Leader di Hamas assassinato in Siria. Contro il Mossad le prime accuse

Damasco – al-Akhbar, InfoPal. Kamal Hussein Ganaja, secondo a Mahmod al-Mahbuh, leader di Hamas assassinato dal Mossad nel 2010, è stato rinvenuto senza vita in Siria.

Da più parti si levano accuse rivolte a Israele, e ad esse il ministro della Difesa israeliano ha risposto con sufficienza alla radio militare: “Non sono sicuro dell’esattezza dell’accusa”.

Già circolano ipotesi israeliane sulla diretta responsabilità di Ganaja nel traffico di armi dall’Iran verso Gaza. Identica accusa aveva mosso Israele contro al-Mahbuh, rinvenuto in una stanza d’hotel a Dubai, quando la polizia locale era riuscita a risalire a numerosi responsabili grazie alle telecamere a circuito chiuso.

“Un gruppo di individui si è introdotto in casa di Ganaja a Qudsaya, alla periferia di Damasco, dove è stato luqidato”, riferisce un funzionario preferendo restare nell’anonimato.

Da Hamas sostengono che sul corpo senza vita di Ganaja – noto col nome di Nizar Abu Mujahid – ci fossero segni di tortura.

Da lungo tempo la Siria ospita gli uffici di Hamas, ma di recente, nel mezzo della spirale della guerra civile, il Movimento palestinese aveva trasferito gradualmente le proprie sedi operative altrove.

La situazione nella vicina Siria è motivo di preoccupazione per Israele, e questo argomento è stato centrale nell’incontro di pochi giorni fa tra i vertici israeliani e il presidente russo Vladimir Putin.
Barak ha detto di sperare che “non vengano introdotte altre armi in Siria” confidando di aver ricevuto la massima attenzione da parte di Putin, in particolare riguardo la consegna di missili terra-aria S-300.

Da un punto di vista tecnico, Israele è ancora in guerra con la Siria: la linea armistiziale tra i due Paesi è stata spesso violata negli ultimi anni.

In recenti commenti al pubblico, i leader israeliani avevano affermato che la caduta di Bashar al-Asad fosse solo una questione di tempo: “La famiglia al-Asad sta perdendo il controllo della Siria”, aveva detto Barak.

“Al-Asad cadrà e le forze all’opposizione prenderanno il controllo di significative parti del Paese. Tuttavia, tanto più estese saranno queste zone, tanto più arduo sarà riportare la stabilità per chi ne prenderà il controllo”.