Le restrizioni alla frontiera egiziana creano miseria a Gaza

230094_345x230Rafah – Irin. Residenti e funzionari a Gaza dicono che le chiusure ripetute della frontiera in Egitto, un’ancora di salvezza per i palestinesi nei territori occupati, stanno distruggendo i mezzi di sussistenza, danneggiando la salute e riducendo le condizioni di vita.

Il valico di frontiera di Rafah è stato chiuso per sette giorni consecutivi – la seconda chiusura nelle ultime settimane – a seguito dell’instabilità nella regione del Sinai dalla parte egiziana del confine.

Una riapertura è promessa per domani, mercoledì (ieri, ndr), ma le chiusure, le ore di apertura ridotte e la distruzione dei tunnel di contrabbando stanno schiacciando la più importante linea di rifornimento del paese.

Tra coloro che hanno cercato di lasciare Gaza nelle ultime settimane c’è Mona Hussien, 34 anni, e i suoi quattro figli, che normalmente vivono in Arabia Saudita.

“Ho tentato di attraversarlo cinque volte (in meno di due settimane). I miei figli sono stanchi e anch’io. Abbiamo la scuola che inizia. La nostra residenza è in gioco. Dobbiamo andare, ha detto a IRIN.

Lei è venuta a trascorrere l’estate con i parenti, a Gaza, ma è diventata sempre più disperata nel cercare di tornare da suo marito.

“Quando torneremo alla normalità? Come possiamo vivere come gli altri popoli quando dobbiamo affrontare le restrizioni, le chiusure e il blocco?”

“Arenato”

Il valico di Rafah è stato il collegamento principale tra un milione e ottocentomila abitanti di Gaza e il mondo esterno dalla distruzione dell’aeroporto internazionale di Gaza, nel 2001, e il successivo blocco aereo e marittimo.

La decisione della scorsa settimana di chiudere la frontiera è stata presa dalle autorità egiziane a seguito di un attacco da parte di militanti a una base militare nel nord del Sinai.

“Migliaia di persone stanno cercando di uscire ed entrare ogni giorno”, ha detto Yehia Barrawi, un residente di Gaza di 62 anni. “Anche con l’annunciata riapertura temporanea, molti saranno ancora bloccati, e non pensiamo più che il passaggio sia stabile”.

La situazione è peggiorata dalla fine di giugno, quando le manifestazioni scoppiate in Egitto, concluse con la rimozione del presidente Mohammed Mursi ai primi di luglio. L’esercito egiziano ha iniziato una campagna contro i militanti armati e gruppi estremisti operanti nel Sinai, che i media vicini al nuovo governo hanno collegato al movimento di Hamas, che controlla la vicina Gaza.

Anche quando il valico è stato aperto, le ore sono state ridotte da nove a quattro e i giorni da sette a sei.

Nella settimana prima di queste recenti chiusure, dal 3 al 9 settembre, i dati delle Nazioni Unite indicano che almeno 150 persone al giorno sono passate in Egitto e altre 130 sono entrate a Gaza. Insieme, questo è solo il 15 per cento del numero medio di persone che attraversava il valico nel mese di giugno (circa 1.860).

Gli altri due passaggi – in Israele – a Kerem Shalom e Erez hanno severe restrizioni per la circolazione di persone e merci.

A Yehia è stato più volte impedito di attraversare il confine. Si sta riprendendo da un intervento chirurgico al cuore, a Gaza, e dice che ora rischia di perdere il suo lavoro e il permesso di soggiorno negli Emirati Arabi Uniti a causa dei ritardi. “Sono venuto a Gaza con mia moglie e mia figlia sei mesi fa. Tutto è andato bene. Tuttavia la situazione è cambiata dopo i recenti sviluppi. Ora, io sono arenato”, ha detto.

Restrizioni e preoccupazioni

Il ministro della Salute di Gaza, Mofeed Mukhalalati, afferma che ci sono migliaia di pazienti in attesa di recarsi in Egitto per cure mediche.

A molte delegazioni la pianificazione e il trattamento dei pazienti e per la formazione del personale sanitario del ministero della Salute locale è stato negato il permesso di entrare a Gaza.

Alaa, 26 anni, che necessita di un intervento chirurgico al ginocchio dopo aver subito un infortunio in una partita di calcio, tre mesi fa, racconta di aver tentato più volte di uscire dal valico, ma pur avendo tutti i documenti giustificativi, gli è stato negato l’ingresso da parte delle autorità egiziane.

Alaa ha riferito a IRIN che ha trovato ciò scioccante perché era stato in Egitto, alcuni mesi prima, ed era entrato e uscito dal paese senza problemi.

Ci sono iniziative in corso per trovare una possibile via per riaprire in modo permanente il valico, secondo i funzionari di Gaza. Nel frattempo, un gruppo di palestinesi si è radunato al valico di frontiera, sollecitando una riapertura immediata.

“L’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) è molto preoccupato per le recenti misure di sicurezza e le restrizioni del valico di Rafah e dei tunnel tra Egitto e la Striscia di Gaza”, ha detto il portavoce del Segretario generale dell’ONU, Farhan Haq, all’inizio di questo mese.

“Le restrizioni hanno portato ritardi per studenti e pazienti in cerca di cure mediche urgenti, e carenza di materiali da costruzione, carburante e materiale sanitario. Migliaia di palestinesi sono bloccati su entrambi i lati del confine”.

Il 16 settembre, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha chiesto agli egiziani di riaprire il valico per permettere alle persone e ai pazienti di partire e di lasciare entrare a Gaza le persone bloccate in Egitto.

I funzionari egiziani hanno risposto ore dopo, annunciando che il valico sarà aperto temporaneamente mercoledì e giovedì, 18 e 19 settembre, per motivi umanitari. Non ci sono indicazioni o annunci riguardo a successive aperture.

Carenze e inflazione

La chiusura, insieme alla distruzione su larga scala dei tunnel di contrabbando che erano una delle principali via di rifornimento di Gaza, ha portato prezzi più elevati e penuria dei generi di prima necessità.

L’OCHA stima che meno di 10 tunnel siano operativi, contro i 50 delle precedenti settimane e i 300 prima di giugno.

Gaza dipende dalle forniture egiziane di carburante a buon mercato per far funzionare la sua centrale elettrica principale. L’importazione giornaliera di  combustibile è scesa a 200 mila litri da un milione, e Gaza sopporta lunghe ore di black-out.

Traduzione di Edy Meroli