to Jerusalem – Gmj, e membro delle Freedom Flotilla 1 e 2 per Gaza, risponde alla domanda della nostra redazione sui “cambiamenti nell’assedio di Gaza” con una battuta: “Un grande cambiamento! Gaza è diventata una potenza industriale che esporta prodotti dovunque in Europa. Purtroppo non è vero: il governo egiziano sta ancora osservando le istruzioni degli Usa, che a loro volta seguono quelle di Israele: il risultato è che il valico di Rafah è ancora chiuso.

“Il presidente egiziano Mohammed Mursi ha assicurato il segretario di Stato Hillary Clinton che avrebbe rispettato tutti gli accordi presi dal regime di Mubarak con Israele. Certo, sono possibili dei cambiamenti, ma al momento non li vedo.

“C’è anche un interesse ‘palestinese’ e arabo alla chiusura del valico: le situazione a Gaza è diventata un business per molti”.

Cosa si può fare per aiutare la popolazione di Gaza, visto il permanere della chiusura del valico e il fallimento delle Freedom Flotillas?

“E’ un problema. Si possono mandare aiuti umanitari attraverso i valichi israeliani e egiziano, se Israele e l’Egitto lo permettono. Se Israele ci vede del lucro permette l’ingresso di merci a Gaza, ma bisogna pagare molte persone che facilitano le trattative. Tuttavia, non è il tipo di aiuto che io propongo. Lo rifiuto perché per dare aiuti a Gaza si danno soldi a Israele.

“Un altro modo è sostenere la resistenza, trovare e creare modalità per contrastare l’occupazione.

“Ma ora, comunque, è tutto più difficile a causa della crisi siriana e dei cambiamenti nel mondo arabo. C’è molta disunità, e persino i palestinesi sono divisi”.

Come analizza l’attuale crisi in Siria?

“La crisi siriana è anche un modo per distrarre l’attenzione dalla Palestina. E molto di più. Quando gli arabi si uccidono tra di loro, per Israele va molto bene, perché non deve farlo lei.

“Inoltre gli Usa e Israele sono interessati a rompere l’alleanza tra Siria, Hezbollah e Iran. Se cade la Siria si indebolisce il fronte della resistenza.

“I combattimenti in Siria continueranno per anni. L’intervento diretto di Usa e Nato non verrà permesso dalla Russia e dalla Cina, quindi ci sarà conflitto a lungo. E ovviamente il più contento sarà Israele, non tanto gli Usa.

“Dal punto di vista di Israele, più si guarda alla Siria meno attenzione si darà alle politiche israeliane, ciò significa che potranno espellere i palestinesi più velocemente, ebraicizzare Gerusalemme, e ridurre drasticamente le aree palestinesi della Cisgiordania.

“Dobbiamo sostenere i cambiamenti in Siria. Tuttavia, la questione non è quanta democrazia c’è in Medio Oriente, ma quanto i Paesi obbediscano alle direttive. Il problema con Assad e Iran non è se sono democratici ma se hanno seguito gli ordini Usa, e loro non li hanno seguiti. Con l’intervento esterno in Siria il rischio forte è di trascinare il Paese in una guerra settaria”.

Qual è il ruolo di Israele nella destabilizzazione del Medio Oriente?

“Israele investe molto denaro, donato dagli Usa, per sostenere governi che a sua volta la sostengano. Questo vale sia per gli Usa sia per l’Europa che per certi Paesi arabi.

“Se vuoi darti alla politica negli Usa riceverai la visita di emissari israeliani, e dovrai rendere loro visita. Se ti trovano adatto a loro ti daranno volontari per la tua campagna, e pure donazioni in denaro. Dopo che vieni eletto, soprattutto al Congresso Usa o in altri ambiti politici importanti, avrai bisogno di gente per il tuo ufficio, e loro ti forniranno del personale. Hanno la loro lobby che lavora affinché tu possa lavorare per il loro interesse. E se ti rifiuti, aiuteranno altri nelle prossime elezioni. E’ un circolo vizioso. E’ una mafia come tante altre.

“Israele è una potenza imperialista, e intendo il sionismo in generale. Per definizione sono dei colonialisti imperialisti. Sono un progetto coloniale che non appartiene a uno Stato particolare. Le connessioni imperialiste sono cambiate negli ultimi tempi. Alcuni sostengono che l’imperialismo israeliano controlla gli Usa sulle questioni mediorientali. Altri che sono gli Usa a manovrare Israele. L’imperialismo americano controlla i governi dovunque ma con Israele è diverso: è un caso unico. Le due realtà, Israele e gli Stati Uniti, sono interconnesse”.

Il mondo arabo sembra piuttosto diviso, anche sulle strategie da usare per sostenere la Palestina…

“Sì, e anche gli stessi palestinesi sono divisi. Il concetto di ‘nazione’ palestinese è molto recente, e non è un loro interesse primario. Gli israeliani sono stati vincenti nel dividere il popolo palestinese:  ’48, Cisgiordania, Striscia di Gaza; diaspora; beduini, drusi, cristiani e musulmani, ecc.”

Così Israele vince…

“No. Sono ottimista. A poco a poco gli americani si stanno svegliando. Negli ultimi anni molte cose stanno cambiando. Molti giovani ebrei americani non sono più fedeli a Israele. C’è una consapevolezza di aver combattuto guerre e speso soldi per Israele, e questa consapevolezza le farà perdere potere.

“Un cambiamento negli Usa provocherà cambiamenti dovunque. Quindi sono ottimista e faccio tutto ciò che posso per far sapere ai miei concittadini che Israele non è il posto giusto dove investire. C’è un’organizzazione, Jewish voice for peace, che sta crescendo molto. Molti di loro sono ebrei anti-sionisti o non-sionisti. Al-Awda negli Usa si sta molto allargando, a livello di adesioni. La voce dei palestinesi nei mezzi di comunicazione è molto più presente di prima, perché la gente lo chiede. Inoltre, Israele sta perdendo i propri ebrei, che se ne vanno via quando possono”.