Legiferare il Fascismo in Israele

Di Khaled Amayreh. 

Memo. Le ultime notizie che giungono dallo Stato d'Apartheid di Israele raccontano di una nuova legge presentata in parlamento, per mezzo della quale si farà di Israele uno realtà sempre più ebraica e sempre meno democratica.

In rappresentanza dei principali partiti politici, quaranta legislatori hanno sottoscritto la proposta – razzista nella sostanza – la quale, riprendendo le parole del quotidiano israeliano Haaretz, “farà del governo democratico un organo subordinato al carattere ebraico dello Stato”.

Il disegno di legge, che ha goduto del sostegno di ogni espressione politica, ha lo scopo di dotare la giustizia di “un ragionamento” a sostegno dell'idea di “stato-nazione ebraico, nel giudizio di quelle situazioni nelle quali, il carattere ebraico dello Stato di Israele si scontrerà con il suo carattere democratico”.

Esso inoltre dichiara la lingua ebraica il solo idioma ufficiale.

L'arabo, parlato da circa il 30% della popolazione di Israele, è la seconda lingua per legge. Contrariamente a quanto è sempre stato sin dalla fondazione dello Stato nel 1948, la nuova legge abbassa lo status della lingua araba in Israele.

Sostanzialmente, la nuova legge assegna priorità alla leggi talmudiche a spese di quelle laiche e democratiche. Citando il linguaggio adottato per esprimere la legge, “se il tribunale ha la giurisdizione di emettere sentenza su una questione legale e non trova alcuna soluzione nella legislazione a disposizione, nella tradizione o nella legge comparativa, l'organo giudiziario allora, giudicherà in base ai principi di libertà, giustizia, integrità e pace propri dell'eredità ebraica”.

Alcuni corpi legislativi sostengono che si è di fronte ancora a uno stadio iniziale in direzione della “talmudizzazione assoluta del sistema di giustizia israeliano”.

Un razzismo arrogante. Ci si aspetta una grande approvazione del nuovo di disegno di legge alla Knesset, dominata da partiti religiosi della destra.

La legge è anche vista come un passo avanzato verso l'istituzionalizzazione di un razzismo contro i gentili nel paese.

Inoltre, la nuova legge è considerata essere una palese contraddizione delle rivendicazioni ripetutamente sollevate da Israele, dagli apologisti sionisti e dai propagandisti secondo i quali Israele è uno Stato ebraico e democratico dove i cittadini non ebrei non hanno nulla da temere in quanto a parità di diritti di fronte alla legge.

Oltre a ciò, la nuova legge intende portare all'esasperazione il rifiuto palestinese di accogliere  l'incessante richiesta israeliana di riconoscere Israele in qualità di Stato ebraico.

Spesso, Israele solleva questa richiesta come se fosse necessaria ad assicurare in futuro la sopravvivenza degli ebrei israeliani. Israele è dotato di uno degli eserciti più potenti al mondo, i cui sostenitori esercitano uno controllo serrato su politici e politica americani. Nonostante ciò, Israele è preoccupato dalla continua crescita di popolazione non ebrea e teme che questo fattore possa minare – definitivamente – l'identità dello Stato ebraico.

Per questo, si pensa che, Israele stia volgendo così palesemente in direzione di piani razzisti contro i cittadini non ebrei, in particolare contro la comunità palestinese.

E' inutile aggiungere qui che, i legislatori israeliani, probabilmente la maggioranza, sperano che una politica di polso sancita dalla legge dello Stato contro i non ebrei, possa portare alla partenza dal paese dei cittadini non ebrei.

Finora, l'istituzione politica israeliana ha resistito alla tentazione di introdurre misure spudoratamente razziste, come leggi aggressive e della discriminazione, senza guardare alle propaggini di sfavore internazionali che lederebbero l'immagine di Israele.

Ad ogni modo, con una lobby ebraico-americana forte del controllo sui politici statunitensi, i leader israeliani non sembrano mostrare preoccupazione per le reazioni fattive dei paesi occidentali contro Israele.

