Le navi per sollevare l’assedio di Gaza: la loro storia, la loro missione

.سفن فك الحصار عن غزة

Ships to lift the siege on Gaza.

La storia delle navi per sollevare l'assedio di Gaza.

A cura della redazione di InfoPal

Introduzione


In uno sforzo congiunto, organizzazioni per i diritti umani, umanitarie e popolari sparse nel mondo hanno messo insieme le proprie risorse a sostegno della libertà e in difesa dei diritti umani per rompere l’illegale assedio israeliano che da oltre quattro anni piega la dignità di un milione e mezzo di cittadini palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza.

L’operato delle organizzazioni e la partecipazione di numerosi rappresentanti istituzionali hanno riguardato la raccolta di attrezzature medico-sanitarie, medicinali e alimenti per garantire a Gaza un’assistenza concreta e per creare i presupposti di una sensibilizzazione mondiale sulla tragedia della Striscia di Gaza che, ad oggi, è costata la vita a 377 cittadini, il più piccolo dei quali aveva solo 40 giorni di vita.

Oltre ad essi, in numerosi, altri palestinesi di Gaza si sono spenti lentamente perché privati delle cure necessarie e vorremmo includere le nove vittime turche assassinate da Israele il 31 maggio 2010.

In molti restano scettici riguardo alle iniziative dei convogli umanitari di fronte alla portata dell’intransigenza di Israele e si chiedono se in questo modo si riesca davvero a raggiungere l’obiettivo generale quale la rottura dell’assedio.

La missione delle navi umanitarie per la Striscia di Gaza.
Qualunque iniziativa che si voglia intraprendere, porta con sé precisi motivazioni ed obiettivi da raggiungere.
La consapevolezza della missione e un’alta dose di morale sono altresì fondamentali in eventi di questa natura e portata e si richiede il costante riferimento alla legalità dell’azione che si vuole promuovere.
Si deve essere consapevoli delle possibilità e degli ostacoli, mettendo in preventivo pure fallimenti e lacune degli obiettivi.

La motivazione: l’assedio su Gaza
L’obiettivo: rompere l’assedio su Gaza e portare assistenza ad un milione e mezzo di palestinesi con cibo, acqua, medicinali, sicurezza e soprattutto una vittoria morale dei diritti umani.
La “dimensione umana e la questione morale” sono state la spinta tramite la quale, il movimento globale si è ritrovato intorno a quest’iniziativa.
Ogni persona ha diritto alla vita, alla libertà d’opinione e d’espressione e in questo, la legislazione internazionale ha rappresentato un impulso rilevante.

Le navi per Gaza e la cronologia delle missioni

Liberty e Free Gaza
23 agosto 2008: parte il primo tentativo di rompere l’assedio sulla Striscia di Gaza mosso da 40 attivisti di solidarietà provenienti da 17 Paesi che per 40 ore hanno viaggiato in mare.

Amal
29 ottobre 2008: è il secondo tentativo internazionale di raggiungere Gaza.

La nave Amal con 7 attivisti a bordo provenienti da 10 Paesi porta attrezzature medico-sanitarie e ha in programma diversi sopralluoghi e ispezioni nel territorio devastato da guerra e assedio israeliani.

Dignity – al-Karam

11 agosto 2008: dal porto cipriota di Larnaca, la nave Dignity parte e arriva a Gaza con 22 persone a bordo, molti sono esponenti del Parlamento europeo, giornalisti e vi è anche  il ministro per la Cooperazione internazionale nel governo britannico guidato da Tony Blair, Clare Short

Dignity – al-Karama Qatar
20 dicembre 2008: Dignity Qatar porterà a Gaza medicinali e forniture per l’emergenza e a consegnargli saranno professionisti dell’informazione e attivisti internazionali a bordo.

Lifeline 1
Marzo 2009: organizzato dal Comitato europeo “Viva Palestina”, il convoglio parte dalla sede della camera dei Comuni britannica. Alla guida ci sarà George Galloway, ex parlamentare britannico. La missione attraversa gran parte dell’Europa per giungere in Turchia. Si tratta di 150 bus con a bordo 350 attivisti provenienti da 20 Paesi.

Lifeline 2
Lanciato nel luglio 2009, il viaggio è durato tre settimane. Partito dalla Gran Bretagna, prima di giungere a Gaza, attraverserà Francia, Spagna, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto. Decine di attivisti arabi ed internazionali portano a Gaza camion carichi in prevalenza di medicinali.

