Le restrizioni imposte da Israele sulla circolazione dividono famiglie palestinesi

Gerusalemme-Afp/Ma’an. Le restrizioni israeliane sulla circolazione dei palestinesi tra Gaza e Cisgiordania separano parenti e rendono la vita impossibile a decine di migliaia di persone. E’ quanto ha reso noto lunedì un rapporto israeliano sui diritti umani.

La relazione, di 42 pagine, pubblicata in collaborazione dagli osservatori del diritto B’Tselem e HaMoked, documenta l’impatto delle politiche israeliane di limitazione della circolazione palestinese dentro e fuori la Striscia di Gaza governata da Hamas.

“La politica di isolamento della Striscia di Gaza dichiarata da Israele viola gravemente il diritto alla vita familiare di decine di migliaia di palestinesi che vivono in famiglie separate, divise tra Gaza e Israele, o tra Gaza e la Cisgiordania”, riferisce il rapporto.

L’attuale politica israeliana vieta agli abitanti della Striscia di Gaza di spostarsi nella Cisgiordania salvo rarissime circostanze, e nonostante ai residenti in Cisgiordania sia permesso di recarsi a Gaza, devono impegnarsi a rimanere lì.

“Israele vieta ogni passaggio tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, salvo rarissimi eccezionali casi umanitari di primo grado che coinvolgono gravi malattie, morte o matrimonio”.

Anche se non tutte le richieste sono accettate, o sono concesse troppo tardi.

Dopo la guerra dei Sei Giorni nel 1967, quando Israele occupò Gaza e la Cisgiordania, era permesso ai palestinesi di circolare liberamente tra i due territori, ma durante la prima Intifada (1987-1993), le restrizioni aumentarono, apparentemente per motivi di sicurezza.

La politica cambiò nel 2006 quando Israele impose un blocco su Gaza dopo che militanti della resistenza sequestrarono un soldato israeliano, e fu stretto nuovamente un anno più tardi dopo che Hamas assunse il controllo della Striscia.

Le donne furono particolarmente colpite, riporta la relazione, facendo notare che il matrimonio significa per una donna lasciare la propria famiglia e trasferirsi nella casa del marito.

“La politica di Israele è particolarmente dannosa per le donne, visto che le restrizioni sulla libertà di circolazione le separano definitivamente dalle loro famiglie di origine”, riportano le organizzazioni.

La relazione ha esortato il governo israeliano a “rispettare i diritti di tutti i cittadini palestinesi alla vita familiare e alla libertà di movimento”.

In risposta, il ministero della Giustizia israeliano ha riconosciuto il “disagio” che la politica stava causando, ma ha detto che era necessario per motivi di sicurezza.

La Striscia di Gaza è “un territorio ostile controllato da un’organizzazione terroristica (Hamas) che opera regolarmente contro una popolazione civile e il cui dichiarato obiettivo è l’annientamento dello Stato di Israele”.

“Permettere il passaggio tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania comporterebbe un notevole rischio per la sicurezza”, ha aggiunto il ministro, sottolineando che tale politica è “un effetto collaterale” della “strategia del terrorismo e della violenza” perseguita dai militanti palestinesi.

Traduzione di Francesca Ricciardi