Zeev Elkin, deputato del Likud, che ha co-patrocinato la legge, ha dichiarato di non essere preoccupata per le implicazioni che la legge produrrà sull'immagine internazionale di Israele.

“Sarebbe un problema se stessimo parlando di un mondo nel quale le Nazioni Unite pongono sullo stesso piano Sionismo e razzismo. Tuttavia, oggi il mondo è pronto ad accettarlo”.

Leggi talmudiche. Fino a tempi più o meno recenti, il termine “stato ebraico” aveva diversi significati tra i diversi popoli. Ad esempio, gli ebrei laici sostenevano che “l'ebraicità” non ha nulla a che vedere con la cultura e l'eredità nella misura in cui essa è collegata alla religiosità.

Ciò nondimeno, a causa del potere e dominio crescenti dei gruppi fondamentalisti ebraici in Israele, una definizione religiosa di ebreo sta diventando gradualmente dominante quanto più la società israeliana osservante si muove in direzione di un avvicinamento al fanatismo di destra.

Stando a un'opinione oggi comune in Israele, uno Stato ebraico è semplicemente uno stato nel quale le leggi fondiarie si basano sulla Halakha, altrimenti dette leggi talmudiche. Detto corpo di leggi, in gran parte anacronistiche, ha ereditato la discriminazione contro i non ebrei che vivono nello Stato ebraico.

La Bibbia (il Vecchio Testamento) afferma che i non ebrei che vivono sottoposti alle leggi Halacha, devono essere resi schiavi, al livello di facchini o di spaccalegna.

Numerosi passi talmudici scelti si spingono oltre, equiparando lo status dei non ebrei a quello degli animali, privi di santità la cui carne è come quella degli asini e il cui seme è come quello di cavalli!!

Negli ultimi mesi, alcuni rabbini di spicco hanno riproposto – in tutta franchezza – alcuni degli editti maggiormente razzisti nei quali si prescrive l'uccisione a volontà di bambini non ebrei qualora dovesse esistere anche il più effimero sospetto che, una volta adulti, questi bambini saranno ostili agli ebrei.

E' vero che non tutti gli ebrei si rimettono alla letteratura religiosa ebraica e che non tutti gli ebrei vedono i non ebrei come esseri inferiori nella sostanza.

Gli ebrei riformisti, i conservatori e i progressisti, insieme a numerosi laici e atei, deridono l'istituzione rabbinica ortodossa dominante in Israele in quanto “aderisce a concetti anacronistici che non sono di quest'epoca”.

Nonostante l'opposizione interna e quella dall'esterno, pare che l'egemonia dell'istituzione rabbinica si stia facendo strada da sé.

Talmud vs. democrazia. Come detto in precedenza, le leggi del Talmud sono in esatta antitesi con le leggi della democrazia. Questo vuol dire che, realisticamente, Israele non può essere uno stato talmudico (ebraico) e democratico nello stesso tempo. La contraddizione tra i due caratteri è intrinseca, assoluta ed eterna. Essa evidenzia la totale falsità della rivendicazione israeliana, quale quella di essere uno Stato ebraico e democratico.

Poche settimana fa, il sottoscritto aveva chiesto a un importante rabbino perché gli ebrei nei paesi occidentali si oppongono con veemenza a qualunque discriminazione basata sulla religione o sull'etnia mentre, in Israele, la maggioranza la pensa esattamente al contrario, ovvero promuove e sostiene la discriminazione contro i gentili.

Dopo essersi rischiarata la voce, il rabbino aveva risposto: “Dio vuole che gli ebrei vivano separatamente e abbiano leggi proprie”.
Allora gli ho chiesto: “Quindi non accettate il principio di uguaglianza umana tra i cittadini, aldilà della religione e della razza?”

Dopo qualche equivoco e prevaricazione, il rabbino ha risposto: “Bè, in natura non esiste l'uguaglianza. Questo è il modo in cui l'Onnipotente ci ha creato”.

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