Le forze israeliane consegnano ordini di demolizione punitiva a 4 famiglie palestinesi

Ramallah-Ma’an. Quattro famiglie palestinesi sono state informate che per le loro case sono previste imminenti demolizioni punitive, secondo le copie degli ordini ottenuti da Ma’an, anche se non sono stati addebitati illeciti, dopo che i loro parenti sono stati uccisi o imprigionati dalle forze israeliane, in due differenti attacchi mortali contro le forze israeliane.

Le forze israeliane hanno fatto irruzione nella cittadina di Deir Abu Mashaal, nel distretto di Ramallah, nel centro della Cisgiordania occupata, martedì mattina presto, assalendo tre case appartenenti alle famiglie dei giovani che sono stati uccisi dopo aver portato a termine un attacco nella Gerusalemme Est occupata che ha ucciso un poliziotto israeliano.

Subito dopo l’attacco del 16 giugno, le autorità israeliane hanno adottato delle misure punitive contro le case dei presunti aggressori – Baraa Ibrahim Saleh, 18 anni, Adel Hassan Ahmad Ankoush, 18 anni, e Usama Ahmad Ata, 19 anni –preparandosi a demolirle.

Secondo il Centro Palestinese per i Diritti Umani, le 22 persone della famiglia dei tre giovani, rimarranno senza casa a causa delle demolizioni punitive.

Nel frattempo, durante un attacco militare nella città di Silwad, sempre nel distretto di Ramallah, i soldati israeliani hanno consegnato un ordine di demolizione alla famiglia di Malik Ahmad Hamid, che è stato colpito, ferito e detenuto dopo aver effettuato un presunto attacco di speronamento con l’auto il 6 aprile, ad un incrocio vicino all’insediamento israeliano illegale di Ofra, che ha ucciso un soldato israeliano.

 

Alle famiglie è stato concesso il termine delle 16.00 di giovedì 6 luglio, per presentare appello contro gli ordini.

Un portavoce dell’esercito israeliano ha detto a Ma’an che stavano esaminando le relazioni delle demolizioni.

La consegna degli ordini è avvenuta dopo che le famiglie e le più ampie comunità di Deir Abu Mashaal e Silwad erano già state sottoposte a una serie di azioni di rappresaglia di “routine” a seguito degli attacchi mortali, denunciati dai gruppi per i  diritti come “punizione collettiva”.

Quattro Palestinesi sono stati arrestati durante l’attacco del 16 giugno a Gerusalemme, tra cui la madre e il padre di Adel Ankoush, dopo aver parlato della morte del loro figlio ed essere  accusati di “incitamento”.

Inoltre, un Palestinese di Gerusalemme è stato arrestato, col sospetto di aver portato i tre Palestinesi dalla Cisgiordania Occupata a Gerusalemme; un altro uomo della zona di Ramallah è stato arrestato per presunto coinvolgimento nella pianificazione dell’attacco.

Le autorità israeliane hanno continuato ad attuare politiche restrittive nei confronti dei Palestinesi di Deir Abu Mashaal, posta sotto un blocco militare subito dopo l’attacco, secondo quanto riferito la settimana scorsa dalla ONG israeliana B’Tselem.

“Questa forma automatica di rappresaglia è diventata una politica per i militari, in un abuso cinico del potere di maltrattare i civili”, ha detto B’Tselem.

Ai membri della famiglia dei presunti aggressori sono stati revocati i permessi di lavoro israeliani, 50 di loro lavoravano in Israele.

Circa 250.000 Palestinesi che avevano ricevuto i permessi di ingresso a Gerusalemme e in Israele, per far visita alle loro famiglie durante il Ramadan, se li sono visti revocare a seguito dell’attacco.

I corpi dei tre presunti aggressori continuano a essere trattenuti dalle autorità israeliane: Israele è noto per rifiutare il rilascio delle salme palestinesi alle loro famiglie per lunghi periodi di tempo, a seguito di attacchi, sostenendo che i funerali dei “martiri” – i Palestinesi uccisi dalle forze israeliane – incoraggiano l’”incitamento” contro lo Stato israeliano.

Nel frattempo, in risposta allo speronamento mortale, a seguito del quale Hamid è stato imprigionato, le forze israeliane hanno arrestato due dei suoi familiari a Silwad, hanno sequestrato 40.000 shekel (10.970 dollari) come  “fondi terroristici” e hanno revocato i permessi di lavoro a parenti di Hamid.

Un avvocato dell’Associazione dei Prigionieri palestinesi che ha visitato Hamid ha riferito che il detenuto è stato aggredito e spogliato durante gli interrogatori nel noto centro di detenzione del Russian Compound.

B’Tselem ha inoltre documentato una serie di misure di punizione collettiva che sono state adottate sui 10.000 residenti di Silwad, tra cui l’installazione di blocchi stradali, restrizioni alla circolazione, ispezioni arbitrarie dei residenti e incursioni a tarda notte.

“I militari turbano la vita di oltre 10.000 persone che non hanno fatto nulla di sbagliato ma sono sospettati di illeciti. Questa disgregazione della vita quotidiana è moralmente e legalmente indifendibile e si basa interamente su una politica di violenza che sfrutta cinicamente l’autorità militare per abusare e intimidire una popolazione civile”, ha scritto il gruppo.

L’esercito ha anche adottato misure per la casa di Hamid a Silwad in vista della demolizione punitiva.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accelerato le demolizioni punitive nel tentativo di “dissuadere” gli attacchi effettuati da Palestinesi dall’inizio di un’ondata di violenza in tutto il territorio palestinese occupato alla fine del 2015.

La misura è giunta malgrado le passate raccomandazioni di un comitato militare israeliano secondo cui la pratica non avrebbe fermato gli attacchi. B’Tselem ha condannato la pratica delle demolizioni punitive delle case e la revoca del permesso di lavoro come “vendetta sanzionata dal tribunale” effettuata contro i membri della famiglia che non hanno commesso crimini, e che rappresentano punizioni collettive.

Ordine contro la famiglia Saleh (consegnato all’avvocato Labib Habib).

Oggetto: annuncio dell’intenzione di confiscare e demolire una casa

  1. Il comandante delle forze israeliane in Giudea e Samaria (Cisgiordania occupata) in qualità di comandante militare ai sensi dell’articolo 119 della legge sulla difesa (emergenza) del 1945, e in conformità con ogni altra legge e legislazione in materia di sicurezza, annuncia qui la sua intenzione di confiscare e demolire l’intero edificio a Deir Abu Mashaal (le coordinate sulla foto aerea allegata sono 3542389/695310). L’edificio appartiene al terrorista Baraa Ibrahim Muhammad Saleh, carta d’identità n° 403877634.
  2. Questa procedura è stata presa perché i suddetti hanno partecipato ad un complicato attacco comprendente sparatorie e pugnalate, il 16 luglio 2017 (sic), durante il quale fu ucciso l’ufficiale di polizia Hadas Malka.
  3. Nel caso in cui si desideri presentare appello o obiezione contro questa intenzione, è necessario consegnare le vostre richieste per iscritto al comandante delle forze israeliane prima del 6/7/2017 alle ore 16.00 tramite l’ufficio pubblico di denuncia presso l’ufficio del comando centrale (con e-mail e numero di telefono).
  4. È necessario allegare documenti e altre prove che supportano le vostre richieste.

(Nelle immagini qui sotto: ordine di demolizione consegnato alla famiglia del 18enne Baraa Saleh; ordine di demolizione consegnato alla famiglia di Malik Hamid).

Traduzione di Edy Meroli