L’estremismo religioso al centro del sostegno statunitense a Israele

EI. Di Asa Winstanley e Loby Watch. Uno degli elementi più importanti della lobby israeliana negli Stati Uniti è il sostegno evangelico di destra – o il Sionismo cristiano.
Il gruppo fanaticamente anti palestinese, Cristiani uniti per Israele (Cufi), sostiene di avere più di 4 milioni di membri. È stato fondato nel 2006 dal pastore John Hagee, predicatore televisivo di una mega chiesa evangelista texana. Ora esso ha filiali nel Regno Unito e in Canada.
Hagee ha un’attività editoriale redditizia di libri ‘profetici’ che promuovono visioni estremiste e apocalittiche sulla ‘fine dei tempi’.
Con titoli che si fanno notare come “Four Blood Moons”, i libri contengono un lato fantascientifico o fantasy. Chiaramente si tratta per lo più di fiction, anche se i loro autori rivendicano pretese di autenticità.
Il prossimo libro in uscita si rivolge esplicitamente al grande pubblico del fantasy redditizio, e si intitola “Earth’s Last Empire: The Final Game of Thrones”.
Egli incassa inoltre dal moderno trend del ‘Vangelo della prosperità’ in voga tra gli evangelici che pretendono di dimostrare come le profezie e i principi biblici producano letterali ricchezze ai lettori e ai congregati, con titoli come “Decisions that Produce Wealth” e “The Power to Get Wealth”.
Hagee, pertanto, è un moderno ciarlatano, e come tale, il tipo giusto per lo Stato di Israele.
Il Cufi di Hagee ha un ruolo importante nel veicolare il sostegno a Israele negli Usa. Egli sostiene anche che uno dei suoi scopi è combattere l’antisemitismo nel mondo.
Fede antisemita.
Ma la dottrina di Hagee è oggi tra le fedi religiose antisemite più fanatiche al mondo.
Il massimo intellettuale palestinese, Joseph Massad, ha espresso una tesi convincente sulle origini del sionismo nel millenarismo protestante evangelico più che in qualsiasi tradizione ebraica. 
Al suo nucleo vi sarebbe una teologia antisemita il cui scopo è la liberazione dell’Europa dalle sue comunità ebraiche, per riunirle in Palestina prima della fine dei tempi. Lì – secondo questa escatologia – quando il messia Gesù farà ritorno la maggior parte di loro si convertirà al cristianesimo prima del giudizio finale di Dio. Gli altri sono destinati all’inferno.
Il sionismo cristiano ha visto il ‘ritorno’ alla ’Terra di Israele’ in termini estremamente pratici. In realtà, la maggior parte degli ebrei si oppone al Sionismo, considerandolo un movimento marginale, e non ha mai cercato di vivere in Palestina. Le comunità ebraiche europee sono proprio ciò: europei discendenti per lo più da convertiti al giudaismo.
Il mito razzista e pericoloso che spinge gruppi come il Cufi è quindi uno strumento utile della lobby israeliana, agli occhi dei cinici politici israeliani e dei loro sostenitori in Occidente.
Nonostante la vuota pretesa di combattere l’antisemitismo, la teologia del Cufi si basa molto su basi antisemite. Lo stesso Hagee predica scelleratamente che Hitler è stato ‘un cacciatore’ inviato da Dio per far tornare gli ebrei in Palestina, al fine di completare il progetto divino del ritorno alla Terra di Israele.
Tale demente ideologia è il massimo propulsore dell’odio antisemita contro gli ebrei.
Ma esso non è un grande problema per Israele e i suoi sostenitori. Dopo aver messo in imbarazzo John McCain con il sermone su Hitler durante le presidenziali del 2008, Hagee continua a essere corteggiato e accontentato sia da Israele che dai politici statunitensi.
Logica razzista.
All’apertura della nuova ambasciata Usa a Gerusalemme a maggio, Hagee ha dato la benedizione finale pregando davanti al gotha dei politici israeliani e statunitensi.
Tra la folla c’erano: il primo ministro Benjamin Netanyahu, il leader dell’opposizione israeliana Isaac Herzog (del così detto partito ‘laburista’), il genero di Trump, consigliere Jared Kushner, l’ex candidato presidenziale Ted Cruz e l’ex senatore Joe Lieberman.
Durante la sua preghiera Hagee ha sostenuto che Gerusalemme è “l’eterna capitale del popolo ebraico”. Questa descrizione – pretesa comune tra i fanatici sionisti – merita un approfondimento. Pur se superficialmente pro semita, essa è in realtà antisemita.
Come sostiene Omar Barghouhti, l’intellettuale palestinese cofondatore del movimento Bds, i neonazisti sostengono che gli ebrei sono sub umani, mentre i sionisti sostengono che gli ebrei sono super umani: entrambi concordano in qualche modo sul fatto che gli ebrei non sono umani.