Miglia di Sorrisi 1
Lanciato il 28 settembre 2009, il convoglio Miglia di Sorrisi 1 ha fatto ingresso a Gaza in due distinte fasi. Le autorità egiziane avevano sequestrato circa 10 veicoli perché non rispettavano i requisiti richiesti

Lifeline 3
Lanciato nel gennaio 2010 è stato sottoposto alle restrizioni delle autorità egiziane. I 198 veicoli carichi di aiuti umanitari verranno bloccati presso il porto egiziano di al-‘Arish e solo a 59 sarà permesso il passaggio dalla frontiera israeliana di ‘Awwajah. In quell’episodio, i passeggeri di Lifeline 3 si scontrarono con gli ufficiali egiziani.

Lifeline 4 – Freedom Flotilla 1
Il convoglio coincide con la missione internazionale Freedom Flotilla 1, attaccata dai commando israeliani in acque internazionali il 31 maggio 2010.

Miglia di Sorrisi 2
Lanciato l’8 settembre 2010, il convoglio portava aiuti per un valore pari ad un milione di euro (circa 1,330 dollari).
41 attivisti di varie nazionalità erano a bordo mentre le organizzazioni promotrici erano: Fondazione di Partenariato per la pace e lo sviluppo dei palestinesi in Europa in collaborazione con la Campagna internazionale per rompere l’assedio su Gaza e la Palestina, Campagna internazionale di solidarietà con l’infanzia di Gaza, Agenzia Onu per la creazione del lavoro e il soccorso ai rifugiati palestinesi in Palestina e Medio Oriente (Unrwa) e l’Unione generale della Mezzaluna rossa e della Croce rossa internazionale (Icrc) competenti per il Medio Oriente e il Nord Africa.

Lifeline 5
Il convoglio era costituito da 10 camion carichi di aiuti umanitari, medicinali, attrezzature e alimentari e a bordo vi erano centinaia di personalità giuridiche e parlamentari.
Partito dalla sede del Parlamento britannico, ad ottobre 2010, Lifeline5 ha attarversato la Turchia per raggiungere la Siria. Qui, nel porto di Latakia, si è ricongiunto con altri convogli allestiti dalla Giordana e da Paesi del Golfo. Da lì tutti insieme hanno raggiunto il porto egiziano di al-‘Arish dove ad attenderli vi era un altro convoglio proveniente dal Nord Africa.
Il 10 ottobre 2010 il convoglio attraverserà il valico di Rafah, ma le autorità egiziane vieteranno alla guida, all’ex parlamentare britannico George Galloway e ad altri 20 membri internazionali di attraversare il proprio territorio.

Le navi umanitarie bloccate dalle autorità d’occupazione israeliane

– “Marwa”, la nave libica è la prima nave araba a tentare di raggiungere le coste di Gaza con 3 tonnellate di aiuti umanitarie. Il tentativo risale al 1° dicembre 2008.

– Il 7 dicembre 2008 Israele impedirà alla nave ‘Ayd (Aiuto) di arrivare a Gaza.Israele la costringerà a deviare nel porto di Jaffa confiscando ogni bene a bordo. In quel carico vi erano molti articoli destinati all’infanzia di Gaza.

– Il 2 febbraio 2009 la nave “Fratellanza libanese” viene bloccata e attaccata in seguito al rifiuto dei membri dell’equipaggio di tornare indietro come ordinato dalla Marina israeliana.  

Il 30 giugno 2009 la Nave Spirity of Humanity, allestita dal Movimento Free Gaza parte da Cipro con decine di attivisti, rappresentanti politici e giuristi internazionali ed arabi. Cercherà di raggiungere Gaza per portare medicinali e aiuti umanitari ma sarà intercettata dalla Marina israeliana e verrà bloccata.

– Il 12 gennaio 2009, anche la Nave Dignity, organizzata dal Movimento Free Gaza viene bloccata.

Le prossime missioni per Gaza

I convogli asiatici:
In queste settimane, tra ottobre e novembre, 17 Paesi asiatici sono operativi nella preparazione di un prossimo convoglio.

In programma, per metà di dicembre 2010 i partecipanti tenteranno di raggiungere la Striscia di Gaza.
Il convoglio dovrebbe partire da New Delhi e attraversare Pakistan, Iran e Turchia.
Tutti gli organizzatori si dicono determinati e per nulla scoraggiati dagli eventi di opposizione mossi da Israele. Tutti vogliono raggiungere Gaza.

