Le bombe a grappolo? Superate, parola di Peres.

Da www.ilmanifesto.it

Le bombe a grappolo? Superate, parola di Peres
Armi non-intelligenti? Antiche. In Israele si parla sempre più di laser, nanotecnologia, innovazione. E nei prossimi mesi si fa la spesa
Annalena Di Giovanni
L’uso massiccio di cluster bomb, adesso sotto il tiro incrociato di organismi internazionali e forze diplomatiche, non ha mancato di sollevare indignazione anche in Israele. L’«esercito più morale del mondo», per usare una espressione del capo di stato maggiore Dan Halutz, comincia ad attirarsi critiche anche in patria proprio per l’uso di queste micidiali munizioni, da mesi oggetto di sussurrate ammissioni circa l’uso in Libano, e di indignati dinieghi. Ma i cori di indignazione potrebbero essere propedeutici a un altro genere di scenari: le «dumb munitions», le bombe non-intelligenti, le cui scorte sono state esaurite scaricandole sul territorio libanese, sarebbero tecnologia superata. E ora, per la difesa israeliana, è tempo di rifare la spesa.
Mercoledì, il mistro della difesa Amir Peretz ha chiesto e ottenuto alla Knesset un taglio alla spesa pubblica di 458 miliardi di dollari, che andrebbero a coprire le spese di guerra. La richiesta è passata tempestosamente, dopo che proprio il partito laburista ha dovuto sostituire in fretta tre suoi parlamentari per raggiungere la maggioranza. 458 miliardi sono comunque ben lungi dalla «doppia finanziaria» (una civile ed una di guerra) che sarebbe nei piani di Olmert ma soprattutto non copre ancora le reali richieste del laburista Peretz, che da una settimana chiede un ulteriore investimento di 20 miliardi di dollari tutti in spese militari (in campagna elettorale aveva promesso di tagliarle di 10 miliardi).
E adesso che la guerra non è stata del tutto vinta e che tutti ammettono che l’esercito israeliano non era pronto, e che la difesa del territorio nazionale non è stata efficiente, che qualcosa va rivisto, ecco che arrivano i progetti. Le guerre sono cambiate: cambino le nostre risorse. A dirlo è il navigato politico Shimon Peres, ieri in Italia, che dopo aver fatto per anni gli acquisti sia per quanto riguarda l’esercito che per gli stanziamenti di ricerca militare, ha tracciato sul quotidiano israeliano Haaretz le piste del futuro. In un lungo testo, significativamente intitolato «Aggiornare la guerra e privatizzare la pace», Peres ha cercato ieri di rendere cosa quotidiana, possibile e necessaria il ribaltamento del discorso bellico: gli eserciti regolari non sono più che un aspetto marginale delle guerre, non siamo più attrezzati per difenderci. Lo spazio urbano va ripensato, decentrato, per non offrire bersagli facili al nemico. Bisogna investire in nuove tecnologie come laser, radar, nanotecnologia, rivalutare il potere deterrente di Israele grazie ad armi del tutto nuove.
Il discorso quasi «pedagogico» di Peres, che sembra quasi voler educare i propri lettori ad accettare un cambiamento epocale ed urgente degli arsenali nazionali, arriva in un momento di forti ripensamenti per quanto riguarda la capacità militare israeliana. Infatti era di appena tre giorni fa la notizia di un possibile appalto alla Northrop Grumman per «blindare» con il laser i cieli israeliani. L’attenzione sarebbe rivolta ai sistemi d’arma a energia diretta, capaci di localizzare qualsiasi forma di razzo o missile e neutralizzarne la capacità offensiva. Il raggio ad energia diretta, a laser o a microonde, (vedi il manifesto del 12 agosto e il documentario realizzato da rainews 24 «Guerre stellari in Iraq»), sostituirebbe all’impatto fisico di un corpo contro un altro corpo, quello di un corpo contro un fascio di energia che viaggia a una velocità superiore al suono. Con un costo infinitamente minore a quello di un tradizionale missile, del costo medio di 500mila dollari: soltanto 3mila dollari per ogni «tiro».
Gli ufficiali dell’esercito israeliano, che non vedono di buon occhio l’impatto che una simile rivoluzione avrebbe sulla classe militare nel suo complesso (basterebbero pochi tecnici e qualche drone a soppiantare piloti e fanteria), ne criticano ampiamente l’uso, sostenendo che qualche innovazione sulle testate missilistiche sarebbero più che sufficienti, magari con un appalto alla Raytheon, industria produttrice di radar anti-missile.
Ma la verità è che il sistema della Northrop Grumman sarebbe già pronto entro 18 mesi, e per giunta già pagato per due terzi. Perchè? Perchè da anni Israele e Stati uniti già ci lavoravano congiuntamente
.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.