L’energia solare diventa un’ancora di salvezza per le famiglie sfollate di Gaza

Gaza – Quds News. Nel mezzo dell’implacabile guerra genocida di Israele contro Gaza, accompagnata da prolungate interruzioni di corrente, i pannelli solari sono diventati la fonte primaria di luce, di ricarica dei telefoni e di elettricità per gli sfollati e le famiglie.

Le file di tende negli affollati campi profughi di Rafah, situati nella parte più meridionale della Striscia di Gaza, sono ora adornate da pannelli solari di colore scuro. Questi pannelli costeggiano le strade e i tetti, offrendo un barlume di speranza a chi cerca di ricaricare telefoni, radio e altri dispositivi essenziali.

Nella città confinante con l’Egitto, la domanda di energia alternativa ha subito un’impennata dallo scoppio della guerra. Mawasi Rafah, una delle più grandi aree di sfollamento di Gaza, ospita quasi un milione di rifugiati palestinesi che vivono in condizioni estremamente difficili, secondo le autorità locali e le Nazioni Unite.

Facendo luce sul dramma dello sfollamento.

Dopo essere arrivata a Rafah dal campo profughi di Jabalya, nel nord della Striscia, la famiglia di Tareq Masoud, composta da nove persone, ha deciso di investire in quattro pannelli solari e in strumenti energetici complementari. La loro tenda, l’unico rifugio che sono riusciti a trovare, è diventata un simbolo di resilienza contro l’oscurità incombente.

Masoud, 33 anni, ha raccontato: “Dopo l’ondata di sfollamento, abbiamo deciso di non soccombere all’oscurità. Abbiamo acquistato quattro pannelli solari per 4 mila dollari e li abbiamo installati sopra la nostra tenda. Questi pannelli hanno illuminato le nostre vite in queste circostanze difficili, portando un rinnovato senso di speranza”.

Questi pannelli solari non solo hanno illuminato la vita della famiglia di Masoud, ma le hanno anche permesso di riprendere il lavoro di artigianato e vendita di pannelli di legno, soddisfacendo l’accresciuta domanda di riscaldamento e costruendo altre tende per le famiglie sfollate.

Sua madre, seduta davanti alla loro tenda, ha ricordato che Tareq sostiene il padre malato, un fratello con bisogni speciali e una famiglia di cinque persone.

Un simbolo di vita.

I pannelli solari sono diventati un raggio di speranza e un simbolo di vita per gli abitanti di Gaza che da quattro mesi devono affrontare una crisi elettrica paralizzante. Il divieto di Israele di fornire energia alla Striscia ha aggravato la situazione.

Prima della guerra, i gazawi ricevevano solo sei ore di elettricità al giorno e per il resto della giornata si affidavano a generatori alimentati a combustibile a costi elevati.

Un’altra soluzione abbracciata da alcuni residenti è l’installazione di pannelli solari sui tetti come alternativa per fornire energia elettrica, soprattutto considerando la crisi elettrica che risale al 2006.

Ibrahim al-Zaini, un residente di Rafah, carica gli elettrodomestici essenziali utilizzando i pannelli solari acquistati prima della guerra. In piedi accanto al trasformatore di fortuna che ha preparato per i suoi vicini, ha detto: “Prima della guerra, ho comprato otto pannelli e quattro batterie da 800 ampere. Grazie a loro, non sto soffrendo per la crisi elettrica”.

Vita senza illuminazione.

Dall’inizio della guerra in corso, il 7 ottobre, i prezzi dei pannelli solari e degli strumenti di energia supplementare si sono moltiplicati per cinque. Mohammed Shandagli, uno sfollato della città di Gaza che ora vive a Rafah, ha speso 800 dollari per acquistare un solo pannello solare e gli strumenti per illuminare la sua tenda e quelle della sua famiglia allargata.

Shandagli, 28 anni, in piedi davanti alla sua tenda, ha dichiarato che la vita senza illuminazione è impossibile all’interno di una piccola tenda piena di persone di tutte le età. Le notti sono dure, anche con la folla.

Con questo unico pannello solare, Mohammed riesce a caricare 20 telefoni cellulari al giorno per rimanere in contatto con la sua famiglia rimasta nel nord di Gaza. Ha sottolineato che una singola chiamata a volte richiede un’ora di tentativi falliti a causa del collasso della rete di comunicazione.

Ahmed Mraheil, un altro residente sfollato della città di Gaza a Rafah, afferma che l’assenza di luce solare per lunghe ore durante l’inverno priva la sua famiglia di elettricità. I pannelli solari producono solo una quantità minima di energia.

Mraheil, 40 anni, ha spiegato: “Prima della guerra avevo comprato un pannello solare, ma non potevo permettermi gli strumenti energetici aggiuntivi a causa dei loro prezzi elevati. Pertanto, l’elettricità è disponibile solo durante il giorno, fino al tramonto”.

Nonostante le sfide, quest’uomo, arrivato a Rafah con la sua famiglia tre mesi fa, ha condiviso: “Durante le ore di luce solare, ricarico i telefoni miei e della mia famiglia. Poi, per chi è interessato, per uno shekel ricarico i loro cellulari e per cinque shekel ricarico le loro batterie. In questo modo, posso risparmiare un po’ di denaro per soddisfare i bisogni minimi dei miei figli tra le difficoltà dello sfollamento”.

Traduzione per InfoPal di F.L.