Freedom Flotilla 2
Si stimano oltre 50 navi cariche di aiuti umanitari e alimentari raccolti in ogni parte del mondo.
La Campagna europea per rompere l’assedio su Gaza prevede la partecipazione di parlamentari, politici, attivisti, sportivi e celebrità internazionali per rafforzare la missione di fronte alle minacce israeliane di bloccare o di ripetere i fatti che hanno riguardato Freedom Flotilla 1.

”Grazie in tutte le lingue del mondo”
questo è stato il messaggio della popolazione di Gaza verso ognuna di queste iniziative, convogli umanitari.
La popolazione palestinese assediata della Striscia di Gaza apprezza ed è riconoscente a queste persone venute dall’estero per portare un sollievo. Da parte loro, nonostante l’oppressione e la difficoltà dei palestinesi di realizzare le proprie aspirazioni nazionali, gli attivisti della solidarietà di questi convogli umanitari promettono a Gaza di raggiungerla fino alla rottura dell’assedio israeliano.

La storia della Freedom Flotilla 1

Il progetto nasce tre anni fa, dall’idea comune di vari gruppi di solidarietà con la Palestina presenti in Europa e nel mondo arabo.
Lo spirito di umanità e la determinazione a rompere l’assedio imposto illegalmente da Israele sulla Striscia di Gaza, hanno mosso otto navi con a bordo oltre 800 partecipanti.

Lunghi mesi di preparazione grazie ai canali internazionali del mondo dei diritti umani, dell’assistenza umanitaria (tra cui la Caritas) hanno attivato un ciclo di iniziative con cui, nel breve periodo, si è registrato un elevato numero di di volontari. 

Le navi cargo di Freedom Flotilla 1:  un’imbarcazione è stata affittata dal Kuwait e batteva bandiera kuwaitiana e turca, una nave cargo è stata finanziata dall’Algeria e una terza finanziata da Svezia e Grecia.

Le navi passeggeri di Freedom Flotilla 1 erano sei, tra cui la turca Mavi Marmara, da crociera, e dove è avvenuto il massacro di 9 attivisti, “Sfendoni”, conosciuta anche come “8.000” in memoria dei detenuti palestinesi all’interno delle prigioni di Israele, “Rachel Corrie” in onore dell’attivista di International Solidarity Movement assassinata da Israele a Gaza nel 2003, mente si opponeva alla demolizione di un’abitazione palestinese.

Partite dai porti europei verso la Turchia, le navi passeggeri trasportavano 750 volontari provenienti da oltre 60 Paesi, tra di essi 44  funzionari di governi, parlamenti e partiti politici dall’Europa e dai Paesi arabi, 36 giornalisti di 21 agenzie stampa e altri professionisti della comunicazione internazionali. Non sono mancati rappresentanti dei Territori palestinesi occupati nel ’48 (Israele, ndr) tra cui il presidente del Comitato per monitoraggio delle comunità arabe, Mohammed Zeidan e il capo del Movimento islamico nei Territori del ’48, lo Shaykh Ra’ed Salah e lo Shaykh Hammad Da’abes di competenza nella parte meridionale dei Territori del ’48, la parlamentare palestinese alla Knesset, Haneen Zo’ebi di Alleanza Nazional democratica, attualmente al centro di una campagna di odio e persecuzione del governo israeliano.

Migliaia di tonnellate di aiuti umanitari, medico-ospedalieri, medicinali e materiali da costruzione erano stati allestiti sulle navi cargo: 100 abitazioni prefabbricate destinate alle decine di migliaia di palestinesi di Gaza che hanno perduto le proprie case nella guerra israeliana tra il 2008-2009 (operazione “Piombo Fuso”).
In molti ancora vivono in tende di fortuna.
Inoltre, 500 veicoli elettrici per gli oltre 600 disabili palestinesi della stessa guerra israeliana.

Si ricordano alcuni problemi e disagi incontrati dalle navi nelle varie tappe: due navi hanno avuto problemi tecnici e non riuscirono a raggiungere le altre a Limassol (Cirpo sud).

Le navi di Freedom Flotilla 1:

Turchia:
– Mavi Marmara
– Gazza

– Deven Y

Usa:
– Challenger 1
– Challenger 2

Grecia:
– Eleftheri Mesogeios
– Sfendoni “8.000”

 Irlanda:
– Rachel Corrie

I passeggeri di Freedom Flotilla 1:

Provenienti da oltre 50 Paesi, i passeggeri a bordo delle navi che componevano la missione internazionale Freedom Flotilla 1 comprendevano anche parlamentari irlandesi, tedeschi, italiani, algerini, kuwaitiani, egiziani, giordani e di altri Paesi arabi, membri della Knesset.
Gli attivisti per i diritti umani e i professionisti dell’informazione che hanno preso parte alla missione internazionale per rompere l’illegale assedio israeliano sulla Striscia di Gaza erano 745.

