Le indagini dei principali media statunitensi sull’omicidio di Abu Aqleh confermano ciò che i Palestinesi hanno sempre sostenuto

La giornalista di al-Jazeera Shireen Abu Aqleh è stata uccisa da un proiettile alla testa sparato da un soldato israeliano mentre copriva un attacco dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale occupata.

Ramallah-Wafa. Di Khaled Tayeh. Sono passati più di 40 giorni da quando la Palestina ha perso una delle donne più influenti, importanti e impegnate nel campo del giornalismo e dei media per colpa di un assassino a sangue freddo noto per commettere atrocità senza alcuna responsabilità.

L’11 maggio, mentre copriva un assalto dell’esercito israeliano al campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata, Shireen Abu Aqleh, 51 anni, giornalista palestino-americana di Gerusalemme che lavorava per Al Jazeera, è stata uccisa da un proiettile alla testa sparato da un soldato israeliano.

Il tragico omicidio di Abu Aqleh ha sconvolto i Palestinesi di tutto il mondo perché era considerata un’icona del giornalismo e una veterana che aveva lavorato per oltre 25 anni per Al Jazeera, occupandosi del conflitto israelo-palestinese.

Per i Palestinesi è stato chiaro fin dall’inizio che Abu Aqleh era stata uccisa da colpi d’arma da fuoco israeliani. Anche il produttore di Al Jazeera, Ali Samoudi, era stato ferito da un proiettile alla schiena nello stesso luogo, e ciò mostra un attacco diretto e deliberato contro i giornalisti. Tuttavia, Israele si era affrettato ad emettere accuse sostenendo che Abu Aqleh “avrebbe potuto essere stata uccisa da un proiettile sparato da uomini armati palestinesi”.

Dei dirigenti israeliani hanno affermato che i soldati israeliani si stavano scontrando con uomini armati palestinesi nel momento in cui è stata colpita Abu Aqleh, e ciò suggeriva che poteva essere stata uccisa da colpi d’arma da fuoco palestinesi; un’affermazione che in seguito è stata decisamente confutata dalle indagini palestinesi e statunitensi.

Il primo ministro israeliano uscente, Naftali Bennett, ha postato su Twitter, il giorno dell’omicidio di Abu Aqleh, che “Palestinesi armati” avevano ucciso la giornalista, sostenendo anche che “le informazioni erano state raccolte” in loco.

“Secondo le informazioni che abbiamo raccolto, sembra probabile che Palestinesi armati – che in quel momento stavano sparando indiscriminatamente – siano responsabili della sfortunata morte della giornalista”, ha twittato.

Le autorità israeliane in seguito hanno chiesto al governo palestinese di condurre un’indagine e un’analisi congiunte di quanto accaduto, cosa che i Palestinesi hanno fermamente respinto sin dall’inizio.

Il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ha sottolineato che coloro che falsificano la storia del “nostro popolo e rubano la sua terra sono capaci di adottare una narrazione falsa”, sottolineando che non ci si può fidare di Israele.

“Ci siamo rifiutati di condurre un’indagine congiunta o di consegnare il proiettile a Israele e gli chiediamo di consegnare il fucile che ha assassinato Abu Aqleh”, ha dichiarato.

Il ministero degli Esteri palestinese ha annunciato di aver chiesto formalmente alla Corte Penale Internazionale (CPI) di indagare sull’omicidio di Abu Aqleh per ritenere Israele responsabile dei suoi crimini di guerra in Palestina, e precisamente dell’omicidio mirato di giornalisti. Anche il Pubblico Ministero palestinese ha avviato le proprie indagini.

Dopo un’indagine approfondita, giorni dopo, il Procuratore capo palestinese, Akram Khatib, ha dichiarato durante una conferenza stampa presso la sede presidenziale a Ramallah, che sulla base del rapporto della pubblica accusa sull’uccisione di Abu Aqleh, è ​​stato stabilito che la nota giornalista è stata uccisa da un un proiettile perforante sparato direttamente alla sua testa da un cecchino israeliano.

Ha aggiunto che, secondo il rapporto, è stato stabilito che un cecchino israeliano ha sparato direttamente un proiettile alla testa di Abu Aqleh mentre tentava di scappare, sebbene indossasse un casco e un giubbotto chiaramente contrassegnati dalla scritta “STAMPA”.

I più importanti giornali statunitensi hanno avviato le proprie indagini e rapporti, raccogliendo prove, video, live streaming e citando interviste con testimoni oculari, solo per scoprire quello che avevano detto i Palestinesi dal giorno in cui Abu Aqleh è stata assassinata: che lei è stata deliberatamente colpita e uccisa da colpi d’arma da fuoco di un cecchino israeliano.

La CNN ha affermato che un’indagine condotta sull’episodio “offre nuove prove – inclusi due video della scena dell’uccisione – che non c’era alcun combattimento attivo, né militanti palestinesi, vicino ad Abu Aqleh nei momenti precedenti la sua morte”.

Ha aggiunto che i video ottenuti dalla CNN, “corroborati dalla testimonianza di otto testimoni oculari, un analista audio forense e un esperto di armi esplosive, suggeriscono che Abu Aqleh sia stata colpita a morte in un attacco mirato da parte delle forze israeliane”.

L’Associated Press ha anche affermato che “quasi due settimane dopo la morte della nota giornalista palestino-americana di Al Jazeera, una ricostruzione dell’Associated Press sostiene le affermazioni delle autorità palestinesi e dei colleghi di Abu Aqleh secondo cui il proiettile che l’ha uccisa proveniva da un’arma israeliana”.

La scorsa settimana, il Washington Post ha pubblicato la propria indagine che suggerisce che la corrispondente uccisa sia stata ammazzata da un soldato israeliano, citando numerose interviste con testimoni oculari ed esaminando una serie di video, inclusi video in diretta che erano stati trasmessi in streaming al momento dell’assassinio, e di analisi audio.

Il Post ha continuato a contestare le affermazioni israeliane secondo cui era in corso uno scambio di colpi d’arma da fuoco tra le forze israeliane e uomini armati palestinesi quando Abu Aqleh è stata uccisa o che c’era un uomo armato tra i giornalisti e un soldato ha aperto il fuoco nella sua direzione.

Più di recente, il New York Times ha pubblicato un rapporto investigativo intitolato: “L’uccisione di Shireen Abu Aqleh: seguire le tracce di un proiettile in un convoglio israeliano”, e ha affermato che il proiettile che ha ucciso Abu Aqleh molto probabilmente è stato sparato da un soldato di un’unità delle forze speciali .

Il NYT ha aggiunto che “le prove esaminate dal Times hanno dimostrato che non c’erano Palestinesi armati vicino a lei quando le hanno sparato. Ciò contraddice le affermazioni israeliane secondo le quali, se un soldato l’ha uccisa per errore, era perché aveva sparato a un uomo armato palestinese”.

Nonostante tutti i rapporti pubblicati da questi prestigiosi giornali, Israele non ha ancora avviato la propria indagine sull’omicidio di Abu Aqleh.

Il ministro degli Affari Esteri e degli Espatriati, Riyad Malki, ha affermato che l’assassinio di Abu Aqleh andrà ad aggiungersi ai crimini di guerra commessi dall’occupazione israeliana.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli