Le Forze Esecutive ammettono un 'uso limitato della forza', ma negano di tenere prigionieri 120 militanti di Fatah: 'Si tratta di persone che hanno commesso crimini'.

Da quando Hamas ha preso il potere nella Striscia di Gaza, a giugno di quest’anno, rovesciando i piani golpisti di un’ala di Fatah controllata da Mohammad Dahlan, le Forze Esecutive sono state spesso accusate dai mezzi di informazione di far uso di metodi violenti e coercitivi ai danni di militanti di Fatah.

Oggi, in un’intervista pubblicata dal quotidiano di Gaza, Al Yawmiyya, vicino al governo Haniyah, un leader delle Forze Esecutive di Hamas, Jamal Jarrah, ha dichiarato: "Noi cerchiamo di ridurre le violazioni e di evitarle attraverso l’addestramento dei nostri membri".

Per ciò che riguarda il ricorso alla tortura, nelle prigioni di Gaza, Jarrah ha affermato: "Ci sono stati alcuni casi minori, che abbiamo ammesso, ma condanniamo tutte queste pratiche. Le FE hanno creato comitati di indagine per investigare su tutte le violazioni".

Jarrah ha tuttavia negato che ci siano 120 membri di Fatah nelle prigioni della FE: "Ciò non corrisponde al vero. Non ci sono prigionieri di Fatah. Se ci sono, si tratta di detenuti per crimini commessi e non per ragioni politiche.
Ogni arresto di membri di Fatah è dovuto a crimini, e non perché essi appartengano al quel partito. Hanno violato la legge o attaccato le FE".

Per ciò che riguarda l’ingresso delle Forze Esecutive all’interno dei servizi di sicurezza nazionali, Jarrah ha respinto ogni possibilità, sottolineando che il ruolo delle FE è legato allo sviluppo di accordi politici tra le fazioni.

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