Personalità celebri di Freedom Flotilla 1:

Raed Salah – capo del movimento islamico nel Territori palestinesi occupati nel ‘48 (Israele);
Nader as-Saqa – membro della comunità palestinese in Germania;
Haneen Zoe’bi – deputato arabo al parlamento israeliano;
Hilarion Capucci – Arcivescovo di Cesarea della Chiesa greco-ortodossa melchita;
‘Abbas Nasser – corrispondente di al-Jazeera in Libano;
Jamal ash-Shayyal – corrispondente di al-Jazeera english in Qatar;
Walid at-Tabtaba’i – membro dell’Assemblea nazionale del Kuwait;
Sinen al-Biraq – rappresentante turco;
Tal’at Hussain – giornalista pakistano e direttore esecutivo della Tv pakistana AAJ;
Reza Agha – corrispondente di AAJ Tv;
‘Abbas al-Alwaji – corrispondente di Gulf News, Dubai;
Hassan ‘Abdel Ghani – giornalista scozzese e produttore autore di numerosi documentari;
Teresa McDermott – attivista scozzese, nel 2009 detenuta per 4 giorni nella prigione di ar-Ramlah perché aveva tentato di portare aiuti a Gaza;
Mairead Corrigan-Maguire – attivista della non violenza dell’Irlanda del Nord e premio Nobel per la pace.
Agnes Snodaigh – membro del Parlamento irlandese;
Iara Lee – regista brasiliana;
Annette Groth – membro di sinistra del Parlamento tedesco;
Inge Höger – membro di sinistra del Parlamento tedesco;
Norman Paech – ex parlamentare tedesco, anch’egli di sinistra;  
Joe Prati – ex passeggero a bordo della nave USS Liberty;
Henning Mankeel – scrittore svedese;
Dror Feiler – artista israelo-svedese;
Mohammed Kaplan – membro del Parlamento svedese;
Mattias Gardel – storico svedese;
Paul Mkjiav – giornalista e corrispondente del quotidiano Sydney Morning Herald

I preparativi e le sfide:

Da parte palestinese: il governo di Gaza ha lavorato sodo perché il porto del territorio assediato fosse pronto ad accogliere aiuti e passeggeri delle navi di Freedom Flotilla 1.
Oltre alla logistica, il governo di Gaza ha fatto molto anche lanciando appelli alla comunità internazionale a tutela dei passeggeri di Freedom Flotilla 1 e contro eventuali impedimenti da parte israeliana.

Da parte israeliana:
Le esercitazioni per bloccare in mare la missione internazionale sono state avviate con largo anticipo. Allo stesso modo, anche l’informazione atta ad intimidire gli internazionali a bordo è stata diffusa molto prima della data prevista per l’arrivo sulle coste della Striscia di Gaza.
Gli appelli del governo israeliano perché gli attivisti internazionali vi rinunciassero furono numerosi

Il destino di Freedom Flotilla 1 lo ricordiamo tutti:
all’alba del 31 maggio 2010, il mondo è stato sorpreso dall’attacco dei commando israeliani ai danni delle navi dirette a Gaza aventi un’unica missione: “sferrare un duro colpo all’illegale assedio imposto da Israele”.
 
Un’operazione di guerra ha portato all’assassinio di nove cittadini turchi, al ferimento di numerosi altri e all’arresto di tutti i passeggeri a bordo delle navi.
Le navi cargo sono state confiscate e deviate nel porto israeliano di Ashdood; tutti gli aiuti umanitari sono rimasti lì.

L’atto israeliano ha segnato un primato nella storia dell’assistenza umanitaria, a conferma dell’arroganza dello Stato di Israele e della sua consapevolezza di restare impunito anche questa volta.
L’azione è stata condotta in piene acque internazionali e l’attacco è stato un massacro gratuito e un messaggio da parte dello Stato di Israele alla solidarietà mondiale con la Palestina.

Intanto, donne e bambini della Striscia di Gaza continuano a riporre speranza e a fare affidamento su azioni come quella promossa da Freedom Flotilla 1 nel nome dell’umanità, della fratellanza, dell’amore e soprattutto della pace.

http://www.palestinemsg.net/newsite/index.php?option=com_content&view=article&id=7%3Afreedom-flotilla-hope-and-pain&catid=3%3Amegs&Itemid=4&lang=ar

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