Leader israeliani condannano l’aumento degli attacchi contro i cristiani

Tel Aviv. I leader israeliani hanno reagito alla condanna internazionale dell’aumento dei crimini d’odio contro i cristiani compiuti dai coloni a Gerusalemme e nella Cisgiordania occupata. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, insieme ai membri del suo gabinetto d’estrema destra, accusati di alimentare l’ostilità anti-cristiana, ha condannato i coloni, dopo che è diventato virale il video di ebrei che sputavano ai cristiani a Gerusalemme.

“Israele è totalmente impegnato a salvaguardare il sacro diritto di culto e di pellegrinaggio ai luoghi santi di tutte le fedi”, ha affermato Netanyahu in una dichiarazione, scritta in inglese sul social media X. “Condanno fermamente qualsiasi tentativo di intimidire i fedeli e mi impegno a intraprendere un’azione immediata e decisiva contro di esso”.

In un secondo tweet, Netanyahu ha sottolineato che “il comportamento denigratorio nei confronti dei fedeli è un sacrilegio ed è semplicemente inaccettabile. Qualsiasi forma di ostilità nei confronti di individui impegnati nel culto non sarà tollerata”.

Anche il rabbino capo ashkenazita di Israele, David Lau, ha risposto dicendo: “Condanno fermamente l’aggressione di qualsiasi persona o leader religioso”, aggiungendo che questi comportamenti “ripugnanti” “non devono, ovviamente, essere associati in alcun modo alla halakha (legge ebraica)”. Anche diversi altri ministri israeliani hanno condannato l’incidente sopracitato.

I critici, tuttavia, non sono convinti della sincerità della condanna dei leader israeliani, sostenendo che essi sono responsabili di aver alimentato l’ostilità anti-cristiana. “Ciò che è successo con il nazionalismo religioso di destra è che l’identità ebraica è cresciuta intorno all’anti-cristianesimo”, ha dichiarato Yisca Harani, esperta di cristianesimo e fondatrice di una hotline israeliana per le aggressioni anti-cristiane, secondo quanto riportato dal Guardian. “Anche se il governo non lo incoraggia, lascia intendere che non ci saranno sanzioni”.

L’aggressione, che è stata ripresa in video, è solo la punta dell’iceberg e l’unico motivo per cui Israele l’ha condannata è perché è diventata virale. Gli attacchi ai cristiani sono aumentati. Secondo Jewish News, un rapporto del Religious Freedom Data Centre, che documenta gli attacchi anti-cristiani, afferma che solo tra il 16 giugno e la metà di agosto sono state segnalate alla hotline 30 aggressioni.

A gennaio, due ebrei religiosi sono stati ripresi mentre vandalizzavano 28 lapidi nel cimitero protestante di Mount Zion. A marzo, la Chiesa greco-ortodossa ha condannato un “atroce attacco terroristico” contro un arcivescovo, aggredito fisicamente nella chiesa della Vergine Maria, a Gerusalemme.

I leader israeliani hanno anche cercato di attribuire l’aumento dei crimini d’odio contro i cristiani ad una piccola minoranza di ebrei estremisti, una visione che è completamente in contrasto con la storia. Con circa l’11% della popolazione totale durante il Mandato britannico, i cristiani palestinesi erano la seconda comunità più numerosa, dopo i musulmani palestinesi, che rappresentavano il 78%.

La stragrande maggioranza dei cristiani venne espulsa durante la pulizia etnica della Palestina da parte di Israele, nel 1947/48 e nelle successive ondate di espulsione.

Oggi a Gerusalemme vivono circa 15 mila cristiani, la maggior parte dei quali sono palestinesi che si considerano sotto occupazione.

(Fonte: MEMO).

Traduzione per InfoPal di F.L.