Le mire di Israele sull’Egitto post-Mubarak

Di Khalid Amayreh

Palestine.info

E’ molto chiaro che Israele è estremamente preoccupato per la direzione che le rivoluzioni arabe potrebbero prendere rispetto allo Stato dell’apartheid, soprattutto per il suo progetto di pulizia etnica nei confronti del popolo palestinese.

Durante la recente rivoluzione egiziana che ha deposto il tiranno Hosni Mubarak, Israele e i suoi tentacoli sionisti e massonici in Europa e nel Nord America hanno fatto pressione sui gruppi governativi affinché questi facessero tutto il possibile per proteggere e mantenere il regime decadente di Mubarak, ma ovviamente invano.

Dietro le quinte, gruppi israeliani e sionisti hanno arruolato il Congresso statunitense e la Casa Bianca per sollecitare e spingere le forze armate egiziane a sopprimere violentemente e perfino a reprimere le intense proteste che in tutto l’Egitto domandavano la libertà e la liberazione dalle grinfie del regime sionista fantoccio.

I dirigenti israeliani, infatti, che non perdono occasione per farfugliare a proposito di democrazia e dei suoi valori supremi, sarebbero stati entusiasti di vedere le forze di sicurezza del regime egiziano, le baltajiya o teppisti professionisti, comportarsi in modo simile a come hanno agito negli ultimi giorni mercenari e criminali del dittatore libico Muammar Qaddafi, che hanno massacrato dei dimostranti pacifici che chiedevano la libertà.

Ciononostante, è apparso chiaro sin dall’inizio che il potere del popolo egiziano alla fine avrebbe prevalso e che l’esercito stesso, con i suoi calcoli complicati, non sarebbe stato in grado di realizzare certe cose, come richiesto o desiderato da Washington o dal vero capo sionista, 8000 chilometri a est.

Finalmente, i criminali sionisti a Tel Aviv si sono dovuti rassegnare al fatto che Mubarak e il suo regime sarebbero stati gettati nella pattumiera della storia e che l’uomo o gli uomini israeliani al Cairo non sarebbero rimasti al potere.

Sì, per il momento l’esercito è ancora al potere, cosa che probabilmente regala ai supremacisti sionisti una certa consolazione, sebbene temporanea. Tuttavia è evidente che la nuova alba è sorta al Cairo e che questa rinascita non è gradita da Israele. Di fatto i nuovi futuri governanti egiziani odiano Israele e il Sionismo e considerano lo stato sionazista come un nemico reale e malvagio, puro e semplice.

Ma ciò non significa che i sionisti e i loro alleati abbiano rinunciato. I propagandisti sionisti da Washington a Tel Aviv mettono in guardia sui Fratelli Musulmani egiziani e sulla necessità di escludere questi islamisti moderati da qualsiasi governo post-Mubarak.

A dire il vero, questa richiesta è inammissibile e arriva proprio da un regime che raggruppa sotto la sua egida partiti espressamente fascisti, che attribuiscono uno status razzista e subumano alle persone che non aderiscono alla fede ebraica.

Perciò ci si sente offesi da un governo che non solo concede pieni diritti democratici a persone come Ovadia Yosef, ma permette alle stesse di diventare potenti artefici di nomine ed elezioni dell’arena politica israeliana.

Per chi non conosce Yosef, si tratta del mentore religioso del partito fondamentalista Shas, che conta centinaia di migliaia di discepoli e sostenitori a sua disposizione. Shas è anche un partner di coalizione chiave nel governo israeliano.

Qualche mese fa, Yosef è stato citato affermare che tutti i non ebrei nel mondo erano in realtà scimmie che l’Onnipotente ha generato esclusivamente per servire la razza superiore, le persone prescelte!

O guardiamo gli altri partiti politici rappresentati nel governo israeliano e nella Knesset. Come l’Unione Nazionale, Bayt Hayahudi o i molti altri gruppi politici giudeo-nazisti o quasi-nazisti che caratterizzano permanentemente l’istituzione politica israeliana, la quale adotta piattaforme politiche sfacciatamente razziste, oltre l’immaginario dello stesso Adolph Hitler e Joseph Stalin.

Secondo recenti sondaggi d’opinione in Israele, più del 50% degli israeliani pensava che i non-ebrei non dovessero godere di eguali diritti solo per il fatto di non appartenere alla comunità ebraica o ai Gentili.

