L’Egitto distrugge 1.370 “tunnel della sopravvivenza a Gaza”

Il Cairo-Ma’an. Mercoledì 12 marzo, l’esercito egiziano ha dichiarato di aver distrutto 1.370 “tunnel della sopravvivenza” sotto i confini con la Striscia di Gaza, dopo l’inasprimento dei legami del Cairo con Hamas.

Sono peggiorati in seguito all’estromissione dal potere del presidente Mohammad Mursi da parte dei militari, lo scorso luglio.

La dichiarazione non specifica quando i tunnel sono stati distrutti, ma l’esercito ha collocato diverse truppe nella penisola del Sinai per combattere le milizie che sono sorte da luglio.

I tunnel sotto la città di Rafah sono usati per trasferire cibo, carburante e prodotti di consumo nella popolata regione palestinese.

Secondo le accuse rivolte dal governo militare egiziano, Hamas e altri gruppi militanti utilizzerebbero altri tunnel segreti per introdurre armi e denaro.

Gaza è costretta in uno stato di embargo israelo-egiziano al 2006, dopo che i combattenti della resistenza avevano rapito un soldato israeliano al confine. Il blocco causa frequenti crisi umanitarie e proibisce ai palestinesi di fuggire durante i bombardamenti israeliani.

L’Egitto accusa Hamas di aver collaborato con i Fratelli Musulmani in “attacchi terroristici” sul territorio negli anni passati.

Decine di presunti militanti di Hamas sono stati inseriti nelle liste degli accusati, tra cui Mursi, in diversi processi, per organizzazione di evasioni e di attacchi a stazioni di polizia durante la rivoluzione del 2011 che aveva rovesciato Mubarak.

Hamas ha rigettato le accuse degli ufficiali egiziani riguardo il suo coinvolgimento negli scontri nella Penisola del Sinai.

Il sito dell’egiziano Day Seven ha riferito che le autorità egiziane stanno pianificando di revocare la cittadinanza a 13.757 membri di Hamas per “affiliazione ad un nucleo del gruppo terroristico dei Fratelli Musulmani”.

Le nuove autorità poste dai militari al Cairo hanno lanciato una mortale repressione alle proteste dei sostenitori di Mursi, uccidendo più di 1.400 persone.

Traduzione di Federica Casinghini