I leader del Parlamento belga nominano Marwan Barghouti al Nobel per la pace

362669CBetlemme – Ma’an. I più alti esponenti del Parlamento belga hanno nominato, mercoledì 18 maggio, Marwan Barghouti per il premio Nobel per la pace, riferendosi al parlamentare imprigionato come il “Mandela palestinese” e il simbolo della pace in Palestina.

“La pace necessita della liberazione di Barghouti e di tutti i prigionieri politici ed in generale della pace dei palestinesi che vivono ormai da decenni sotto l’occupazione politica”, riporta la lettera di nomina mandata al comitato norvegese del Nobel.

“Concedendo il Nobel per la pace a qualcuno che incarna la lotta per la libertà del popolo palestinese, ma anche la sua ricerca della pace, un leader che può unire i palestinesi attraverso un progetto politico che chiaramente include la soluzione dei due Stati nei confini del 1967, minacciati più che mai dalla colonizzazione e dall’assenza di un orizzonte politico, il Comitato del Nobel per la pace aiuterebbe a far risorgere la speranza di creare una via per superare l’impasse politica”.

La lettera continua con il riferimento alla Robben Island Declaration for the Freedom of Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici palestinesi, lanciata dal veterano sudafricano, Ahmed Kathrada, e firmata da otto Nobel per la pace all’interno della vecchia prigione di Nelson Mandela a Robben Island nel 2013. Organizzatori e collaboratori sperano così di focalizzare l’attenzione del mondo sulla piaga palestinese e sulla richiesta di rilascio dei prigionieri politici da parte di Israele.

Riferendosi alla “posizione unica di Barghouti sia tra i palestinesi che a livello internazionale”, i membri del parlamento hanno citato la Dichiarazione di Robben Island e identificato il prigioniero politico come “un simbolo della missione del popolo palestinese per la libertà, una figura unificante e un sostenitore della pace basata sulla legge internazionale”.

La decisione dei membri del parlamento belga rappresenta la terza candidatura che Barghouti riceve quest’anno, con la nomination che arriva dal precedente premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, artista e simbolo della lotta contro la dittatura latinoamericana, e quella del Parlamento arabo in seguito ad una decisione unanime di candidare il prigioniero politico.

La campagna per sostenere Barghouti come potenziale candidato al Nobel per la pace è stata lanciata in aprile e include la partecipazione di varie associazioni per i diritti palestinesi, membri del parlamento e ufficiali di partiti, che vogliono richiamare l’attenzione sui 7000 prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

All’inizio di aprile, la Tunisian Human Right League ha assegnato il Nobel per la Pace, vinto l’anno scorso dalla National Dialogue Quarted, a Barghouti, consegnando il premio a sua moglie Fadwa Barghouti durante una cerimonia presso l’ambasciata palestinese in Tunisia.

Il parlamento tunisino ha anche espresso il suo sostegno per la nomina del politico palestinese.

Barghouti, un politico di primo piano nel partito Fatah, è entrato nel 15° anno della sua pena detentiva quest’anno.

Dopo essere stato arrestato nel 2002, è stato successivamente condannato a cinque ergastoli consecutivi poiché le autorità israeliane lo accusarono di essere il fondatore della Brigata dei Martiri di al-Aqsa, un gruppo che Israele designa come un’organizzazione terroristica coinvolta in diversi omicidi durante la seconda Intifada palestinese, accusa che lui ha sempre negato.

Il membro del parlamento imprigionato era politicamente attivo diversi decenni prima di essere eletto al parlamento, nel 1996. Tuttavia, si è fatto notare come leader contro l’occupazione militare israeliana durante gli sconvolgimenti politici della Seconda Intifada.

È rimasto politicamente attivo anche da dietro le sbarre, assistendo tra l’altro alla stesura dell’accordo della Mecca nel 2007, che ha aperto la strada a un governo di unità volto a porre fine al conflitto politico interno nell’assediata Striscia di Gaza

Barghouti rimane uno dei politici più popolari in Palestina, ricevendo ampio sostegno tra le varie fazioni politiche. Molti lo vedono come una componente indispensabile di speranza per la possibilità di ottenere un possibile processo di pace e una rinnovata unificazione in tutto il panorama politico palestinese.

Come conseguenza del diffuso rispetto per Barghouti, il politico è stato proposto come concorrente per la sostituzione del presidente Mahmoud Abbas, infatti un recente sondaggio ha rivelato che Barghouti possiede il supporto popolare più altro di ogni altro uomo politico. Risulta inoltre essere l’unico membro di Fatah che ha un sostegno maggiore che ‘Ismail Haniyeh di Hamas, secondo un sondaggio condotto quest’anno dal Palestinian Center for Policy and Survey Research, mentre la maggior parte degli intervistati vuole le dimissioni di Abbas.

La lettera di nomina comprende una citazione da un articolo che Barghouti ha scritto per il Guardian lo scorso anno al fine di evidenziare l’impegno del prigioniero politico per la pace e la fine dell’occupazione israeliana: “Mi sono unito alla lotta per l’indipendenza palestinese 40 anni fa, e sono stato imprigionato per la prima volta all’età di 15 anni. Questo non mi ha impedito di invocare la pace nel rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Ho trascorso 20 anni della mia vita nelle carceri israeliane, tra cui gli ultimi 13 anni, e in questi anni mi sono ancor di più convinto di questa verità immutabile: l’ultimo giorno di occupazione sarà il primo giorno di pace”.

Le forze israeliane hanno regolarmente trattenuto i palestinesi per le loro opinioni politiche, nel tentativo di distruggere e sopprimere il processo politico palestinese. Le diverse migliaia di prigionieri politici palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane in violazione del diritto internazionale, nonostante le sentenze dei tribunali israeliani dichiarano che nessuno può essere trattenuto per le sue idee politiche, secondo quanto riporta il gruppo per i diritti dei prigionieri palestinesi Addameer.

Traduzione di Domenica Zavaglia