Pochi mesi fa, il governo israeliano ha approvato una bozza di risoluzione che obbliga tutti i cittadini non-ebrei a giurare fedeltà allo stato di apartheid come nazione israeliana. I propagandisti e apologeti israeliani usano spesso lo stratagemma mediatico per rivendicare che Israele è uno stato ebraico e democratico. Si tratta di un gioco di cattivo gusto, poiché Israele non può essere talmudico e democratico allo stesso tempo, considerato che le leggi talmudiche e quelle democratiche sono antitetiche. E’ proprio una specie di ossimoro.

In considerazione di ciò, ci si domanda che diritto morale hanno questi arroganti delinquenti sionisti di chiedere a certi settori del popolo egiziano di rimanere esclusi dal processo democratico. E’ insolenza pura, arroganza e depravazione morale.

Senza dubbio il regime sionista continuerà a tenere d’occhio meticolosamente gli sviluppi in Egitto, per essere sicuro che i veri patrioti egiziani contrari al nazismo israeliano non occupino nessuna posizione influente all’interno del prossimo governo egiziano.

Secondo fonti attendibili, Israele sta facendo pressione su Washington per garantire che gli accordi sulla sicurezza tra lo stato di apartheid e l’Egitto rimangano esterni alla responsabilità di qualsiasi governo eletto.

Israele ha anche chiesto a Washington che facesse pressione su tutti i candidati presidente o primo ministro perché questi esprimano fedeltà al cosiddetto trattato di pace che l’ex Presidente egiziano Anwar Sadat ha firmato con l’ex primo ministro sionista Menachem Begin nel 1978.

Israele sta facendo pressione su Washington anche perché questo “neutralizzi” certi generali egiziani che hanno espresso riserva alle pretese americane in questo senso.

Dennis Ross, un ebreo americano veterano e fanatico, simpatizzante di Israele, ha incontrato recentemente vari attivisti ebrei-americani, comunicandogli che l’amministrazione Obama stava utilizzando al massimo la sua influenza per assicurare che il prossimo governo egiziano si astenga dall’adottare politiche o posizioni che possano essere viste come dannose per gli interessi israeliani.

Israele chiederà a Washington anche di garantire che le rivoluzioni arabe non provochino uno squilibrio violento tra le forze della moderazione (forze che asseconderebbero e coesisterebbero con il sionazismo) e le forze di resistenza.

Come per la causa palestinese, Israele sta di fatto intimorendo Washington perché metta in guardia Il Cairo dal manifestare qualunque attitudine positiva verso Hamas o Hezbollah. In realtà Israele vedrebbe di buon occhio che il nuovo regime egiziano seguisse le stesse politiche del precedente regime di Mubarak, le quali hanno perfezionato e rafforzato il blocco simil-nazista della Striscia di Gaza, ricattato e perfino obbligato il comando dell’OLP nella West Bank ad arrendersi al fatto compiuto di Israele.

Non c’è dubbio che una delle principali ragioni dietro la caduta del regime egiziano fosse il suo servilismo percepito verso le cerchie sioniste e l’alleanza non dichiarata, ma attiva, tra Mubarak e il regime sionazista contro i tormentati palestinesi, soprattutto nella Striscia di Gaza, dove, in effetti, il defunto regime prendeva le parti di Israele contro un popolo arabo compagno.

Si è trattato di qualcosa di semplicemente scandaloso e vergognoso. Ma è anche traditore e criminale: traditore perché il capo o i capi del più grande e potente stato arabo non devono in nessun caso essere garanti dei criminali sionisti nella Palestina Occupata, dove incessantemente si realizzano i loro programmi di pulizia etnica del popolo palestinese. E criminale perché torturare, far morire di fame e uccidere persone innocenti per soddisfare e placare Israele e il Congresso statunitense “occupato dagli ebrei” va molto oltre dei calcoli politici normali.

Da questo momento il nuovo governo rivoluzionario in Egitto deve realizzare una deviazione piena e assoluta dalle vecchie politiche di Mubarak, politiche che hanno portato alla morte e alla mutilazione di migliaia di innocenti compagni arabi e musulmani e al fagocitamento da parte di Israele di fasce aggiuntive di terra palestinese a beneficio dei colonialisti ebrei simil nazisti, che pensano che l’intero pianeta sia stato esclusivamente creato dall’Onnipotente per loro.

In ogni caso, non può esistere democrazia vera in Egitto se non si permetterà al popolo egiziano di esprimere e rappresentare la sua vera posizione verso Israele, lo stesso stato che ha ancora una strategia basata sull’indebolimento politico, economico e militare dell’Egitto.

 

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