Il filosemitismo del Sionismo cristiano è in realtà una forma sottile di antisemitismo.
L’ovvia conseguenza della pretesa senza fondamento di Netanyahu di essere non solo il primo ministro di Israele ma il “rappresentante dell’intero popolo ebraico”, e della pretesa di Hagee sull’essere Gerusalemme non solo l’’eterna’ capitale di Israele ma del popolo ebraico, è che ‘gli ebrei’ non appartengono davvero ai molti diversi paesi in cui sono effettivamente nati, ma che loro ‘davvero appartengono’ – a un qualche livello mistico e metafisico – a Israele soltanto.
Lo scopo a lungo termine è condurre gli ebrei fuori dalle loro patrie ancestrali, e in Palestina, dove sono costretti al ruolo di coloni nella colonia dell’apartheid che Israele è. È una logica razzista antisemita. 
Ciò è qualcosa che il sionismo è riuscito a raggiungere negli ultimi 70 anni. Ma il progetto è stato un fallimento in quanto la maggior parte degli ebrei non vive in Israele e dimostra scarso interesse a volerci vivere mai – soprattutto gli ebrei americani.
Ardente buca infernale.
Un altro pastore estremista americano presente alla cerimonia di apertura dell’ambasciata americana è stato Robert Jeffress. L’evangelico ha pregato davanti ai politici riuniti e allo staff dell’ambasciata, e ha definito Gerusalemme “la città che tu (Dio) hai nominato capitale d’Israele 3000 anni fa”.
Scatenato a livello politico e religioso, entusiasta di Trump e grato a Dio tutti i giorni per averci dato un presidente che coraggiosamente sta dalla parte giusta della storia, ma, più importante ancora, sta dalla tua parte, Dio, quando si tratta di Israele”.
Ma Jeffres è anche un estremista sionista cristiano antisemita.
Come segnalato dal New York Times egli ha detto una volta, durante un’intervista su un canale televisivo cristiano, che ebrei, musulmani e mormoni andranno tutti all’inferno.
“L’islam è sbagliato, è un’eresia infernale” egli disse. “I mormoni hanno torto. Seguono un’eresia infernale”. E ha continuato: “il giudaismo – non puoi essere salvato se sei ebreo. A proposito, sapete chi lo ha detto? I tre ebrei più grandi nel Nuovo Testamento: Pietro, Paolo e Gesù Cristo. Tutti e tre hanno detto che il giudaismo non ce la farà. È la fede in Gesù Cristo”.
In un sermone del 2008 egli è stato più diretto: “Non solo religioni quali mormonismo, islam, giudaismo, induismo allontanano le persone dal vero Dio. Esse conducono le persone a un eterna separazione da Dio all’inferno… L’inferno si riempirà di persone buone e religiose che hanno rifiutato la verità di Cristo”.
Politici israeliani come Netanyahu sono sicuramente consapevoli dell’ideologia dell’odio di simili alleati. Ma finché questi alleati si impegnano nel supporto allo stato di Israele e a difenderne i crimini, a loro non importa.
Superficialmente non dovrebbe essere molto importante. Dopotutto, nei sogni febbricitanti di Hagee e Jeffress non dovrebbe Netanyahu – un ebreo – finire nell’ardente buca infernale mancando di convertirsi alla fede di Gesù negli ultimi giorni del giudizio?
Un movimento colonialista.
Ha un senso maggiore se si considera un altro fatto storico: il sionismo non è un movimento per l’autodifesa degli ebrei, è un movimento colonialista.
Se il movimento globale sionista ritiene utile promuovere teorie cospirazioniste e d’odio antisemitiche (come ammettono aver fatto deliberatamente i servizi di intelligence israeliana) le teologie cristiane anti ebraiche trovano le loro conferme.
Del resto l’obiettivo di Israele è portare gli ebrei in terra di Palestina e farne dei coloni – materiale umano usato per sostituire gli abitanti indigeni. Il sionismo non ha mai avuto tra i suoi obiettivi reali la protezione delle comunità ebraiche fuori da Israele.
Ma è vero il contrario. I leader israeliani amplificano costantemente le minacce alla vita degli ebrei in Europa, per incoraggiare la migrazione in Israele. Molti ebrei iracheni sostengono che gli attacchi alle loro comunità sono stati dei complotti organizzati da agenti israeliani per farli uscire dal paese e dirigere in Israele. Prima dell’ascesa del sionismo e della fondazione dello stato di Israele nel 1948, i cittadini ebrei dell’Iraq vivevano in relativa prosperità e armonia con i cittadini di altre religioni.
Nonostante le cordiali parole dei sionisti cristiani sugli ebrei “popolo eletto da Dio”, non c’è modo di non sentire l’antisemitismo che si annida dietro questa patina di filosemitismo. 
In ultima analisi, l’effetto del sionismo cristiano è antisemita – è dannoso per le comunità ebraiche e lo è per il popolo indigeno palestinese.
Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice