L’eco delle catene

A cura di Invictapalestina. In concomitanza con la Giornata di solidarietà con Prigioniero palestinese (17 aprile), l’Unione Democratica Arabo-Palestinese – Italia (UDAP) pubblica la traduzione in lingua italiana de “L’eco delle catene”, una raccolta di scritti del Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione ella Palestina, il compagno Ahmad Sa’adat.

 

“Dedicato a chi ha sofferto e sta soffrendo, a chi ha sfidato e sta sfidando l’oppressione, l’ingiustizia, la tirannia, la tortura, l’isolamento e la discriminazione… Fra loro le compagne e i compagni di percorso, martiri o vivi che siano… A mia madre, mio padre, i miei fratelli e sorelle, alle mie figlie ed ai miei figli che hanno condiviso con me la durezza della lontananza. In particolar modo a mio fratello, Muhammad, caduto martire, a testa alta come la rugiada”. Ahmad Sa’dat

 

 

Gaza launch of Ahmad Sa’adat’s ‘Echoes of Chains’

(Presentazione a GAZA nel 2017)

Echoes of Chains è il nuovo libro del compagno e segretario generale imprigionato Fronte popolare per la liberazione della Palestina (PFLP) Ahmad Sa’adat e stampato da Dar al-Farabi in Libano. Il libro è stato lanciato nella Striscia di Gaza con un grande evento il 13 novembre.

Launching ‘Echoes of Isolation’ in Gaza

Allam Kaabi, un membro del Comitato Centrale del PFLP, ha pronunciato un discorso a nome del Fronte. A lui si sono uniti lo storico attivista  Raji Sourani, direttore del Centro palestinese per i diritti umani, e Abdel-Nasser Ferwana, un ricercatore sulle questioni che riguardano  i prigionieri.

Kaabi ha iniziato il suo discorso salutando i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, i martiri del movimento dei prigionieri e le famiglie dei prigionieri, in particolare la famiglia del compagno Sa’adat. Ha osservato che l’importanza del libro deriva dalla sua base nella realtà dell’isolamento sperimentata da Sa’adat dal 2009 al 2012 e rivede la storia del movimento dei prigionieri palestinesi, nonché i metodi di tortura e le politiche di isolamento. Inoltre, ha detto, il libro si distingue perché è stato scritto da un leader all’interno delle carceri, uno dei simboli più importanti del movimento dei prigionieri  che ha svolto un ruolo chiave nel formare quel movimento attraverso lunghi periodi di reclusione e fermezza nelle segrete degli interrogatori

Kaabi ha sottolineato che l’obiettivo del libro è di evocare i concetti per comprendere i prigionieri attraverso l’esperienza di Sa’adat. La letteratura carceraria è una forma di leva per la lotta palestinese e una bussola che punta alla vittoria nazionale, producendo e riproducendo valori e concetti di lotta.

Kaabi ha fatto presente come  Sa’adat ha scritto il suo libro all’interno del carcere come mezzo di confronto dell’occupante e i suoi tentativi di minare il morale e le menti dei leader e del popolo palestinese. Il volto umano di Sa’adat si riflette in quelli dei poveri e degli oppressi e il libro riflette le esperienze umane di speranza, dolore e orgoglio dei prigionieri nelle carceri dell’occupazione, come il combattente Kozamoto e il martire Ibrahim al-Rai . Presenta l’immagine umana di Rita e Qais, i figli del leader Ahed Abu Ghoulmeh; la madre del leader Hassan Salameh; e l’amore dei figli di Abdullah Barghouthi.

Raji Sourani ha affermato che il libro di Sa’adat è un documento umanitario fondamentale perché presenta non solo la sua esperienza umana, ma le esperienze di dozzine di altri. Ha richiamato molti altri libri che incarnano l’esperienza e la sofferenza umana dei prigionieri palestinesi.

L’isolamento di solito si basa sulle raccomandazioni dell’intelligence israeliana ed è rivolto a leader e attivisti all’interno delle carceri; è un metodo di tortura e trattamento umiliante che mira a minare la dignità umana del detenuto.

Sourani ha affermato che la questione dei prigionieri è una questione critica e strategica, che non cambia con il tempo. Ha osservato che la causa dei prigionieri deve essere sempre presente, in attesa della data di libertà di Sa’adat e di tutti i compagni prigionieri politici nelle carceri israeliane.

Abdel-Nasser Ferwana ha affermato che il libro presenta una nuova e non convenzionale visione dell’esperienza della prigione, raccontando l’esperienza di Sa’adat in solitudine e isolamento  dal 2009 al 2012. Ferwana ha affermato che Sa’adat si è ribellato alla realtà dell’ingiustizia, utilizzando carta e penna per descrivere la vita sull’esperienza dietro le sbarre, definendo il libro meraviglioso e ricco, portando alla vita il passato e il presente con tutti i suoi aspetti dolorosi e rivelando la grande capacità dei prigionieri di adattarsi e resistere alla sofferenza.

Ahlam Eid ha tenuto un discorso a nome di Sumoud Sa’adat, figlia di Ahmad Sa’adat. Sa’adat ha salutato Gaza, il faro della resistenza tra i cieli più bui della Palestina. Ha sottolineato l’importanza di raccogliere e distribuire la letteratura carceraria, che è ricca, varia e distinta, incarnando la fermezza dei prigionieri e delle loro famiglie dietro le sbarre.

L’eco delle catene.

Palestinesi in isolamento nelle prigioni israeliane
Ahmad Sa’dat
Prefazione: Khaleda Jarrar
Prima Edizione italiana
Ed. Clandestine, 2020
Ed. Clandestine, Massa (M) – 2020
Stampa: LegoDigit srl, Lavis (Trento)
ISBN: 9788865969113
Collana: Saggistica
Pagine 176
Prezzo 12 euro
A Cura dell’Unione Democratica Arabo Palestinese – Italia (UDAP) e Stefano Mauro
Si ringrazia la casa editrice “Dar Al-Farabi” Beirut – Libano ed il Vignettista Carlos Henrique Lattuf per la gentile collaborazione e disponibilità.
Progetto copertina: Edizioni Clandestine

Disegno di Copertina Carlos Lattuff
www.edizioniclandestine.com info@edizioniclandestine.com

Il libro è acquistabile in formato cartaceo nelle librerie.
È anche disponibile   la versione eBook su Amazon.

(Copertina: uno scatto di Ahlam Eid, Al-Azhar University – Gaza).