Beersheba-Ma’an. Fonti locali hanno riportato che mercoledì delle ruspe, sotto la sorveglianza armata dell’esercito israeliano, hanno demolito due case nei villaggi beduini di Hura e Khashem Zanna nel deserto del Negev. L’Autorità israeliana per la terra (ILA) non ha commentato l’episodio.
Queste demolizioni fanno parte dei continui tentativi di allontanare dalla zona le comunità beduine palestinesi. All’inizio del mese, la Knesset, il parlamento israeliano, ha ripreso al vaglio il piano Prawer, accantonato nel 2013, che prevede, appunto, l’espulsione forzata di decine di migliaia di Beduini palestinesi.
Il piano era stato approvato dal governo nel 2011 tra le manifestazioni dei Palestinesi e le critiche da parte israeliana e internazionale, ed era stato sospeso nel 2013.
In seguito, è stato reintrodotto dal ministro per l’Agricoltura Uri Ariel. In marzo, infatti, il suo partito, Habayit Hayehudi (Focolare Ebraico) aveva posto come condizione per l’adesione alla coalizione del governo di Benjamin Netanyahu la reintroduzione del piano.
Gli abitanti di Hura e Khashem Zanna appartengono alla comunità palestinese del Negev che conta circa 160.000 Beduini. Secondo l’Associazione israeliana per i diritti civili, oltre la metà di questi vive in villaggi non riconosciuti. Il governo si rifiuta di fornire loro le infrastrutture e di accoglierli sotto una sua giurisdizione municipale.
Intere comunità hanno ricevuto ordini di demolizione, mentre altre si vedono negati i servizi di base.
Secondo l’ONU, il 70% delle comunità beduine è composto da rifugiati che sono stati costretti ad abbandonare le loro terre in seguito alla costituzione dello stato israeliano nel 1948.
Traduzione di Silvia Durisotti